Stampa estera a portata di clic: i formaggi americani di Wine Spectator, no.7, 20194 min read

Non conoscete i formaggi americani? Allora questo numero speciale di WS (al centro della copertina una selezione di formaggi californiani, del Vermont e del Wisconsin) fa per voi. Il fascicolo è infatti dedicato per la maggior parte alla Guida del Viaggiatore ai formaggi d’America. Altri titoli minori: grandi bianchi della Borgogna del 2017; l’ascesa del Pinot Noir neo-zelandese; Sauvignon blanc californiano.

Annunciato dall’editoriale di Shanken e Matthews (“Exploring Cheese Country”), il reportage dedicato ai formaggi americani occupa una buona metà di questo numero. Dopo una breve introduzione, è Harvey Steiman a cominciare, con i formaggi della Sonoma Valley: dalla Toma di Point Reyes Farmstead, che ricorda un po’ il nostro Asiago, al  Golden Bear, che  ha il nostro parmigiano come riferimento più vicino (entrambi da latte vaccino).

Aziende da visitare, dove comperare e assaggiare, ristoranti e alberghi sono debitamente annotati. David Gibbons conduce poi i lettori nel Wisconsin, maggior produttore di formaggi in America. I primi casari di questo stato venivano dal nordest ed erano di discendenza britannica, perciò cominciarono a produrre cheddar. Poi furono seguiti dagli irlandesi, dagli italiani, dai tedeschi, polacchi, svizzeri e scandinavi, e ne è nato una specie di melting pot caseario. Qui si producono formaggi di tutti i tipi: ci sono naturalmente molti formaggi di latte vaccino, ma anche di pecora, come il Pipit, di capra, come l’Evalon, e di latte misto, come il blue Ewe Calf.  

Come nell’articolo precedente, la Guida per il viaggiatore non trascura di indicare i migliori indirizzi. Tocca infine al dolce Vermont. Robert Taylor (no, non l’attore) illustra le tre zone principali dei formaggi del Vermont: la Windham County e Brattleboro a sud, la Mad River Valley con le Green Mountains, infine la zona di Lake Champlain, con la più popolosa Burlington. Qui, in agosto, si svolge un Festival dei formaggi, con seminari, workshops, dimostrazioni, pranzi a base di formaggi.  Per ciascuna regione sono descritti i formaggi più apprezzati, come la Coupole di latte di capra o il Barden Blue, di latte vaccino, e gli indirizzi più interessanti.

A seguire sono i bianchi borgognoni dell’annata 2017, a cura di Bruce Sanderson: un’annata, come spesso negli ultimi anni, difficile, col rischio gelate e i contrasti climatici, soprattutto per lo chardonnay, che ha però dato buoni risultati. I vini sono freschi e vibranti, da apprezzare già adesso, anche se i migliori sono capaci di evolvere nel tempo: 90-93/100 è la forbice di WS, più o meno come per la 2016, che ha però dato vini di grande finezza ed eleganza e più longevi,  e leggermente al di sotto dell’annata  2015 (vini più maturi e generosi).  Al vertice della graduatoria dei preferiti di Sanderson (che comprende anche vini dell’annata precedente), sono naturalmente i grands crus di Puligny e Chassagne-Montrachet (sopra tutti, con 98/100 il Montrachet 2016 di Ramonet). Tra i Top Values , Chablis, diversi bianchi del Mâconnais e persino un aligoté (quello di Dureuil-Janthial).

Chablis

Il Pinot nero della Nuova Zelanda è al centro dell’articolo di MaryAnn Worobiec. Quella del 2017 è stata un’annata fresca e umida, con rese inferiori a quelle degli anni precedenti, ma di buon livello (89-92/100 la forbice del millesimo per WS, leggermente al di sotto di 2016 e 2015, sui livelli di 2012 e 2014. A guidare la classifica dei vini top, è un Pinot noir di Martinborough, da single vineyard, il Kiwa di Escarpment, del 2017, seguito da diversi vini di Central Otago. Nella graduatoria della Worobiec sono però compresi anche i vini bianchi, fra i quali è il sauvignon blanc (al vertice il Section 94 di Dog Point) a farla da padrone.

landa

Il sauvignon californiano è poi protagonista in un ultimo servizio breve di Wine Focus, nella sezione GrapeVine: secondo la Worobiec ha stile e qualità per emergere. Il suo preferito è il Coombsville Linea 2017 di Favia (94/100).  La Buying Guide  chiude come sempre il fascicolo con i consueti assaggi seriali distribuiti per ciascuno stato. Nelle vetrine dei vini più prestigiosi anche numerosi italiani: tra gli Highly Recommended il Messorio 2015 di Le Macchiole e il Percarlo di San Giusto a Rentennano della stessa annata; tra i Collectibles, altri due grandi maremmani, il Masseto e l’Ornellaia 2016, e il Vigna Le Rocche di Falletto Bruno Giacosa 2015.

Che resta ancora? Naturalmente  il Perfect Watch (Gnudi e Petit Manseng) e le numerose rubriche di GrapeVine.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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