InvecchiatIGP: Roncat 1990, Giovanni Dri. Un grande vino per aprire l’anno alla grande3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Per il primo giorno dell’anno una bella storia che affonda le sue radici nel tempo e un vino incredibile che nasce da questa storia.

Siamo a Ramandolo, nella zona più a nord dei Colli Orientali, oggi famosa soprattutto per il vino che porta il nome del paese.

Giovanni Dri era un giovane produttore, particolarmente affezionato alla vecchia vigna che aveva dietro casa dove, accanto al refosco (secondo Giovanni non dal peduncolo rosso), c’erano tante uve che potremmo definire  “particolari”, come il refoscone, il franconia che piaceva tanto a suo padre, il corvino (parente della corvina veronese) e addirittura qualche vite di lambrusco maestri.

Da questa vigna a partire dai primi anni ’80  veniva  prodotto e imbottigliato il Roncat Rosso. Per Giovanni l’annata 1985 fu eccezionale, tanto che vinse anche dei premi, ma anche la 1990 non fu certo da meno.

La cantina di Giovanni Dri.

In effetti il vino veniva prodotto solo nelle annate migliori, anche perché il clima in quegli anni era molto diverso da oggi, più fresco e probabilmente anche più piovoso. Anche la vendemmia era diversa: si raccoglieva dopo la  metà di ottobre  tutte le uve assieme, perché allora il concetto di maturità fenolica era sconosciuto: quindi magari  il refosco era maturo ma le altre potevano essere anche indietro (o troppo avanti) con la maturazione.

Si raccoglieva tutto assieme ma poi in cantina veniva fatta una selezione fortissima e tanti grappoli venivano scartati. Giovanni per il Roncat rosso comprò le prime barrique della sua vita e quindi il Roncat 1990 è un vino figlio del passato in vigna e del futuro in cantina.

Il passato è talmente passato che quella vigna oggi non esiste più, essendo stata spiantata alla metà degli anni ’90 e ripiantata con  uve per produrre il Ramandolo. Il Roncat oggi viene fatto da altre vigne, sempre con il refosco (ma dal peduncolo rosso) e con un po’ di schioppettino, cabernet sauvignon e  merlot.

Tutta questa bella storia me l’ha raccontata Giovanni Dri dopo che dagli abissi della mia cantina era uscita una bottiglia di Roncat 1990. L’ho aperta con non molte aspettative viste le condizioni dell’etichetta ma appena versato il primo goccio nel bicchiere mi sono dovuto ricredere, eccome!

Il colore era sempre rubino brillante, con un lievissimo riflesso aranciato. Appena versato subito sono letteralmente  schizzate fuori delle intense ma godibili note vegetali molto giovanili,  per essere soppiantate in poco tempo da cassis, china, ribes e lampone. Tanta frutta così in un vino di oltre trent’anni è quasi un miracolo. Poi i profumi hanno virato verso note balsamiche e anche leggermente fumè, per non parlare di importanti  sentori di menta e terra bagnata.

Un naso incredibile: non solo giovane ma integro e complesso, indubbiamente inaspettato per ampiezza e gamme aromatiche.

Ma non è finita qui. Sin dal primo sorso il vino ha mostrato un’acidità importante ma perfettamente fusa con il corpo (i climi freddi o freschi di quegli anni hanno lasciato il segno) , dove dei tannini ora vellutati  si allargano con dolcezza , ti rendono il palato come  velluto e poi accompagnano  verso un lunghissimo finale, che porta con sé anche una notevole sapidità. Un vino assolutamente sorprendente, che parla di una viticoltura antica e diversa che però, “vino alla mano”, lo ha portato  fino ad oggi in perfette condizioni.

Giovanni e Stefania Dri.

Il mio augurio per il nuovo anno è semplice . Spero che  troviate nella vostra riserva di bottiglie  un vino  buono come questo Roncat 1990 e ve lo godiate, come  ho fatto io.

A proposito, lo sapete che Roncat vuol dire “terreno molto ripido e quindi difficile da lavorare”? Sicuramente sarà stato (e sarà) difficile da lavorare ma sarà altrettanto difficile che io possa scordarmi questo incredibile vino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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