Una magnum di champagne rosé (L’Amour de Deutz) al centro della grande copertina accompagna i titoli principali di questo numero. Altri articoli: I grandi vini, ovvero i tesori segreti di Michel Bettane, e poi la leggenda di Chëteau Rayas, una donna dietro il successo di Krug, gli aristocratici della Borgogna, Talbot, un secolo a Saint-Julien, e, naturalmente, champagnes rosés.
Dopo l’editoriale di Thierry Desseauve, dal titolo significativo di Viti-bashing, sul clima di ostilità creato intorno al vino, dopo le pagine delle notizie, si comincia con il servizio fotografico di “Grand écran”, dedicato alle viticulture di Albania, Montenegro e Macedonia. Seguono un ritratto di Yves Gangloff, talentuoso vigneron di Condrieu e abile chitarrista, un articolo sul risveglio del Domaine Rebourseau con l’arrivo a Gevrey-Chambertin della famiglia Bouygues, già proprietaria di Montrose e, da qualche anno, del Clos Rougeard, l’ascesa di Villemaurine a Saint Émilion. Per “Soirée diapo”, un bel servizio fotografico di Pascale Cassagnes conduce i lettori in alcune delle proprietà mito che tutti vorrebbero vedere: Châteaux bordolesi di alto lignaggio, Domaines borgognoni, vertiginose cantine della Champagne.
Il primo grande servizio di questo numero è quello dedicato, per la serie “Icone” , allo Château Rayas, perla del Rodano del sud. A firmarlo è Thierry Desseauve, che intervista anche Emmanuel Reynaud , proprietario di questo mito di Châteauneuf-du-Pape. Di seguito Antoine Pétrus, fine degustatore e grande esperto di Rayas, parla delle sue più grandi emozioni provate con i vini della proprietà (per i rossi 1929,1967 e 1978). La grande intervista di questo numero è rivolta a Maggie Henriquez, “la Dame de Krug”, presidente dello Champagne Krug e di Estate & Wines: le origini della Maison, l’eredità del visionario Joseph Krug, la ricerca di champagnes che rispecchino grandi territori, come il Clos du Mesnil e il Clos d’Ambonnay, i progetti di investimento in Cina.
Véronique Raisin presenta gli champagnes rosé , per i quali tutto è permesso, anche mescolare un vino bianco con uno rosso, e i migliori rosé scelti da En Magnum, per concludere con una grande verticale dei rosé millesimati di Veuve Clicquot: sopra tutti il Cave Privée vintage 1978 (20/20) e 1979 (19.5/20). Tocca a Gilles Durand-Daguin presentare , in un ampio reportage, l’aristocrazia della Borgogna , ossia le grandi famiglie che producono alcuni dei vini più famosi e costosi di questa regione, raccogliendo le testimonianze dei loro eredi: Jean-Nicolas Méo (Domaine Méo-Camuzet), Guillaume D’Angerville (Domaine Marquis d’Angerville), non poteva mancare Aubert de Villaine (Domaine de la Romanée-Conti), Etienne de Montille (Domaine de Montille), Olivier Armand (Domaine Comte Armand).
Siamo ormai ai grandi vini “segreti” di Michel Bettane e alle “sue” 20 bottiglie: non si tratta di un elenco di premiers crus, ma di vini scelti sulla base di un criterio soggettivo tra quelli assaggiati a casa propria negli ultimi due anni e “più frequentemente acquistati”, ossia alla portata di un acquirente normale. Sono quattro i rossi di Bordeaux: Ch. Haut-Bailly 1964 (Pessac-Léognan), Ch. Bel Air-Marquis d’Aligre 1970 (Margaux), Ch. L’Eglise 2011 (Pomerol) e Ch. Valandraud 2010 (Saint-Émilion), accompagnati da due vini di Sauternes (Gilette 1990 e Rieussec, ma, di quest’ultimo, L’R, Bordeaux sec 1981). Nutrito il gruppo di vini borgognoni : tre bianchi (Chablis Les Preuses 1997 di Billaud-Simon , Meursault Les Narvaux -un village- 2017 di Vincent Girardin , Corton Charlemagne 2012 di Pavelot e altrettanti rossi (Corton-Bressandes 2014 del Domaine Chandon de Brialles, Pommard Grand Clos des Epenots 1999 di De Courcel e Nuits-Saint-Georges La Richemone 2017 di Perrot-Minot.
I rimanenti sette vini vengono dal Rodano settentrionale (due), e uno ciascuno da Alsazia, Champagne, Jura, Loira (Sancerre),Languedoc (Maury ) e anche un Beaujolais (Morgon). L’articolo di “Orizzonti lontani” (mica tanto) di Mathilde Hulot porta i lettori di En Magnum nel Valais svizzero per incontrare le giovani vigneronnes che stanno portando in alto i vini di quella regione, a partire da Madeleine Mercier (7 ha. es esperienze negli Stati Uniti).
L’articolo tecnico di questo numero, firmato come sempre da Véronique Raisin, riguarda i sugheri e le nuove tecnologie al servizio dei vitivinicultori. Del problema dei sugheri parla anche Bettane nella sua pagina personale: troppi “incidenti” rovinano l’assaggio di vini splendidi e costosi. Che fare? Tëte de cuvée # 18, la consueta galleria fotografica dei protagonisti del mondo del vino, precede la sezione dedicata agli assaggi e alle verticali. Queste ultime sono due, in questo numero: la prima è una verticale di Ch. Talbot, che comincia addirittura dal 1919, per arrivare al 2010; la seconda gli Chinon parcellari del Domaine Charles Joguet.

Ci sono poi la grande selezione dei vini delle feste, dei magnum tanto amati dalla rivista, e quelle dei “carton de six”. Un cenno allo spazio della gastronomia: i ristoranti stellati di Parigi, i vini per il foie gras e i tartufi, l’incontro tra cognac e selvaggina, i nuovi premiati della Guida Lebey intervistati da Margot Ducancel. Poi non restano che le sulfuree Bandes Déssinés sul”popolo delle vigne” e le consuete rubriche.