Quanto costa, veramente, il vino?2 min read

Nell’ aula magna della facoltà di agraria , a Firenze, è stata presentata un’ indagine sul costo reale di una bottiglia di Chianti Classico.

Risultato: 4.93 €.

Indagine svolta su 40 aziende, 22 in provincia di Siena e 18 in provincia di Firenze . I parametri statistici dicono che è una valutazione credibile .
Sono stati considerati i costi “espliciti”  (diciamo: quelli di cui tutti si rendono conto ) e i costi “impliciti” , quelli di cui tendiamo a non accorgerci, tipo  il lavoro dei familiari o la permanenza in magazzino. Questi ultimi pesano per 1.71 €.
Fra le componenti del costo spicca la voce “ confezione e commercializzazione”, pari al 43%  !!

Da notare che le barriques pesano per il 19 %, quasi quanto l’ ammortamento degli immobili, che vale il 20 %..

E’ stata fatta anche una valutazione del costo medio di un litro di vino sfuso : 2.79 euro . Da confrontare con il prezzo medio a cui viene venduto : 1.45 euro !!

C‘è un enigma : lo sfuso verrebbe venduto sistematicamente in perdita. Può avere un senso se è un modo per liberare le cantine a stagione finita, ma comunque qualcosa non quadra.

C’è infine una valutazione di quale sia il prezzo remunerativo per una bottiglia a costo medio, del 2009 (perché varia nelle annate) : 6.46 euro , IVA compresa.

Anche qui c’è l’enigma delle bottiglie che si trovano a prezzo minore .

Nelle considerazioni generali è stato sottolineato un problema, indicato con il termine “schizofrenia” :
sotto lo stesso marchio , Chianti Classico, che identifica il prodotto molto più che il nome del produttore, si trovano sul mercato bottiglie da 5 euro e da 50 euro. Conclusione : c’è un problema di identità.

Non nuovo : da quando tengo d’ occhio il Chianti ( ormai più di 40 anni ) è sempre stato in crisi di identità .  Nel corso del tempo i motivi parevano diversi ( la resa per ettaro, l’ uvaggio , i cloni ) ma l’ origine del problema è sempre stata la stessa : vino che ha prestigio alto e contemporaneamente vende nel mercato di massa. Entrambe vocazioni lodevoli, se perseguite correttamente . Ma difficilmente compatibili.

Difficilmente compatibile anche il ricordare tutti i dati snocciolati al convegno senza poi avere gli stessi sotto forma cartacea. Quella che viene definita “cartella stampa” avrebbe aiutato non poco.
 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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