Questionario: Le aziende dicono la loro!29 min read

Sempre nel nostro famoso questionario chiedevamo anche un parere sull’argomento “prodotti e tecniche di cantina”. Era una richiesta quasi a margine e non pensavamo assolutamente che desse vita ad un involontario Blog tra produttori. Leggendo le risposte che sono arrivate  siamo rimasti stupiti dalla loro profondità. Praticamente nessuna era di maniera e molte ci hanno dato forti stimoli ed un grande aiuto nell’inquadrare meglio la questione. In alcuni casi siamo anche stati ripresi duramente. In definita sono state una vera lezione! Per questo ringraziamo nuovamente i produttori e pubblichiamo di seguito quelle per noi più significative, riportandole così come ci sono arrivate: qualcuna scritta tutta in maiuscolo e qualche altra con la foga che vinceva sulla sintassi. Alcune le abbiamo evidenziate. Di tutte abbiamo segnalato (con retroetichetta si/no) se si sono dichiarati disposti o meno a riportare in retroetichetta quanto usato per fare il vino.

 Sono molte ma vi preghiamo di leggerle tutte: valgono molto di più di qualsiasi libro sul vino possiate consultare.

Qui ne pubblichiamo una parte. Le altre andranno on line tra qualche giorno. Le pubblicheremo anche, a "puntate", sul nostro Blog  nella sezione “Vino di vino”

Lasciamo quindi la parola ai produttori non credendo di aver scoperto la luna o aperto il vaso di Pandora. Siamo convinti solo di aver avviato quello che crediamo un proficuo dibattito su tematiche fondamentali per il futuro del vino (non solo italiano).

Villabellini       Valpolicella                 Veneto                   retroetichetta si
Commento
In sostanza, tranne l’utilizzo della solforosa, unica sostanza attualmente indispensabile nel campo enologico, viste le sue proprietà antimicrobiche e antiossidanti (che per queste sue caratteristiche per ora non può essere sostituita con nessuna sostanza non dannosa per la salute), tutte le altre sostanze e/o macchinari non le ritengo fondamentali per la produzione di un buon vino, anche se in certi casi diventano necessarie (come per esempio la chiarifica).Penso sia fondamentale il lavoro in vigneto, unico mezzo che abbiamo per poter far esprime ad un vino le qualità di un territorio, caratteristica per me essenziale affinché un vino possa essere definito di ottima qualità. Tutte le pratiche che vanno a modificare radicalmente le caratteristiche di un vino (come ad es. osmosi, elettrodialisi) sono inutili e dannose.
Foradori,  Piana Rotaliana                 Trentino                                               retroetichetta  si
Commento
BISOGNA DISTINGUERE IL VINO PRODOTTO CON FINI INDUSTRIALI DA QUELLO DEL PRODUTTORE CHE  FA IL VINO CON I PROPRI VIGNETI. DEVE ESISTERE UN VINO INDUSTRIALE ? SE SI, NECESSITA DI TRATTAMENTI "INDUSTRIALI", DA GRANDE INDUSTRIA ALIMENTARE. DUNQUE IL CONSUMATORE VA INFORMATO SUI CONTENUTI E LE AGGIUNTE . LO STESSO VALE PER IL PRODUTTORE  VIGNAIOLO CHE HA IL DOVERE DI PRODURRE UN VINO PIU’ "SANO" POSSIBILE. E ANCHE QUESTO DEVE INDICARE LE EVENTUALI AGGIUNTE.
15  Podere Terenzuola                        Toscana                                 retroetichetta  si
Commento
L’equilibrio sta nel centro come sempre si è saputo e come sarà sempre! Caro Carlo mi conosci da dieci anni e sai come lavoro: 9000 piante per ettaro, agricoltura integrata, cantina per gravità e tutto quello che può essere fatto per non snaturare il processo uva-vino. Non penso che per un litro ettaro di glifosate o per avere 10 di solforosa mi debba sentire in colpa. Se la viticoltura fosse quella che pratico io ci sarebbero sicuramente lombrichi e coccinelle. Certo è che proprio settimana scorsa ho partecipato a degustazione di vini naturali o veri che dir si voglia con convegno e sono rimasto scosso. Ho assaggiato vini che si facevano a casa mia a metà anni ottanta e contro cui mi sono battuto al punto di essere messo fuori di casa. Attualmente uso bianco d’uovo, colla di pesce, lieviti spontanei, barriques non nuove piegate ad acqua bollente, botti ovali austriache fatte da un artigiano ed in campagna fave, facelia, concimi organici ed ossigenazioni del terreno. Sto costruendo la nuova cantina in bioedilizia e mi curo dove posso con rimedi omeopatici però se vado dal dentista mi faccio anestetizzare, uso l’auto piuttosto del cavallo, e mi metto gli scarponi piuttosto dei sandali. Penso che l’etica professionale sia alla base di tutto, addirittura poco tempo fa ho letto di un noto produttore italiano che era biodinamico al 70%: è come essere in cinta al 70% secondo me.
Pietro Zardini                       Valpolicella           Veneto                                  Retroetichetta: SI SAREI DISPOSTO      
Commento
 IO SONO TECNICO DI UNA CANTINA TECNOLOGIACAMNTE  MOLTO AVANZATA  E TITOLARE DI UNA PICCOLA AZIENDA.  UNA PICCOLA REALTA’ PUO OPERARE NELLA PRODUZIONE DEL VINO IN MODO ANCORA ARTIGIANALE, SENZA TANTI COADIUVANTI E SE SUPPORTATA DA BUONE UVE PRODURRE VINI DI OTTIMA QUALITA! BISOGNA TENER PRESENTE PERO’ CHE MOLTE CANTINE PER SOPPERIRE A COSTI ELEVATI DI GESTIONE ,UVE DI QUALITA’ NORMALE, PER RIUSCIRE A VENDERE NEL MERCATO INTERNAZIONALE E ANCHE IN QUELLO INTERNO DEVE E RISCRIVO DEVE UTILIZZARE GRAN PARTE DELLE COSE CHE VOI AVETE SCRITTO!
IO IL TEST CHE VOI AVETE PROPSTO LO CAMBIEREI IN DUE MODI
PRIMO LO GIREREI AL CONSUMATORE MEDIO
E SECONDO FAREI LE SEGUENTI DOMANDE..
1 QUANDO ACQUISTA UN VINO SI BASA SUL PREZZO O SULLA QUALITA DEL PRODOTTO ?
2 ABBIAMO ANCORA IN MENTE COSA SIGNIFICA TIPICITA’?
3 COLORE E PIENEZZA SONO PIU O MENO IMPORTANTI DI ARMONIA ED ELEGANZA ?
4 SE TROVI UNA BOTTIGLIA CON SEDIMENTO COSA FAI? RECLAMI O LASCI PERDERE ?
IO CREDO CHE LA MAGGIOR PARTE DEI VINI PRODOTTI  SONO FATTI PER  CERCARE IL CONSUAMTORE .. CORPO COLORE ETC.ETC.. PER QUESTO MOTIVO SI FANNO USO DELLE ATTREZZATURE E COADIUVANTI CHE VOI AVETE ELENCATO. COME DETTO SONO ANCHE UN PICCOLO PRODUTTORE PRODUCO IL VINO PRIMA DI TUTTO A MIO GUSTO ED POI IN  MODO NATURALE E SANO! SENZA NESSUNA AGGIUNTA.  SONO PERO’ ANCHE UN TECNICO E HO DOVUTO  RISPODERE PER PARTITE DI MIGLIAIA DI BOTTIGLIE DI AMARONE PERCHE UN SIGNORE HA TROVATO UNA BOTTIGLIA CON UN LEGGERO DEPOSITO!
Pescaja  Piemonte     Retroetichetta  SI   IN PARTICOLARE L’USO DI SOLFOROSA TOTALE E LIBERA .
Commento  
La ringrazio molto per mettere l’accento su queste tematiche anche se ho impressione che Lei ricerchi con una indagine-scandalo qualcosa da scrivere per ricevere della notorietà un po’ come faceva Raspelli facendo le pulci ai grandi della ristorazione.  Il   processo di adulterazione e mistificazione avvolge un po’ tutti i settori merceologici ed è purtroppo senza freno perchè spinto dall’ingordigia degli uomini e da voglia di fare del denaro.  Il primo  grande malanno si è abbattuto sul vino per la catastrofica crescita dei consumi in seguito agli  anni del boom economico in Italia anni 60-80 che si è manifestato con l’apogeo dello  scandalo al metanolo, il secondo che è più infingardo del primo nasce proprio da quella grande crisi  ed è la sindrome della pseudo-qualità. Il  termine qualità è da sempre abusato e probabilmente non ha  un significato univoco per tutti.  Tant’è che si parla sempre di profumi, di strutture, di equilibrio, di eleganza e di territorio, ma mai di salubrità.  Si parla sempre con stereotipi e a forza di slogan. Il grande male sotteso al mondo del vino dovuto alla pseudo-qualità è correlato all’indotto giornalistico e mediatico. Sono ormai molti, chi con guide, con almanacchi e con ogni altro mezzo parlano di vino per potere fare del denaro. E ‘ questo circolo vizioso della ricerca dell’appannaggio mediatico che spinge le aziende a fare sempre qualcosa di innovativo, di più "buono, per stupire etc.  Purtroppo quando ci si allontana troppo dalla natura a volte si creano dei mostri. Per cui non crediate  con questa inchiesta di portare moralità al mondo del vino, al limite lo screditate un pochino in più e danneggiate  moralmente innanzitutto quelli che ne hanno fatto una professione seria vicina alla natura. Ma su questi pochi, almeno che non siano personaggi stravaganti, quasi sempre si tace perché molto spesso nella loro semplicità non hanno niente che fa notizia e non hanno niente da  dire.
San Giusto a Rentennano          Toscana                        Retroetichetta no   alla retroetichetta perchè il consumatore sarebbe allarmato nel leggere nomi di sostanze delle quali non conosce pressoché nulla.(sarebbe più urgente il prezzo sorgente proposto da Veronelli per la tutela dei consumatori) Dico si ad indicare in etichetta  un numero verde o un sito dove trovare specifiche tecniche. In questo paese abbiamo abolito con referendum il Ministero dell’Agricoltura lasciandolo poi al suo posto, visto che forse , a qualcosa invece serve. Non possiamo chiedere ai cittadini di esprimersi su cose squisitamente tecniche .Non credo nelle regole su regole:i primi a saperle eludere sono regolarmente le imprese con le carte più in regola. Sono un’azienda biologica, compilo chili di moduli ogni anno e non ho mai visto un controllo "vero",un prelievo di terreno,di foglie,di prodotto dall’irroratore per un’analisi. Come avete scritto la questione etica è alla base di tutto. Dovremmo avere ben chiaro che la terra non ci appartiene,l’abbiamo in affidamento  per il nostro breve passaggio su questo pianeta,con la responsabilità di lasciarla  ai posteri nelle stesse,se non migliori,condizioni.  Sarebbe un lungo discorso……….
Ruggeri Corsini                                    Piemonte                              Retroetichetta  si
Commento                                                          
E’ difficile dare delle risposte definitive su temi tanto complessi. Non posso negare l’utilità delle filtrazioni su vini giovani e bianchi in generale, però su di un vino invecchiato due o tre anni lo ritengo dannoso.
I lieviti sono talvolta inutili, talvolta fondamentali per fare un vino almeno bevibile.
Il diserbo può essere inutile e dannoso, ma in certe condizioni diventa indispensabile. Per altre cose (chiarifica, concentratori, osmosi inversa etc.) preferisco starne alla larga anche se in taluni condizioni possono essere fondamentali per fare un buon vino.
Insomma non generalizziamo!!!     
Casina di Cornia                                 Toscana                Retroetichetta si                                                
Commento
CHI VINCE L’INDUSTRIA O IL VITICOLTORE?
CHI VINCE LA FILOSOFIA O IL MERCATO?
CHI SONO GLI ATTORI ?
QUANDO LEGGO LA PRESENTAZIONE DI CERTE GUIDE CHE VORREBERRO EVITARE "SBAGLI" DI SCELTA AI CONSUMATORI, MI DICO CHE CI SONO GIORNALISTI CHE SOGNANO DI ESSERE GURU E SOPRATUTTO MI DICO CHE LAVORANO PER UNA SOCIETA’ CHE A ME NON INTERESSA. LA SOCIETA’NELLA QUALE IL CONSUMATORE NON SI FIDA DELLE PROPRIE SCELTE, E NELLA QUALE NON VUOLE NEMMENO PRENDERE IL RISCHIO DI SCEGLIERE UN CATTIVO VINO, PER CUI PREFERISCE LE INDICAZIONI DI CHI E’ PAGATO DALL’INDUSTRIA.
PER CUI USINO PURE TUTTI I PRODOTTI INUTILI, IL CONSUMATORE COMPRERA’ COMUNQUE QUELLO CHE COSTA MENO, FACENDO CREPARE IL VICINO DI CASA DI FAME, POI DONERA’ 10 EURO AL FAIR-TRADE PER CURARSI LA COSCIENZA, IL TUTTO CON LA BENEDIZIONE DI TUTTE LE ORGANIZZAZIONI CHE DIFENDONO IL CONSUMATORE.dIimenticando che forse converrebbe cercare di ricreare cittadini, lasciandoli scegLiere cose sbagliate, ma scelte da loro!
Barone Pizzini                      Lombardia                                            Retroetichetta No, perché già sono certificato Amab e  credo sia sufficiente.
Commento.
Molte delle tecniche descritte sono necessarie per produrre vini con uve mediocri. Quindi, di partenza, non si potranno avere vini buoni. Il problema viene quando questo tecnicismo viene applicato per produrre vini buoni, presumibilmente da uve ottime: si ottiene l’appiattimento dei sapori, la perdita del terrori e l’omologazione. Non sono d’accordo sul criminalizzare ogni operazione di cantina e l’utilizzo di tutti i coadiuvanti; ad esempio l’utilizzo di tannini enologici può aiutare a limitare l’utilizzo della solforosa perché hanno azione antiossidante; la gomma arabica ha una funzione anche tecnologica (stabilità tertarica) e non solo “volumica” (cambiano le dosi e i bravi degustatori se ne accorgono); la chiarifica è molto utile, specie su vini giovani o di medio affinamento e fa parte di quelle tecniche enologiche “antiche”, così come l’uso dell’albumina (chiara d’uovo). Infine una considerazione sui trucioli: che differenza c’è tra l’utilizzo di trucioli per aromatizzare e quello di una barriques tostata? Nessuno, entrambi aromatizzano il vino, camuffandolo. Barriques bene usate non aromatizzano il vino, quindi non può essere che anche trucioli ben usati possano aiutare a produrre un vino buono ma non banale? Bisognerebbe poter sperimentare senza ipocrisie. Alla fine, comunque, quando i vini sono fatti senza abusi tecnologici si riconoscono all’assaggio e si preferiscono agli altri, sempre.
86  San Luciano   Toscana                Retroetichetta si                                 
Commento
E’ difficile e non ho le competenze per poter stabilire un danno per il prodotto con l’utilizzo di determinati macchinari, che sfruttano concetti chimici o fisici,  volti al miglioramento del prodotto finito. E’ giusto comunque che queste attività sopra elencate, di cui non mi vergogno a dire, in alcuni casi non so neanche cosa siano ( spinning cone column – mannoproteine????) vengano indicate in etichetta, in modo da far risaltare chi lavora da chi produce e di conseguenza si potrà fare una considerazione, sopratutto a vantaggio dei consumatori finali, anche in relazione ai prezzi dei relativi prodotti. Tutto ciò sarà secondo me necessario prima che si trasformi il vino in una bevanda, come abbiamo visto per il prosecco, che già si comincia a confezionare in lattina, con tanto di mega pubblicità fatta dalla "bonona di turno". Caro Carlo, credo che i processi tecnici si debbano sempre favorire ed incentivare, in tutti i campi o settori alimentari, ma secondo una regolamentazione e dei criteri che rispettino storia, cultura e sopratutto i soggetti che ne usufruiscono. Ad oggi mi sembra che nel settore vitivinicolo ci sia un bel caos o meglio un caos pilotato a vantaggio di pochi, che guarda caso sono sempre i soliti, con cantine stupende e stanze nascoste agli occhi indiscreti. Non ci crederai ma alcuni nascondono anche le vendemmiatrici. E vorrei farti a questo punto io una domanda: Sei sicuro di voler alzare questo polverone? (se la risposta è si diventi il mio idolo) Ad oggi ci arrivano dal Cile, dalla California, dall’Australia, ecc. vini lavorati in maniera industriale e molte aziende italiane per competere, si adeguano a degli standard produttivi anche a volte non legali in Italia. Da qui la seconda considerazione: non sarà il caso che le prime etichette da controllate, in base alla nostra legislazione, siano le etichette importate. Concludendo: il problema è molto importante ed i soldi in ballo tantissimi e sono dell’opinione che i soldi realizzano i sogni, ma li rendono banali e quello che peggio rendono pericolosi e delle volte cattivi chi li possiede.
De Conciliis                          Campania                               Retroetichetta si                                                               
Commento
NON SO COSA SIANO NE A COSA SERVANO . QUASI TUTTI  SI INTENDONO NON DANNOSI PER IL VINO MA SICURAMENTE NON OPPORTUNI PER QUELLO CHE INTENDO COME VINO DI QUALITA’. I QUESTIONARI A RISPOSTA SECCA NON FUNZIONANO NEMMENO SUI SETTIMANALI FEMMINILI, SPERO LO USIATE A SCOPO STATISTICO, PER QUELLO CHE SERVE . BELLA L’IDEA DEI PRODUTTORI CHE INDICANO, ORA CHE LA UE VUOLE ADDIRITTURA SEMPLIFICARE L’ETICHETTA. MI CHIEDO SOLO A CHE SERVA VISTO CHE CHI FA TROIAI NON LO SCRIVERA’. SENTO GIA’ I MIEI VENDITORI DI MACCHINE DA CUCIRE : " MA CHE SIGNIFICA , I CLIENTI SI ALLARMANO, MA ERA PROPRIO NECESSARIO, GLI ALTRI NON SCRIVONO NIENTE. "  PREFERISCO COMUNICARE LE COSE BUONE CHE FACCIO ( SE LE FACCIO ) CHE DILUNGARMI SULLA TECNICA O LA CHIMICA CHE USO O NON USO.  NON MI PIACE L’ETICA CALVINISTA,SIAMO NATIPERSOFFRIRETRASPARENTIATUTTIICOSTI IN OGNI CASO. SE NECESSARIO, SONO DELLA PARTITA PER SPIRITO DI PARTITO ( HO MILITATO E SO’ ADEGUARMI ALLE DIRETTIVE DEL COMITATO CENTRALE ). COMUNICHIAMO, SE POSSIBILE, LE COSE BELLE DEL VINO, RESTITUIAMO A TUTTI LA GIOIA DI GODERNE (ANCHE) CON LEGGEREZZA, UNA RISATA LI SEPPELLIRA’,  DIONISO PER SEMPRE,  STAY IN TOUCH.
Rovellotti              Piemonte                               Retroetichetta  si                                               
Commento
Sono fermamente convinto che per la produzione di un vino di qualità si debba lavorare con competenza agronomica e rispetto ambientale nella vigna . Da grandi uve di qualità, se in cantina non si fanno errori macroscopici, si ottengono grandi vini, non necessariamente DOC o DOCG, anche se la denominazione vuol dire territorio e tradizione e tutela del consumatore.(ma un produttore onesto già dovrebbe avere in se questi principi). Certo in cantina non si possono equiparare un frigorifero o un filtro a cartoni con l’uso dei trucioli…ma l’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta  di certe pratiche di cantina dovrebbe esistere per motivi di trasparenza, valutazione del prezzo,qualità, salubrità del prodotto, rispetto di se stessi, dei colleghi e del consumatore, nostro grande patrimonio.
Palazzo Vecchio                                  Toscana                                               Retroetichetta  si                
Commento
Mi scuso se non rispondo ai singoli punti ma è mio parere che tutto sia utile ma nulla necessario. Purtroppo i mercati esprimono tendenze e mode a cui è oggettivamente difficile fuggire e di conseguenza diventa a volte inesorabile l’uso di attrezzature o prodotti che in gergo sportivo definirei dopanti. Certe pratiche però dovrebbero essere bandite per salvaguardare le origini, i caratteri e l’autenticità di certi vini e non permetterne la falsificazione. Dopo tanta “tecnologia” tornare indietro sembra improbabile anche perché sarà sempre più complicato il confronto con mercanti e mercati sfrontati ed aggressivi…una mezza medicina però sembra che ci sia…descrivere nelle retroetichette quanto è stato fatto e usato per produrre un vino…Buona idea. 
Socrè                     Piemonte                               Retroetichetta  si                                
Commento
Così come è necessario evitare l’uso in cantina di pratiche chimiche non indispensabili (mi vengono in mente le aggiunte di rame e le successive demetallizzazioni) non sono d’accordo sull’enfasi data da ultimo a certi temi che confondono il consumatore e non fanno chiarezza sul vino (l’uso del truciolo è più pericoloso della pratica, ammessa, del trattamento con il ferrocianuro di potassio?) Pur non utilizzando i trucioli di legno di quercia e non pensando ad un loro utilizzo futuro (i tannini del legno sono utili nell’affinamento del vino, ma lo sono ancor di più se accompagnati dalla microssigenazione permessa dalla traspirazione della parete dei fusti in legno) mi infastidisce la facile polemica giornalistica, sovente disinformata e un po’ modaiola.
Taliano                                 Piemonte               Retroetichetta si                 
Commento
Il mio parere molto semplice è che dietro tutte queste tecniche chiamate "moderne", si celi semplicemente una gran voglia, da parte di chi produce determinati macchinari e/o prodotti, di far quadrare i conti in tasca propria. Non è poi la società moderna che quasi ci impone certi stili di vita e modelli da seguire? Ai posteri l’ardua sentenza come alcuni secoli fa disse qualcuno che ancora oggi viene studiato nelle scuole medie inferiori superiori e all’università. Un’altra cosa voglio dire che forse quelli all’esterno non sanno. Alcuni anni or sono (non tanti per l’esattezza, ma nel millennio precedente), veniva detto che se non facevamo il vino con concentratore non era un gran vino, ora non va più bene e c’è l’osmosi che va meglio perchè lavora sul prodotto finito e non sul mosto. L’unica cosa che nessuno dice è che se uno fa la ricerca sulle varie ditte che hanno prodotto e che producono certi macchinari si vedono impennate di fatturato. La cosa strana che capita da noi in Italia è che se parli con le varie aziende nessuno ha mai pensato di utilizzare certi macchinari e/o tecniche e se lo avesse "per caso" comprato, il macchinario, non lo ha mai utilizzato. Sembra impossibile ma è verità. Complimenti per il questionario. L’unico punto che secondo me è in contrasto con quasi tutti gli altri è l’utilizzo dei diserbanti in vigna, non so a cosa intendete in quanto ci sono diversi tipi e con effetti diversi. Voglio solo chiederVi una cosa: avete già provato a coltivare la terra e specialmente la vite, anche solamente un orticello per uso vostro di circa
1000 mq, anche solo alcune piante di pomodoro? Che prodotti utilizzate?
Caparsa                                                Toscana                                Retroetichetta  si                                
Commento
Gli enologi, se da una parte hanno migliorato la comprensione e quindi le tecniche generali in cantina, sono spesso interventisti, per cui i vini devono avere l’impronta dell’enologo e non quella della vigna. D’altra parte gli stessi consumatori non capiscono a volte i vini di vigna, abituati all’omologazione dei vini anche molto costosi, per cui tutto il sistema ruota sul dispendio di tecniche e denaro in modo tale da omologare i gusti ma anche per fare mercato: più l’enologo fa spendere più si pensa che il vino "vale". Molte tecniche sono dannose anche perchè "fotografano" il vino, giusto per un paio di anni, poi lo fanno decadere. Invece il vino "giusto" si evolve in bottiglia e questo i giornalisti non lo comprendono. Giudicano (quando realmente assaggiano!) il vino allo stato in cui assaggiano, ma non riescono mai a fare una previsione di lungo periodo; ecco che l’enologo interviene per rendere il vino "giusto", pronto, per i giornalisti…. NB: Ma perchè nelle guide non viene riportato il lotto di assaggio? Se io imbottiglio il lotto 1 (una barrique) e ho 3 bicchieri, e poi imbottiglio 10.000 Hl di vino (diverso naturalmente) al lotto 2, non è una presa di culo?
Guado al Melo     Toscana                                Retroetichetta si                 
Commento
Credo che un elenco di questo tipo possa significare tutto o nulla.  Il mondo del vino non è unitario, ma comprende in sé moltissime sfaccettature. In primo luogo, perché ne facciamo parte, ci stanno i produttori "artigianali": piccole-medie aziende dove è la famiglia che lavora con metodi da veri artigiani, dove il sapere è tramandato ma anche approfondito con impegno personale. Dove si segue personalmente e con sensibilità tutta la trafila produttiva, conoscendo palmo a palmo il proprio vigneto e "sentendo" col cuore (prima che col cervello) cosa sta succedendo nella vasca di fermentazione.
Poi ci sono altre realtà: aziende di varia dimensione che si affidano ad un enologo-consulente, aziende nate da investimenti ….fino alle vere e proprie industrie. Inoltre ci sono aziende che producono vini in climi freddi, in climi più caldi, ecc….Per ciascuna di queste realtà c’è un’immensa differenza produttiva. Mentre noi rispondiamo da azienda artigiana, per cui rigettiamo quasi tutte
Queste pratiche (l’uso di solforosa, molto limitato nei quantitativi, lo riteniamo però utile), non mi stupisco che chi produce qualche milione di bottiglie utilizzi altri metodi.  Altre pratiche nell’elenco sono invece completamente da rigettare, anche per le industrie, altrimenti credo che il prodotto che ne esce non debba più essere chiamato vino. Francamente non mi scandalizza che un’azienda industriale utilizzi i trucioli (per esempio).  Certo io non comprerei mai tale vino, ma una persona con capacità di spesa limitata può trovare così al supermercato un prodotto corretto e dal prezzo contenuto.  Tanto meno mi pare strano che un’azienda di climi freddi ricorra al mostro concentrato e rettificato.   Quello che veramente uccide il vino è la disinformazione, per cui non si capisce più dove stanno le differenze reali, che sono l’essenza del vino.
Sedilesu                                Sardegna                 Retroetichetta  si                                             
Commento
Ho  sempre pensato che la natura, il Creatore, ha fatto bene le cose e tanti mali a volte non vengono per nuocere, bisogna avere pazienza. L’annata cattiva si compensa con quella buona diciamo noi in Sardegna, questa è la saggezza contadina. A volte, cercando di porre rimedio alla precarietà e alla sofferenza connaturata a questa nostra esistenza, ci procuriamo più guai. Il vino non lo facciamo noi, bisogna solo stare ad osservare con stupore ogni anno cosa ne viene fuori, facendo solo quelle piccole cose che con passione,  amore ma soprattutto umiltà, fa  il bravo cantiniere che conosce la tradizione. Non si tratta di essere puristi ma di vivere con responsabilità  il proprio lavoro, anche con l’ausilio di una base analitica, ma fondamentalmente  rispettando quello che la terra produce dopo che a sua volta è stata rispettata. Questa è la nostra più grande responsabilità e se vogliamo unico legittimo esercizio di bravura. Il tutto si traduce con l’offrire al consumatore un prodotto unico, un figlio unico di questa terra particolare.  Si possono scrivere tante cose in bottiglia come parlare tanto, ma alla fine sarà il vino a parlare…..e a rieducare al gusto il consumatore. Con questa fiducia bisogna trattarne, dell’argomento, con leggerezza, senza fare grosse battaglie con il rischio una volta vinto il nemico di rassomigliargli.
Valgiano       Toscana                         Retroetichetta si 
Commento                           
Credo che la tecnologia e la scienza rappresentino un grande passo avanti nella capacità di fare vino buono, ma è fondamentale che sia tattica e non strategica.  Poter utilizzare tecniche che consentono di superare i problemi che incontriamo nella produzione di vino non  deve distogliere dalla responsabilità etica del produttore, innanzitutto bisogna indagare sulle cause di tali problemi e affrontarle alla base. L’etichettatura degli ingredienti potrebbe avere un influenza positiva sull’attitudine dei produttori che finalmente avrebbero di che vergognarsi quando la lista straborda fuori etichetta, inoltre rappresenterebbe una corretta forma di informazione come su tutti i prodotti alimentari. Sono invece contrario a vietare l’utilizzo di molti coadiuvanti e tecniche che possono essere utili a produrre vini migliori senza recar danno al consumatore. Non è la tecnica in se ma l’uso che se ne può fare a renderla nociva.
Colutta        Friuli                                 Retroetichetta si                                                
Commento
Sono a favore di un’etichetta informativa in cui venga riportata ogni aggiunta esterna e su cui poi venga effettuato un controllo. Buon Vino: per fare un buon vino senza bisogno di chiarifiche, stabilizzazioni tartariche, stabilizzazioni di colore e tannino ci vuole, oltre ad una buona uva (requisito fondamentale) TEMPO. Non si può uscire con i vini bianchi d’annata a fine marzo per il Vinitaly, serve passare attraverso una stabilizzazione opportuna.. Nell’etichetta serve pure un messaggio di rieducazione (orientamento) del consumatore. Nel vino non ci vuole TECNICA ENOLOGICA ci vuole SENSIBILITA’ ENOLOGICA! Non è un prodotto industriale e quando lo si vuole industrializzare si deve ricorrere per forza alla tecnica.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE