Stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 45, 20205 min read

Un solo titolo in copertina: I vini più eccitanti del 2019. E’ il tema del primo servizio, firmato da Tina Gellie, con  la passerella dei 59 assaggi (su 117 candidati) che più hanno colpito la redazione di Decanter nel corso dello scorso anno.

In cima alla classifica, con 97/100, è uno champagne, il Blanc des Millenaires brut di Charles Hedsieck 2004. Nel gruppo dei primi dieci non c’è nessun vino italiano: altri tre vengono dalla Francia e altrettanti dalla Spagna , due sono australiani, uno portoghese. Il primo vino italiano nella graduatoria è solo al 36° posto, la Ribolla 2011 di Gravner. Alla fine gli faranno  compagnia  solo il  Barolo Bussia 2015 dei Poderi Einaudi (39°) e  il Brunello di Montalcino Helichrysum 2014 di San Polino, classificatosi 54°. Largheggiano i vini francesi, con 19 vini in graduatoria, e si comportano ottimamente anche quelli spagnoli, con otto vini, tra i quali uno Jerez secondo.  Prima dei nostri c’è anche uno sparkling inglese di Winston Estate (23°).

A seguire è un report della visita di Jane Anson allo Château Smith Haut Lafitte, cru classé di Pessac Léognan  : le sue origini risalgono al 1365 , comprende 85 ettari di vigna, di cui 74 di uve a bacca rossa, dal 2019 è certificato organic. 98  sono  i punti assegnati al grand vin rosso del 2010 e 96 al bianco del 2015.

Scelti da Tina Gellie, ecco i 20 migliori vini di Washington (varietà bordolesi e del Rodano): top score per un cabernet di Quilceda Creek 2015 (97/100) , mentre tra i bianchi fa da apristrada un grenache blanc di Walla Walla 2017 di Reyvaan. Ancora Jane Anson, specialista di Bordeaux di Decanter, illustra nel servizio seguente l’avventura cinese di Château Lafite nel Domaine Long Dai, nella zona di Penglai. Grande partenza per il rosso del 2017 (50% cabernet sauvignon e il resto metà ciascuno merlot e cabernet franc), valutato 93/100.

L’intervista del mese, di Matt Walls,  è a Louis Barruol, dello Château di Saint Cosme nella Valle del Rodano, paladino del Gigondas. Di seguito Joanna Simon sceglie 10 vini dolci del Nuovo Mondo: non solo Sud Africa, nel quale, a Klein Constantia si affiancano altri Mullineux e Paul Cluver, e Canada (Peller Estates nella Niagara Peninsula e  Rebel Pi, sul versante occidentale, nella Okanagan Valley). A far loro compagnia sono cinque vini provenienti dall’Australia (de Bortoli e Campbells) e dalla sorprendente Nuova Zelanda (Framingham e Greywake, a Marlsborough, e Seifried a Nelson).

Prima della Buying Guide con le degustazioni dei Panel Tasting, Fiona Beckett parla dei vini da servire nelle feste di Natale, mentre Anthony Rose scrive un nuovo capitolo della saga dei consigli sugli acquisti per gli anniversari (compleanni, nascite, matrimoni) da celebrare con bottiglie vetuste : si comincia con “soli” dieci anni , poi si passa a i diciotto,   venti  e così via  fino a 60 anni e più (auguri).  Siete nella fortunata condizione di poter accedere a questo importante appuntamento ? Vi occorre un grande Porto vintage, come il Nacional 1960 di Quinta do Noval, ma se siete centenari puntate su un Vieux  Château Certan del 1950 , noto cru  di Pomerol, senza dimenticare  il vecchissimo tawny Port di Symington, un blend di vini del 1912, 1924 e 1935 (con una media di 90) creato  nel 2016 per festeggiare i 90 anni della Regina. My God!

Nella Buying Guide  si comincia con il Fine Wine World di Steven Spurrier  e i Festive wines scelti dall’équipe di Decanter: tra questi c’è anche un po’ d’Italia (un Prosecco organic, un Gavi , un Traminer aromatico dell’Alto Adige, un Brunello).

Siamo ai due Panel tasting, dedicati rispettivamente agli sparklings britannnici  e ai rossi di Bordeaux “di marca”. Gli sparklings: 2018 eccezionale, dopo due buone annate nel 2015 e 2016 (2017 più complesso, con freddi primaverili che hanno limitato i volumi). 2014 al meglio ora, 2013 con acidità alte (meglio gli chardonnay), inizi di decennio (2011 e 2012) decisamente sofferti. I risultati: un solo  sparkling è stato ritenuto outsanding (95/100) di Fairmile Vineyard  non millesimato, ma c’è un folto gruppo di ottime cuvée (26)  da 90/100 e più. Nessuna bottiglia è risultata difettosa o poor.

Ora i Branded Bordeaux. Sono prodotti da négociants a partire da vini di Bordeaux di varie provenienze. I migliori sono risultati un vino del Blayais , il Quartet 2016 dello Château Ricaud  e un Haut-Médoc della stessa annata della Collection Arnauld. Entrambi  valutati 90/100.Una sola cuvée è risultata “fair” (il Nature di Michel Lynch 2017,82/100).

Stephen Brook è l’esperto che ha il compito di presentare le “Expert’s choices” di Sauternes dell’annata 2015. I vini di quest’annata sono freschi e maturi, simili per diversi aspetti a quelli del 2005. La selezione non presenta particolari  sorprese. Chi è al vertice? Ma naturalmente Yquem, Climens e Barsac. Poi tutti (o quasi) i premiers crus, con l’intrusione dei due Doisy (Védrines e Daëne) e Myrat. La vetrina dei  migliori vini presenti nei mercati asiatici precede gli itinerari di viaggio.

Il primo dei due Travel del mese riguarda i migliori resorts di alta quota: Grindewald e Zermatt in Svizzera, St. Nicolas de Véroce in Francia, Alta Badia  nelle Dolomiti italiane, Lech in Austria. Poi David Sly conduce i lettori di Decanter in Australia a conoscere la “sua” Adelaide. Si conclude con  le Notes & Queries, il Marketwatch e la Wine Legend (Clos des Goisses di Philipponnat 1964).

Che altro c’è? Le notizie,  le lettere dei lettori, le pagine dei columnists: Jefford su vini e sostenibilità, Mc Coy sulle vendite delle aziende vinicole di famiglia, Caroline Henry  sul bando degli erbicidi nella Champagne. Molto bella la foto a due pagine di un gregge tra le vigne di Nyetimber, produttore iconico di sparklings inglesi  che apre il fascicolo.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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