Tutte le volte che parlo con Erik Banti, bravissimo produttore maremmano, spuntano fuori belle idee da trasformare in articoli.
L’ultima bella idea, molto “barricadera” ma con basi di forte verità è il problema delle bottiglie da inviare alle guide.
Come forse voi non sapete ma tutti i produttori e i giornalisti guidaioli sanno, ogni anno tutte le guide richiedono campioni alle aziende per le loro degustazioni. Di solito vengono richieste due bottiglie per vino, solo per cautelarsi nel caso una sappia di tappo. Fino a qui niente di strano però, mi ha fatto notare Erik, diverse guide non chiedono 2 ma 3 bottiglie per vino: perché?
Adesso voi mi direte “Certo che la fa parecchio lunga per una bottiglia!”, ma il realtà non si tratta di una sola bottiglia di vino.
Facciamo due conti: da anni in Italia non c’è più una sola guida imperante: siamo arrivati ad una proliferazione, quasi impensabile 15 anni fa, che oramai ha portato il numero delle guide a dieci o addirittura oltre. Se poi ci mettiamo le riviste più o meno di settore che vogliono fare degli assaggi, le guide o i giornali esteri, per certe cantine arriviamo vicino alle venti richieste di campioni e oltre.
Queste richieste devono essere raccolte, lette, occorre poi preparare i cartoni con i vini, riempire le eventuali (ma praticamente ogni guida ne ha una) lunghe schede con i dati dei vini stessi, chiudere i cartoni e spedirli. Quindi accanto al costo di una bottiglia dobbiamo sommare il costo della persona che deve dedicare intere giornate a questo lavoro, il costo/mancato incasso non di una bottiglia ma di 2-3 bottiglie moltiplicate per tutti i vini aziendali, il costo della spedizione. Facendo una media di 4 vini a cantina ogni azienda deve spedire ogni anno (con i costi suddetti) da 160 a 240 bottiglie di vino.
Non è certo poco, ma comunque potremmo tranquillamente rispondere ad Erik e a tutti i produttori italiani che alla fine dei salmi l’essere inseriti in una guida è una forma pubblicitaria piuttosto valida, ottenuta anche a prezzi decisamente bassi. Fare una pagina pubblicitaria su un giornale abbastanza letto non costa certo meno, per non parlare di un passaggio televisivo.
Però, quello che forse andrebbe considerato è che i produttori, oltre a dover investire tempo e denaro in queste operazioni, neanche tanto sotto sotto hanno paura che di quelle bottiglie ne venga degustata solo una piccola parte (in alcuni casi neppure quella) e il resto vada a rimpinguare le cantine di tizio o di caio.
Non per niente alcuni consorzi (Franciacorta, Prosecco di Valdobbiadene Conegliano e altri) chiedono ad inizio anno ai soci i vini per le guide e li gestiscono internamente.
Per il resto, pur rispettando ogni scelta editoriale, mi sento di dire che chiedere due bottiglie è assolutamente normale, ma forse chi ne chiede tre dovrebbe minimamente giustificarlo, proprio per evitare di passare per quelli che in Francia vengono chiamati “Journalist le coffre est ouvert!”
Non crediate che Erik Banti sia il solo che mugugna. Molte volte ho sentito produttori, magari di zone importanti, giustificare sottovoce la non spedizione dicendo “Siete troppe e alla fine ci vuole troppo vino!”
Per noi guidaioli è logico e naturale chiedere il vino per gli assaggi ma forse potrebbe essere più giusto far gestire, ove possibile, ai consorzi la raccolta e lo smistamento.
Tutto questo forse servirebbe a rendere ancora più trasparente il nostro rapporto con i produttori ed eviterebbe mugugni, specie al momento in cui quel produttore non ottiene i punteggi sperati.