Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, n.58, 20195 min read

Il titolo grande di copertina è per il concorso (svoltosi nel mese di marzo ad Anversa) per il miglior sommelier del mondo, accompagnato dalla foto di David Biraud, candidato dell’Esagono. Gli altri titoli più piccoli sono per “La vie en blanc”, banco d’assaggio dei migliori bianchi da 5 a 120 euro e per Saga, una famiglia, due terroirs (la famiglia Gonet, proprietaria nella Champagne e a Bordeaux). Seguono  Escapade: voglia di Anjou, e, infine “Le Tour des Cartes”, le migliori 100 carte dei vini di Francia.

Poco da dire sul concorso di Angers, che oggi sappiamo essere stato vinto a sorpresa dal tedesco Marc Almert, davanti a una sommelière danese, Nina Hilgard Jensen,  e al favorito candidato lituano (Raimonds Tomson), vincitore due anni fa del concorso   per il miglior sommelier d’Europa e Africa.

Nell’inserto monografico dedicato all’evento, un ricordo del compianto  Gerard Basset  ed altri articoli, tra i quali un articolo “storico” sulla prima edizione del concorso, nel 1968, vinta dal francese Armand Melkonian.

Alla degustazione di bianchi di tutte le regioni della Francia è dedicata la sezione centrale della rivista: suddivisa per territorio, ciascuno dei quali affidato a un coordinatore diverso.

E’ interessante notare che, anche se lo score più alto (18.5/20) è stato quello conquistato da un costoso Bordeaux blanc (55 euro), del Domaine Tronquoy-Lalande, posto nel territorio, insolito per i vini bianchi, di Saint-Estèphe,  diversi tra i  punteggi più alti sono stati attribuiti a vini al di sotto o appena al di sopra dei 20 euro.

Soltanto mezzo punto al di sotto (18/20), infatti, insieme con un Sauternes e un grand cru alsaziano, ci sono ben tre vini sudisti, un Bergerac, un Collioure e un IGP Côtes Catalanes.

Domaine de la Croix-Montjoie

Impossibile, però, non citare il brillante risultato di un Vézelay, fresco di riconoscimento dell’AOC, La Voluptueuse 2017 del Domaine dela Croix Montjoie (17.5/20 e soli 16 euro la bottiglia).

La Saga di questo numero, si è detto, è dedicata alla famiglia Gonet. Originaria del Beaujolais, dove i Gonet erano courtiers di vini, si trasferì nella Champagne nel XV secolo. Dopo diverse vicende, narrate da  Michel Gonet (ma quanto somiglia a Corrado Augias!), oggi essa possiede circa 40 ha. nella Champagne (nella Côte des Blancs e nell’Aube), mentre nel bordolese (poco meno di 100 ettari)  vanno ricordati lo Château Haut-Bacalan e lo Château Lesparre.

La saga è preceduta, nella rivista, dall’ampio servizio sul concorso per la scelta delle  100 migliori carte dei vini di Francia. Numerosi  i premi assegnati, distinti per locali  di varie categorie. Non sorprende certo quello assegnato al notissimo Restaurant Georges Blanc, a Vonnas, per i ristoranti gastronomici di prestigio. Tra gli altri premi: L’Étang du Moulin a Bonnétage, per i ristoranti tradizionali, Les Flots, a La Rochelle, per quelli gastronomici, la Brasserie Milord, ad Angers,  per la categoria brasseries e bistrots.

vigne in Anjou.

L’ultimo servizio annunciato in copertina è quello del viaggio nell’Anjou, terra a cui non difettano i vini bianchi, secchi e liquorosi,  rossi e anche bollicine, ma che è soprattutto grande produttore di rosé. I domaines toccati dall’itinerario sono diversi, da Savennières a Beaulieu-sur-Layon, dove si producono rinomati moelleux. Il servizio è concluso da un’ampia scheda di consigli sui luoghi da scoprire, gli indirizzi per mangiare e dormire e una mini-bibliografia di letture per entrare in atmosfera.

Naturalmente il numero non finisce qui, perché oltre alle numerose rubriche  di sempre ci sono altri  articoli interessanti non annunciati in copertina.  In aggiunta all’itinerario di viaggio “in casa”, nell’Anjou, c’é  quello, più esotico, nell’isola di Madera, alla scoperta del suo vigneto “verticale”. Per la gastronomia, ci sono i piatti e gli accordi de La Cave di Annecy. Poi ci sono le ricette per gli spinaci e i consigli per abbinarli al meglio, e l’incontro con il bleu d’Auvergne, il famoso formaggio persillé, e i vini più adatti per esaltarlo.

Due le interviste di questo numero. La prima è a Pierre Gattaz, titolare di un’impresa specializzata in componenti elettroniche, già presidente del MEDEF (Mouvement des Entreprises de France) e oggi proprietario dello Château de Sannes, 72 ettari ai piedi del Massiccio del Luberon. La seconda, per la serie “Sur le divin”, è  a Frédéric Drouhin, Presidente della nota Maison di rue d’Enfer, a Beaune. Succede al patriarca Robert, e dirige la storica azienda, nella quale sono coinvolti anche gli altri due fratelli, Philippe (responsabile delle vigne e artefice della conversione delle vigne alla  biodinamica) e  Laurent (responsabile del settore commerciale), e la sorella Véronique, enologa e “anima” del Domaine Drouhin nell’Oregon.

Temi dell’intervista sono le prospettive della Maison, superata la crisi degli anni ’90, i cambiamenti introdotti nella coltura della vite, la Cité du Vin di Beaune e naturalmente il Beaujolais, un terroir nel quale Drouhin crede fermamente, ma che stenta a decollare, nonostante i grandi progressi di questi ultimi anni, per la scarsa conoscenza dei consumatori delle differenze tra i nouveaux , villages e crus, e la debole notorietà internazionale del gamay. “La  conoscenza  della varietà- dice Drouhin- è indispensabile per la fascia di prezzo” a cui si collocano i Beaujolais, tra i 10 e i 15 euro.

Un accenno alle altre degustazioni minori di questo numero. La più intrigante è la verticale de La Tyre, la cuvée-icona dello  Château Montus di Alain Brumont nell’AOC Madiran, patria del tannat francese. Otto millesimi, dal 2005 al 2014 (col “salto” di  2012 e 2013) degustati e commentati da Laure Goy: 2008 e 2010 su tutti,  a precedere un 2009 molto brillante, in una sequenza di non comune regolarità.

Le altre due degustazioni,   firmate rispettivamente dalla stessa Goy, che cura anche  la rubrica “Duo de Bio”, dedicata ai vini bio, e da Joëlle Boisson, riguardano le migliori cuvée di vini  di Millésime Bio 2019, svoltasi a gennaio a Montpellier, e le “boules atypiques”, gli Champagnes biodinamici.

Una incursione  nel mondo degli “spiritueux” è il ritratto di Renaud Fillioux,  ottava generazione della nota famiglia del Cognac, talentuoso “naso” della Maison Hennessy, per la quale cura gli assemblages, e poi non restano che le notizie e le varie pagine dedicate ai locali da visitare, ai libri, agli accessori della cantina: tra queste l’interessante “finestra” di Cote d’Enfer di Angélique de Lencquesaing sui prezzi del Clos des Lambrays , la cui fama non smette di crescere dopo  il sensazionale acquisto del Domaine des Lambrays da parte del gruppo LVMH, nel 2014.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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