Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator n.10, Novembre 20185 min read

Al centro della copertina é una grande foto di Thomas Rivers Brown, “top gun” della Napa Valley, come recita il titolo. Gli altri titoli sono per il Cabernet californiano, Grace e Ken Evenstad (Domaine Serene, Oregon) premiati con il Distiguished Service Award del 2018, la guida di Porto per   wine lovers, i vini da comprare della Loira.

Cominciamo da Rivers Brown, al quale é anche principalmente dedicato l’editoriale di Shanken e Matthews, che apre la rivista. Questo winemaker californiano é considerate uno dei maggiori artefici del successo del cabernet della Napa Valley, e il suo nome é ormai posto  accanto a quello di personaggi come André Tchelistcheff, Paul Draper ed Helen Turley.

In un ampio servizio, James Laube ne delinea il ritratto e ricostruisce la sua ascesa, che l’ha portato, dopo aver cominciato la sua attività di winemaker nella winery che porta il suo nome, a diventare il consulente di 45 altre cantine,ormai responsabile della trasformazione di 800 tonnellate di uva in 150 vini, 60 dei quali hanno conseguito classic scores di Wine Spectator. L’articolo si chiude con l’assaggio di una selezione dei vini curati da Rivers Brown.

Il punteggio più alto (96/100) va ad un Cabernet di Kalon Vineyards da 500 dollari la bottiglia di Schrader Cellars, cliente di Rivers Brown dal 2000.

Si prosegue comunque con il Cabernet californiano, in un altro articolo di Laube, che valuta l’annata 2015: una vendemmia meno abbondante, ma di qualità sorprendente, che ha dato vini ricchi, morbidi e intensamente colorati. 95/100 per Napa e 90 per Sonoma, sempre qualche punto  al di sotto.  I punteggi assegnati da Laube al millesimo sono  sugli stessi livelli di eccellenza degli ultimi dieci anni, con la sola eccezione  di un più sofferto 2011, e appena un soffio al di sotto del 2007.

Nella speciale lista dei preferiti, Laube  pone al top tre Cabernet del 2015  di Colgin (Tychson Hill Vineyard), Scarecrow (Rutherford) e Schrader (quello già citato), con 96/100. Nove vini raggiungono I 95/100 e altri 11 i 94/100, tra i quali anche un Cabernet di Bulgheroni, il miliardario argentino, a cui é dedicato l’ultimo servizio di questo numero, prima della Buying Guide.

Il tema é completato dalla Guida alfabetica al Cabernet californiano, con 700 vini assaggiati, che occupa una quindicina di pagine, proprio al centro del fascicolo. A seguire é un altro  servizio  (di Tim Fish) dedicato ad una storica winery della Williamette Valley (Oregon), il Domaine Serene di Ken e Grace Evenstad, 42 acri sulle Dundee Hills.Evenstad , con un passato nell’industria farmaceutica, aveva cominciato la sua avventura di produttore di vino alla fine degli anni ’60 in California, che l’aveva però lasciato insoddisfatto per la scarsa differenziazione dei vini, pur eccellenti, poi l’assaggio dei crus borgognoni  lo aveva spinto verso il Pinot noir.

I tre  articoli che seguono ci riportano in Europa . Dapprima in Portogallo,dove Robert Camuto parla della “nuova energia” di Porto e dei suoi (lussuosi) ristoranti,  e James Molesworth annuncia la rinascita di Quinta de Noval, azienda iconica dei vini di Porto, proprietaria della Quinta Nacional, sotto la guida di Christian Seely. La degustazione retrospettiva di 21 vendemmie di Quinta de Noval  vede al vertice, con 99/100, i Vintage  Nacional 1963 e 2016, seguiti (ad appena un punto di differenza) dal vintage del 1997.

Molesworth esamina le ultime annate dei vini della Loira  in un articolo dal titolo “Triple Play” , riferito  agli ultimi tre millesimi (2015,2016 e 2017), decisamente più brillanti (specie gli ultimi due) a quelli che li avevano preceduti, funestati dalle piogge e dalla grandine.  Anche se l’articolo si riferisce ai vini di tutte le tipologie, nella lista dei “raccomandati”, sono rappresentati soprattutto , se non quasi esclusivamente, i bianchi, e soprattutto quelli moelleux, che occupano le prime cinque posizioni (al vertice il Vouvray Cuvée Constance del Domaine Huet): Vouvray, Sancerre e Pouilly-Fumé  sono i vini maggiormente presenti nella lista dei preferiti, con solo qualche rosso inserito tra i vini “top value”.

L’ultimo, ampio servizio, dal titolo enigmatico “Accidental empire”, di Bruce Sanderson, é, come già anticipato, dedicato all’avventura vinicola in quattro diversi continenti, del miliardario (gas e petrolio) argentino Alejandro Bugheroni, proprietario, in Italia, di Dievole (Chianti classico), Poggio Landi e Podere Brizio (Montalcino) , Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia (Bolgheri). Nel carnet, però, ci sono anche tre wineries in Argentina, due negli Stati Uniti  e altrettante in Francia , una ciascuna in Uruguay e  Australia.

In chiusura, come sempre, é la Buying Guide. Due i vini italiani , entrambi dei Barolo (l’Undicicomuni 2013 di Terre del Barolo  e il Falletto 2014 di Bruno Giacosa) presenti nelle vetrine dei vini più prestigiosi, insieme ad una nutrita compagnia di vini francesi e californiani. Sono soprattutto i  Barolo e gli altri vini piemontesi al centro dell’interesse per i vini del nostro paese, in questo numero, più una ristretta lista di vini di alter regioni.

Giunti al termine di questo resoconto, solo qualche accenno al resto.Che altro c’é?  Innanzitutto il  feedback dei lettori e  le rubriche di GrapeVine: in questa sezione segnaliamo il duello tra gli esperti circa il rapporto tra vino a salute, la pagina dei formaggi (sui formaggi a crosta lavata),   quella del caffé  (il ruolo della fermentazione), il wine focus dedicato agli orange  friulani e sloveni   (top scores per la Ribolla di Gravner e lo Slatnick S di Radikon, secondo Alison Napjus).

Poi le pagine dei columnist:Laube (sui boutique wines di Stony Hill), Bruce Sanderson (sul ristorante Les Climats di Parigi). Si chiude  , come sempre, con il Perfect Match: Tajiné di cavolfiore , per il quale lo chef Perry Hendrix suggerisce un rosso siciliano, l’Hierà , Terre Siciliane Nero d’Avola  di Carlo Hauner.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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