Quelli che…fanno Pinot Nero, buono, in Toscana.3 min read

Sono un’ ipocrita! Avevo accettato con (finta) gioia ed altrettanto trasporto l’invito degli amici del Ristorante Pane e Vino di Firenze di presenziare ad una serata dove alcuni piccoli produttori toscani di Pinot Nero presentavano i loro vini.

In realtà I demoni che in quantità industriale allignano in me si erano subito scatenati: “Ma dove vai? “Lo sai come sono i pinot nero toscani!” “Sono vini anche buoni ma lontani dai profumi e dalle caratteristiche di un Pinot Nero come si deve!!” “Vedrai, dovrai arrampicarti sugli specchi per commentarli!!!”

A queste drastiche affermazioni gli angioletti che, per fortuna, mi hanno eletto a loro avita magione rispondevano semplicemente con un’alzata di spalle ed una semplice frase: “Siete dei prevenuti! Non sapete che il libero arbitrio comprende anche la possibilità di fare Pinot Nero in Toscana in maniera diversa dal solito?”

Con in corpo tutto questo tramestio demoniaco-angelico, venerdì scorso mi sono presentato all’assaggio e, per tagliare subito la testa al toro, ho chiesto  di assaggiare i cinque  vini in oggetto. Più assaggiavo e più le interiori grida infernali si trasformavano in coretti angelici.

Mi trovavo di fronte, udite, udite, a dei Pinot Nero che profumavano CHIARAMENTE di Pinot Nero, che avevano tannini rotondi ed elegantemente pronunciati, che presentavano una equilibrata freschezza, una sufficiente lunghezza e soprattutto una invidiale profondità unita ad una sconosciuta o quasi (per la Toscana) piacevolezza.
A fine assaggio e riassaggio (non credevo alle mie papille!) i demonietti erano definitivamente in rotta ed io mi ritrovavo felicemente convinto di una piccola realtà di cui sentiremo molto parlare in futuro, l’associazione Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero.

Questo gruppo è formato da 9 piccoli o piccolissimi produttori che hanno come caratteristiche comuni quello di avere deciso che in alta o altissima collina di zone non certamente stravocate per il Sangiovese (Lunigiana, Garfagnana, Mugello e Casentino) il Pinot nero ci viene benissimo. Sembra proprio abbiano ragione loro e così da vigneti anche oltre i 500 metri, con pendenze spesso superiori al 50%,  arriva uno dei segnali toscani più convincenti sul  Pinot Nero. Si tratta di un gruppo aglio esordi, con alcuni vini che ancora devono vedere l’uscita ufficiale, ma aldilà di questo ho trovato prodotti  dove il legno è ben dosato, dove l’alcol difficilmente copre il frutto, dove i profumi ( a parte un caso) sono ben delineati, dove la stoffa e l’anima del Pinot nero è ben presente.

Per questo mi unisco ai coretti (aspettiamo un po’ per i cori a gola spiegata) di giubilo della mia parte angelica (quella demoniaca si sta rodendo, in silenzio, il fegato) e vi propongo di cercare ed assaggiare i Pinot Nero di queste nove piccole aziende.

Aziende che sono gestite da persone che danno alla tecnica agronomica ed enologica un valore altissimo, tanto da avere, in qualche caso,  come amico-consulente nientepopodimenoché il neozelandese Michael Schuster, forse il più bravo e famoso produttore di Pinot Nero del continente australe.

Quindi, cosa aspettate a mandare a quel paese i demonietti del dubbio ed a cercare una bottiglia dei  nove produttori sotto menzionati?

 

 

Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero

Casteldelpiano, Licciana Nardi (Lunigiana)
Podere Còncori, Gallicano (Garfagnana)
Macea, Borgo a Mozzano (Garfagnana)
Podere Fortuna, San Piero a Sieve (Mugello)
Il Rio, Vicchio (Mugello)
Terre di Giotto, Vicchio (Mugello)
Il Lago, Dicomano (Mugello)
Frascole, Dicomano (Mugello)
Podere della Civettaia, Pratovecchio (Casentino)

 

Per informazioni
APPENNINO TOSCANO – Vignaioli di Pinot Nero
Sede legale c/o Comunità Montana Mugello – Borgo S. Lorenzo (FI)
e-mail: appennino.toscano@libero.it
 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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