Stampa estera a portata di clic: Terre de Vins, n. 53 -20184 min read

La “semaine des primeurs” di Bordeaux  è alle spalle e il numero di giugno delle principali riviste non manca di  dedicare un ampio inserto sulla valutazione dei vini delle diverse regioni bordolesi. E di fatti  questo numero di TdV non si sottrae alle attese.

In copertina, con la foto di Olivier Bernard, proprietario del Domaine de Chevalier, icona di Pessac-Léognan e di Millésima, il colosso delle vendite di vino per Internet di Bordeaux, il titolo grande è quindi: “Primeurs 2017, 250 Châteaux degustati”. E, più giù, “Bordeaux maestro”, dedicato appunto a Bernard. Altri titoli: Chablis in cucina, Saga a Pic-Saint-Loup, e Camargue in primavera, senza dimenticare “Bordeaux festeggia il vino dopo 20 anni”, con le anticipazioni per la grande festa  di metà giugno.

Si comincia con un articolo della serie Tribu, dedicato ai giovani che si preparano a diventare sommeliers.  TdV  (Jean Bernard) ha incontrato alcuni giovani sommeliers e ne  ha raccolto testimonianze ed  aspirazioni.

Per la serie dedicata ai talenti della vigna, Rodolphe Wartel  intervista Jérémy Thien, consigliere regionale per la viticoltura dell’Auvergne-Rhône-Alpes, impegnato per la crescita del Beaujolais.  Segue l’incontro con Olivier Bernard ( anche quest’articolo è di Wartel). Si parla di molti temi: tra questi la proposta di inserire la parola Bordeaux come firma di tutti i vini della regione. “Perché Dior insiste nell’inserire Paris  sulle etichette dei suoi profumi?” si domanda Bernard , che sottolinea il richiamo  del nome e della storia di Bordeaux. Tra gli altri temi anche l’avventura di Bernard  al Clos des Lunes, nel quale produce ottimi vini secchi a Sauternes.

La saga di questo mese ci porta nell’Hérault, per incontrare la famiglia Orliac, che ha fatto del Domaine de l’Hortus un riferimento importante di Pic-Saint-Loup.

Ed eccoci finalmente alle oltre 60 pagine dedicate al millesimo 2017, “l’anno del coraggio”, come lo definisce TdV. Molte belle sorprese, nonostante l’annata difficilissima e le gelate. Partendo da nord, un grandissimo Cos d’Estournel (97/100), 93 punti su 100 per lo Château Lilian Ladouys, uno degli  “inclassables” (ossia un vino  non classé di grande livello) per TdV. A Pauillac spiccano Mouton-Rotschild e Pontet-Canet, a cui il cinquième rang sta sempre più stretto (98/100 per entrambi), ma sorprende la progressione di  Pédesclaux (96). A Saint-Julien torna in alto Beychevelle (98), ma  si conferma di grande valore e regolarità Saint-Pierre (96).

A Margaux, naturalmente, brilla ancora il sole di Palmer e Margaux (97/100), ma volano alto anche Durfort-Vivens, Rauzan-Ségla  e Giscours (95). Moulis:  naturalmente Poujeaux e Chasse- Spleen. A Listrac: molto interessanti Lestage, Fonréaud , Lalande e Liouner. Haut-Médoc: benissimo, come sempre,la Lagune, La Tour Carnet e Sociando-Mallet ,altro grande inclassable di TdV. Qualche buona riuscita anche nel Médoc (Fleur La Mothe).Nelle Graves, a Pessac,  a parte i fuori quota Haut-Brion e La Mission-Haut Brion, sia in bianco che in rosso, spiccano Haut-Bally , Les Carmes-Haut Brion e Smith-Haut Lafitte tra i rossi, ancora Smith-Haut Lafitte e il Domaine de Chevalier tra i bianchi. Tra i Graves  “regionali”, si conferma un ottimo Floridène.

A Sauternes le difficoltà sono state moltissime. Climens ha deciso di non uscire con il suo vino, ma riuscite molto lusinghiere sono state quelle di Doisy-Daëne (L’Extravagant) e Rabaud-Promis . Nella Rive Droite: a Pomerol , dopo il solito Pétrus (98), grandi  Lafleur e Vieux-Château Certan (97/100), a Saint-Émilion , Canon e  ovviamente Ausone (entrambi 98/100), poi Cheval Blanc, Figeac , Angélus e Pavie-Macquin (97). Belle riuscite a La Gaffelière, La Mondotte , Rochebelle. Nelle altre appellations   minori della Rive Droite, molto bene Dalem e La Dauphine a Fronsac e un ottimo Malromé nel Blayais.

Al termine, Joëlle Boisson presenta i suoi Champagnes di primavera, a prezzi “dolci” (tra i 16 e i 31.50 euro) e adatti ai picnic , Che cosa è più adatto per una tartare di salmone o un formaggio di capra)? Joelle suggerisce l’Exclusif  2015 di Météyer  (24 euro). Per un wok di verdure, invece, il Brut Nature di Roger Manceaux (20 euro).

La  verticale di questo numero, presentata da Yohan Castaing,  si occupa del Bandol di La Bastide Blanche:  2000, 2004 e 2010 le migliori annate per la cuvée  l’Estagnol.

Per la sezione gastronomica: il Rocamadour, uno chèvre proveniente dall’omonimo paese , centro religioso importante sulla strada per Santiago. Jean Bernard propone i suoi abbinamenti per il granchio (tourteau), poi  si prova la cucina franco-giapponese di Ryo Nagahama al ristorante Au fil du Zinc, di Fabien Espana, a Chablis .Qualche piatto? Zuppa di piselli  e Truite beignet (naturalmente con i vini di Chablis). Per la serie “duo de Bios”, Laure Goy  confronta due spumanti atipici provenienti da Fronton, nel Sud-Ovest. Siamo all’itinerario di viaggio, dedicato alla Camargue. Chantal Sarrazin  presenta sei Domaines interessanti da scoprire, e naturalmente tutte le informazioni pratiche per il cibo, i vini, gli alberghi e le cose da fare sul luogo. Che altro c’è?

Naturalmente l’editoriale di Wartel (“Lettre à Elise”: Elise è Elise Lucet, l’equivalente della nostra Gabanelli  a Report,  con la sua inchiesta  “Cash impact”, che ha molto irritato i produttori bordolesi ),  le vignette di Master Chat, le consuete rubriche e le notizie dalle regioni del vino, , le quotazioni dei grands crus (l’ascesa di Figeac), la scuola del vino, i luoghi del vino (ristoranti, enoteche , bistrot), i libri, la pagina di Arditi  e  quelle degli altri  columnist. Infine  l’inserto sui 20 anni di “Bordeaux fête les vins”, in programma dal 14 al 18 giugno, naturalmente a Bordeaux.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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