Se lo dici tu berrò anche il Montù, di Costa Archi naturalmente1 min read

Warning! Proseguendo la lettura correte il rischio di diventare uno dei sette  aficionados del vitigno a bacca bianca Montù, o Montuni si vi piace di più.

Vitigno presente nelle plaghe padane, occupa pochi ettari nelle province di Bologna e Ravenna e dovrebbe essere protetto in quanto a rischio di estinzione.

Pochi anche i vignaioli che lo vinificano; ne conosco uno solo, ma di gran valore che risponde al nome di Gabriele Succi.

Lui però il Montù ama chiamarlo bianchino faentino, il suo sinonimo local-patriottico. Il vino, Le Barrosche, che prende il nome dalla via dove è ubicata la vigna, viene prodotto dal 2004 in poche centinaia di esemplari ed è un indubbiamente capace di strappare l’applauso anche ai più scettici sui bianchi romagnoli.

Vino dai buoni profumi fruttati e con lievi accenni di idrocarburi, sapido, fresco di acidità e appena tannico pur essendo vinificato “in bianco”. Molto “maritabile” con pollame o pesce azzurro.

Euro 10,00

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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