Stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, n.632-20195 min read

Una giovane donna con gli occhi bendati accosta al naso un bicchiere di vino bianco. E’ l’immagine scelta dalla RVF per un numero quasi interamente dedicato (140 pagine su 230 circa) ad una maxi-degustazione “alla cieca” di oltre 1.800 vini dell’annata 2018 selezionati da tutte le regioni della Francia.  Tra gli altri titoli di copertina, un dossier sulla formazione alle professionalità commerciali nel mondo del vino, l’intervista a Thierry Germain, bordolese trapiantato a Saumur, e i vini dell’Alto Piemonte, “l’altra culla del nebbiolo”.

Cominciamo naturalmente dalle degustazioni dell’annata 2018: il numero precedente si era concentrato, come da tradizione, sulle primeurs di Bordeaux, in questo, invece si prendono in esame i vini di tutte le altre regioni vinicole dell’Esagono. Si ritorna anche sui Bordeaux, ma questa volta si tratta dei  crus classés, ma di tutti gli altri vini e delle appellations minori.

L’esame procede regione per regione, in ordine alfabetico, partendo dall’Alsazia, per chiudere con il Sud-Ouest, come tutti gli altri anni nel numero di giugno. Questa volta però è radicalmente modificata l’impostazione metodologica adottata dai degustatori. Negli anni scorsi i vini venivano assaggiati “in grande maggioranza” alla cieca nel corso di degustazioni organizzate dalle associazioni di categoria, ma una parte, più o meno rilevante di produttori, soprattutto in Borgogna,  preferiva non inviare i propri vini ma farli degustare nelle loro cantine (tutto il mondo è paese).

Da quest’anno, invece, la RVF ha deciso di valutare solo i vini inviati per le degustazioni cieche. Certo diversi Domaines non vi sono rappresentati (e di fatti non vi troverete il Domaine de la Romanée-Conti né gli altri più importanti o famosi della Borgogna e di altre regioni), ma tutti i produttori sono messi allo stesso livello, e vi sono anche più opportunità di scoprire giovani talenti ancora poco conosciuti.

Non diremo nulla delle valutazioni e delle scoperte di questa degustazione, anche perché richiederebbe troppo spazio, lasciando al lettore il compito di scoprirle direttamente. Preferiamo invece soffermarci maggiormente sugli altri servizi di questo fascicolo di giugno.  Fondamentalmente sono due, il dossier sulla formazione al commerciale nel mondo del vino e l’intervista a Germain. Poi ci sono due altri articoli più brevi : quello sui vini dell’Alto Piemonte e  i migliori indirizzi di Saint-Malo e dintorni, in Bretagna.

La RVF non ha mai mancato di informare i lettori sulle diverse opportunità di formazione , universitaria ed extra-universitaria, alle professioni del vino (enologi,  agronomi enotecnici, sommeliers ), tema a cui ha dedicato diversi dossier. Questa volta l’attenzione è invece indirizzata verso i diplomi nel  campo commerciale. Un’ampia tabella  a due pagine comprende una lista di scuole e di diplomi a diversi livelli, volti al settore commerciale o misti (ossia commerciale ed altro), anche specializzati (per esempio nel campo dei liquori) o rivolti ad un ambito internazionale.

Di ciascun corso è riportata una descrizione sintetica dei livelli di provenienza richiesti, durata, costi, attività, periodicità, ecc., con il giudizio della RVF. Nell’articolo, molto comprensivo e dettagliato, di Fabien Humbert, il tema è esaminato ad ampio raggio, valutando sbocchi e opportunità.

Molto interessante è l’intervista che apre il numero a Thierry Germain, titolare dell’iconico Domaine des Roches Neuves  nel Saumurois. Era approdato nella Val di Loire da Bordeaux, in circostanze anche un po’ casuali (era infatti diretto in Ungheria) nel 1991, a soli 23 anni, quando accettò di gestire il Domaine allora di proprietà dell’UFG, una filiale del Crédit Mutuel , a condizione di poterlo acquistare  dopo venti anni  al prezzo fissato in partenza. Guardato all’inizio come un figlio di papà con molti soldi, Germain fece presto ricredere tutti trasformando la  tenuta in  un faro dell’intera regione, al pari del  Clos Rougeard dei fratelli Foucault. Nel 2012 ebbe l’opportunità di acquistare il Clos de l’Echelier e poco dopo una parcella de Les Mémoires, una vigna centenaria di cabernet franc, nella quale produce oggi uno dei suoi vini più ricercati.

L’intervista è molto interessante  per comprendere meglio la realtà di una regione a grandissima vocazione vitivinicola, ma ancora relativamente poco conosciuta come la Loira , dove il costo delle vigne è ben lontano dagli eccessi di Bordeaux e della Borgogna, e anche per i suoi risvolti umani : nel 2013, quando da poco più di un anno aveva potuto finalmente potuto riscattare il Domaine des Roches Neuves e aveva finalmente raggiunto la notorietà, anche internazionale, una epilessia parziale temporale gli ha fatto perdere la memoria e l’orientamento. Germain è oggi un punto di riferimento per i giovani vignerons della zona, ai quali non fa mancare il suo supporto nel periodo del loro insediamento e nell’insegnamento della viticultura biodinamica.

Eccoci giunti all’Alto Piemonte. Si tratta di un articolo abbastanza breve  di Pierre Citerne, ma importante perché è la prima volta che nella RVF, che pure in passato si è occupata dei grandi vini langhigiani, si parla del nebbiolo dell’Alto Piemonte: con interesse e con rispetto per la rinascita di un grande territorio, e questo è significativo, al di là della decina di vini “schedati” da Citerne (accanto ai Lessona delle Tenute Sella, vi sono assaggi di antiche annate del Castello di Castellengo e Villa Era). Colpisce un po’ però che l’articolo  sia stato pubblicato quasi tre anni dopo la degustazione fatta da Citerne, risalente al mese di novembre del 2016.

Nell’altro articolo breve, Éric Beaumard, direttore del prestigioso Cinq, ristorante del Four Seasons Hotel George V , innamorato della Bretagna, propone i suoi consigli per i visitatori di Saint-Malo e dintorni: come prepararsi al viaggio, dove mangiare dove dormire, i suoi coup de coeur. C’ poco altro:  la bottiglia “mitica” di questo numero è il Grange di Penfold’s 1971, quella sulla quale si dibatte (tra Caroline Furstoss e Alexis Goujard), l’Alsace grand cru Riesling Schlossberg 2017 di Albert Mann, poi ci sono le scoperte degli assaggiatori della RVF e le altre rubriche. Segnalo la pagina di Pascaline Lepeltier, sommelière al ristorante Racines di New York, sul servizio dei “vins nature” e, tra le notizie, la riscoperta dei gamay della Loira vulcanica.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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