Rupi del vino: un film sulla Valtellina da non perdere2 min read

Non sono un critico cinematografico e se devo proprio dirla tutta di Rupi del vino, il film di Ermanno Olmi sulla Valtellina che gentilmente gli amici del Consorzio Vini Valtellina mi hanno regalato, non avevo intenzione di scrivere.

Ma mentre lo stavo guardando è successo qualcosa di particolare, che potrei provare a definire solo con la parola “rispetto”. Rispetto per quella storia narrata che scorre lenta attraverso le stagioni e i secoli, rispetto per chi ha costruito 2500 chilometri di terrazzamenti, rispetto per il silenzio di una e in una terra che solo alcuni spicchi di modernità (rappresentati da un elicottero) riescono a rompere. Questo “rispetto” mi ha portato a scrivere.

 

Rupi del vino è un lungometraggio che presenta la Valtellina partendo dal suo prodotto principe, cioè il vino. Un prodotto che Olmi riesce a farci capire quanto sia duro produrre da queste parti. Ci riesce grazie appunto allo scorrere lento, volutamente lento,  delle quattro stagioni, con i lavori che si addicono ad ognuna e che, mano a mano che il film va avanti, diventano pietre, terra, vigne messe a dimora, uva che cresce e matura.

 

Ma matura anche altro in questi minuti di bellissime immagini, la consapevolezza che la parola certe volte non riesce ad essere più efficace delle immagini. Per anni i produttori valtellinesi mi hanno parlato di quanto sia faticoso e arduo produrre i loro vini, molte volte ho visto quelle vigne abbarbicate alle montagne, ma solo con quel lento e inesorabile susseguirsi di immagini, che sembrano quasi scalpellare ( al pari di coloro che creano i terrazzamenti) con maestria i luoghi comuni e le inutili parole, mi sono reso conto di quanta sia e del rispetto (appunto) che merita la loro fatica.

 

Una fatica che non porterà alla ricchezza ma a qualcosa di più importante , l’onesta, nel film definita con una meravigliosa frase di Montanelli “ Ciò che non permette ai benestanti di diventare ricchi e ai poveri di non divenire miserabili”.

Lavorando gli impervi vigneti della Valtellina non si diventerà mai ricchi, se non di pensieri, di ricordi, di amore per questa terra di montagna. Terra di cui Olmi non nasconde il recente sviluppo industriale rappresentato dai capannoni nella valle e da un ricorrente elicottero, che come un moderno angelo aiuta gli agricoltori in alcuni momenti dell’anno.

 

Ma attorno a questo moderno angelo a benzina c’è una terra meravigliosa e incontaminata, fatta di boschi, di ghiacciai, di racconti fiabeschi, che stemperano una vita da vignaioli fatta storicamente di quotidiana fatica.

 

Il mio consiglio è uno solo, prendetevi un’ora di tempo della vostra vita e guardatevi questo film. Theodor Adorno sosteneva che spesso si esce dal cinema peggiori e più cattivi, questa volta sono sicuro vi accadrà il contrario.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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