Rosso Calabria. Tutti i colori del Cirò2 min read

Rosso Calabria per mettere i piedi sullo Jonio, dove si coltiva il gaglioppo per fare Cirò. Una bella manifestazione per tornare nella nostra amata Calabria, il gigante che si sta risvegliando e che, ne siamo sicuri, ci riserverà tante belle sorprese.

I presupposti a ben vedere, ci sono tutti. Ancora una volta la degustazione di rossi che ho condotto ha dimostrato alcune certezze inconfutabili.

Quali?

Primo, pur nella diversità di interpretazioni, il Cirò, soprattutto se ottenuto da gaglioppo in purezza, ha un profilo visivo, olfattivo e gustativo facilmente riconoscibile, ben delineato e leggibile anche da chi non ha mai fatto una sola lezione di approccio al vino. Questa caratteristica è propria di tutte le grandi aree vitivinicole e conferma, se pure ce ne fosse bisogno, della qualità di questo vino.

Secondo, pur nella diversità delle interpretazioni, i sei produttori non solo non hanno stravolto le caratteristiche proprie del Cirò da gaglioppo, ma hanno anche maturato una linea comune decisamente in direzione del gusto moderno: legni ben bilanciati, nessuna dolcezza, tanta freschezza.

Terzo, il Cirò per i suoi accenni salini e salmastri, la sua spiccata acidità che lo rende praticamente immortale, è un bicchiere che ben si accompagna con il cibo.

Quarto, il Cirò in una sola parola riassume tutte quelle caratteristiche che i vini non dovevano avere dopo la parkerizzazione dell’Europa ed è per questo che a noi piace tantissimo, perché ci regala ricordi e tipicità di valore assoluto.

Quinto, bere Cirò significa dunque compiere un atto dovuto e giusto, esprimere un sentimento di gratitudine verso chi mantiene viva in modo moderno una tradizione antichissima senza arroccarsi in vacue ideologie, ma tenendo ben presente il risultato finale.

Ed ecco i vini provati in degustazione.

Caraconessa 2016 Melissa rosso doc. Fezzigna.

La doc che fu rilanciata da Librandi in una memorabile cerimonia in cui era presente anche Gino Veronelli. L’unico vino con gaglioppo e greco nero. Colore appena appena un po’ più concentrato rispetto agli altri.

Cordone 2016 Cirò rosso dop. Vulcano

Buona freschezza e tanto equilibrio al palato per un vino ricco di energia e piacvevole.

Gemme 2016 Cirò Rosso Classico Superiore dop. Dell’Acquila

Altro rosso in buon equilibrio, sapidità e acidità al palato.

‘A Vita 2014, Cirò Rosso Classico Superiore dop. ‘A Vita

A quattro anni dalla vendemmia il rosso di Francesco De Franco inizia il suo lungo cammino per sfidare il tempo. Ricco di suggestioni olfattive, di buon corpo. Compagno di vita.

Più Vite 2012 Crò Rosso Classico Superiore Riserva. Sergio Arcuri

Altro Cirò boys, stavolta in pista con un riserva che più giovane di così non si può. Beva magnifica e dissentante.

Ciro Rosso Classico Superiore 2014, Tenuta del Conte

Altra piccola azienda, molto adesiva alla idea del Cirò classico e dunque decisamente moderba. Un bel sorso sapito e prolungato, chiusura netta e pulita.

Conclusione? Beh, quello che mi piace del Cirò rosso, tra l’altro, è proprio il colore che rende possibile attraversarlo sino al fondo del bicchiere. Ecco, se non ha questo coloro, come diceva Totò, desisti.

Luciano Pignataro

Luciano Pignataro è caporedattore al Mattino di Napoli, il suo giornale online è Luciano Pignataro Wineblog.


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