Stampa estera a portata di clic: Bourgogne Aujourd’hui, n. 1554 min read

Al centro della copertina, l’immagine delle vigne, sulle quali incombe l’imponente Roche de Solutré, annuncia il tema-clou di questo numero: la definitiva approvazione dei Premiers Crus dell’AOC Pouilly-Fuissé, la prima del Mâconnais a potersene fregiare.  Ma non mancano altri temi di impatto: l’incontro con tre generazioni della famiglia Trapet, la guida all’acquisto dei vini di Gevrey-Chambertin delle annate 2017-2018, e di quelli delle appellations régionales del 2018. A completare il menu, il supplemento dedicato al Beaujolais, per la prima volta integrato nella rivista, anch’esso ricco di contenuti: la degustazione dei Beaujolais e dei Beaujolais-Villages 2019, le ambizioni del Domaine Desvignes, e il passaggio di mano dello Château de Poncié.

Partiamo da quello che è indubbiamente il tema principale di questo numero, i Premiers Crus di Pouilly-Fuissé. Saranno 22, distribuiti in quattro comuni diversi (Vergisson, Solutré-Pouilly, Fuissé e Chaintré, partendo da nord), in parte derivanti dall’accorpamento, intero o parziale, di 37 climats. Si tratta di un avvenimento importante, non solo per la Borgogna meridionale,  che questa appellation meritava.

Gli ettari “promossi” dall’INAO sono poco meno di 200 (194) su 754,8 attualmente impiantati, distribuiti in terroirs molto differenziati dal punto di vista geologico  e per la  natura dei suoli. Rinviando ogni dettaglio ulteriore al servizio che Winesurf dedicherà prossimamente ai bianchi di Pouilly-Fuissé, il dossier di Bourgogne Aujourd’hui si articola in una interessante introduzione storica, nella quale è ricostruito anche il complesso percorso che ha portato al riconoscimento, in una dettagliata descrizione dei diversi comuni interessati e dei loro climats e nella presentazione del nuovo “cahier de charges” della denominazione. Una bella carta a colori su due pagine rappresenta i diversi climats del Pouilly-Fuissé, con la specificazione delle differenze pedologiche dei suoli. La festa del Pouilly-Fuissé è completata da un servizio nel quale è presentata l’Association des Artisans Vignerons de Bourgogne du Sud, che raggruppa attualmente 28 dei Domaines più rappresentativi del Mâconnais , accompagnato da una degustazione di una selezione delle loro cuvées.

Piacerà ai  lettori che amano la Borgogna   l’incontro di Christophe Tupinier, redattore capo di Bourgogne Aujourd’hui,  con la famiglia Trapet. Tre diverse generazioni, con nonno Jean (ancora attivo e pimpante), il figlio Jean-Louis, attualmente al posto di comando del Domaine, e i due nipoti, Pierre e Louis, già pienamente coinvolti nella conduzione dei due Domaines di proprietà della famiglia: quello borgognone, a Gevrey-Chambertin, e quello alsaziano, a Riquewihr, della  moglie di Jean-Louis, Andrée, alsaziana di origine. Ovviamente il tema della trasmissione intergenerazionale è al centro  dell’incontro-intervista, con gli sviluppi della proprietà alsaziana, nella quale Pierre ha affiancato la madre tre anni fa, e le strategie impiegate contro il riscaldamento globale.

Jean-Louis Trapet

Eccoci alle degustazioni sistematiche: i Bourgognes delle appellations régionales, non più “parenti poveri”  delle denominazioni maggiori, con un 2018 in grande spolvero, e i vini di Gevrey-Chambertin, cru tra i più prestigiosi della Côte-d’Or. Bourgognes “regionali”: grande riuscita di quelli della Côte Chalonnaise, con oltre il 30% dei campioni esaminati oltre i 17/20.Bene anche le altre appellations, soprattutto in rosso, mentre sono risultate meno omogenee quelle in bianco. Gli assaggi che hanno ottenuto la valutazione più alta:  due rossi della Côte Chalonnaise, il B. Côte Chalonnaise rouge édition limitée del Domaine de l’Evèché Quentin et Vincent Joussier (19/20) e il Fordeveau rouge del Domaine Gouffier, con lo stesso punteggio.

Ad alti livelli, con una grande coerenza per tutte le cuvée, il gioellino dei De Villaine a Bouzeron, con La Digoine (18.5/20) e La Fortune (18/20). A Gevrey i vini del 2017 non sfigurano affatto con quelli della grande annata 2018. Anzi: la loro maggiore prontezza, e lo stile decisamente flatteur di diversi Domaines li ha fatti apprezzare anche di più. Tra i grands crus spicca il Mazis-Chambertin 2017 del Domaine  Harmand-Geoffroy  (18.5/20), affiancato dal  super-premier Clos Saint-Jacques  2017 di Bruno Clair (stesso punteggio) e incalzato dal Racines du Temps premier Cru del Domaine Bouvier 2018 (18/20).

Il supplemento Beaujolais. Si comincia con il passaggio di mano dello Château de Poncié, recentemente acquistato da un imprenditore lionese, Jean-Loup Rogé, dalla famiglia  Henriot, e  i suoi nuovi partners locali . Poi le ambizioni del Domaine Desvignes, primo, nel Beaujolais, a ottenere le tre stelle della Guide Verte della Revue du Vin de France , e una verticale della sua cuvée culto, Les Impénitents, un Morgon Côte-de-Py Javernière. 20/20 al vino dell’annata 2018, 19.5/20  a 2009 (primo anno di produzione ), 19/20 a 2010 e 2011!  Poi la degustazione dell’annata 2019 di Beaujolais e Beaujolais-Villages (cru esclusi): un’ottima annata con diverse cuvées eccellenti. Tra i bianchi impressiona con i suoi 19/20 il Beaujolais blanc Clos de la Rochebonne di Château Thivin (“un meursault”, il commento di un degustatore). Tra i rossi spiccano due cuvées dello Château de Pravins (entrambe con 18.5/20), L’Argile Ardente e L’Argile Ardente n. 2.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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