Se vinci il Premio Gambelli in Giappone ti trattano come una star del cinema3 min read

Pensavo che Alessandro Campatelli, direttore/enologo di Riecine e vincitore del Premio Gambelli nel 2021, scherzasse quando su WhatsApp mi scriveva che in Giappone, grazie al Premio Gambelli, era stato accolto quasi come una star del cinema.

Ero felice che il Premio Nazionale Giulio Gambelli , creato e gestito da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) fosse conosciuto anche in Giappone ma credevo che Alessandro stesse esagerando e non di poco: allora mi sono fatto invitare a pranzo (così impara a spararle grosse, ho pensato) per farmi raccontare meglio questa incredibile storia.

Qui passo la parola a Alessandro:

“Arrivo in Giappone e nel primo colloquio il mio importatore è piuttosto contrariato perché sostiene che da due-tre anni lo stavo snobbando. Cerco di fargli capire che il Covid, oltre a bloccare certi meccanismi commerciali ci ha anche messo di fronte a scelte economiche non facili… insomma metto insieme una serie di motivazioni reali. Lui mi ascolta e poi spara -Sai, noi credevamo che da quando hai vinto il premio Gambelli ti fossi montato la testa!- Cerco di non fare la faccia sorpresa e non so se ci riesco ma comunque ribatto che è certo un premio importante ma non mi ha assolutamente cambiato. Dopo averlo convinto iniziamo un fitto programma di visite e presentazioni . I Giapponesi sono precisissimi e in ogni brochure o foglio che consegnavano a clienti o a partecipanti agli assaggi la prima cosa che spiccava, oltre al mio nome e a Riecine era la scritta “Vincitore Premio Gambelli”. Inoltre se mi guardavo intorno nei ristoranti vedevo i vini di altri vincitori del Premio, come Angela Fronti,  così mi sono messo a chiedere che cosa pensavano rappresentasse il Premio Gambelli. Per loro è la fonte per conoscere e apprezzare le nuove leve dell’enologia italiana: per questo non gli interessanto molto le guide o le recensioni, solo il Premio Gambelli. Non sto esagerando: ti garantisco che mi hanno fatto firmare manifesti, muri, depliants, mi hanno trattato come una star grazie al Premio Gambelli”

Che dire… penso a Giulio che ci segue da lontano e sicuramente starà ridendo e facendo spallucce, ma questo premio a cui ASET e naturalmente il sottoscritto tengono tanto è forse diventato il modo migliore per far capire a tanti la semplice genialità del modo di fare vino di Gambelli e per dimostrare quanto sia importante, anche commercialmente, lavorare alla sua maniera.

Un’ulteriore riprova l’abbiamo dal notevole numero di giovani enologi (ben 25!) che quest’anno parteciperanno alle selezioni del Premio, che verrà conferito a maggio durante il Vernaccia di San Gimignano Wine Fest.  

Siamo alla undicesima edizione di questo premio che, oramai è chiaro, ha una valenza che qualche anno fa non riuscivamo nemmeno ad immaginare.

Ne sono non felice ma felicissimo, sorpreso e anche un po’ commosso perché penso a Giulio e ai semi che quasi senza volerlo, ci ha lasciato e che oggi stanno producendo fiori bellissimi.

Sono curioso di conoscere il “prossimo fiore”, l’undicesimo vincitore del Premio Nazionale Giulio Gambelli.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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