Se la prima edizione aveva tolto il velo sul mistero dei Brix e la seconda si era posta come banco di prova più ampio e articolato in quanto a vini presentati, la terza aveva l’arduo compito di verificare se il progetto avesse basi solide o se restasse un’idea suggestiva confinata all’entusiasmo del debutto. Ma, vi chiederete, cosa sono i Brix? Il marchio Brix, nome mutuato dalla antica radice celtica di Brisighella si riferisce ai vini fatti con l’albana e si propone di ridefinire, o di aggiungere se vogliamo, un altro stile alle Albana esistenti, partendo da un protocollo condiviso.

Un anno dopo, l’Associazione Anima dei Tre Colli è ritornata nella cornice del Convento Emiliani di Fognano, luogo che sembra ormai legarsi indissolubilmente alla narrazione di questi vini, quasi fosse la loro scenografia naturale. Come per la seconda edizione anche questa si è svolta in due giorni. Il programma del Sabato 30 Agosto, di seguito raccontato, e la giornata del lunedì aperta per gli operatori della filiera ristorazione con una degustazione guidata da Simone Loguercio (Sommelier del Ristorante Konnubio di Firenze) in dialogo con il prezioso Iacopo Casadio, referente, organizzatore, addetto stampa e non so quant’altro dell’Associazione.
La mattina si è aperta con la degustazione guidata da Federica Randazzo, che ha condotto il pubblico attraverso i campioni dell’annata 2023. Come già nella prima edizione, i vini sono stati ordinati secondo le tre principali matrici geologiche dell’areale brisighellese: argille e calanchi, terreni gessosi e formazioni marnoso-arenacee. Questo ha permesso di seguire un percorso che non è solo sensoriale, ma anche paesaggistico e culturale, restituendo il mosaico di un territorio che, pur nella sua limitata estensione, sa offrire espressioni diversissime.

Se dodici mesi fa la sensazione dominante era stata la sorpresa, accompagnata da una certa eterogeneità stilistica, quest’anno il tratto più evidente è stato invece una maggiore coerenza. I produttori paiono aver preso confidenza con il protocollo condiviso, calibrando meglio il rapporto con le bucce e, soprattutto, con l’ossigeno. Ne sono nati vini più equilibrati, nei quali la freschezza non appare isolata ma parte integrante della struttura, e la tannicità – cifra stilistica dei Brix – si mostra più composta. Restano differenze evidenti tra un vignaiolo e l’altro, ma lo scheletro comune si avverte con maggiore chiarezza. Un aspetto significativo è l’uso dei legni: sebbene il protocollo ne preveda ma non obblighi l’impiego in fermentazione e affinamento, nessun campione ha evidenziato marcati sentori boisée. Segno, questo, che i produttori hanno già maturato un anno di esperienza in più, trovando un equilibrio d’uso che arricchisce senza coprire.
La pausa di mezzogiorno (irrinunciabile per me a costo di perdere la pennicchella pomeridiana in attesa della Masterclass delle 17,00) ha aggiunto un tocco di attesa sacralità, raccoglimento, confronto e libero scambio di opinioni con colleghi e produttori. Il pranzo è stato preparato dalle suore di Fognano e servito nella stessa sede del convento. Piatti semplici, cucinati con mani sapienti e con lo spirito dell’accoglienza più genuina: quei sapori schietti e rassicuranti che evocano la cucina di casa. “Quello che passa il convento” – come è stato scherzosamente definito – si è rivelato perfetto per esaltare il senso dell’iniziativa: i Brix non vogliono essere vini astratti o da contemplazione sterile, ma bianchi capaci di vivere sulla tavola, al fianco di piatti veri e senza artifici.

Il pomeriggio ha segnato il momento più atteso con la masterclass di Armando Castagno. Invece di un classico percorso guidato, Castagno ha scelto la via del gioco critico: tre batterie di tre vini ciascuna, con un “intruso” nascosto tra i Brix. Al pubblico il compito di riconoscere l’elemento fuori posto. I temi delle batterie – eleganza, intensità, ricchezza – non erano solo etichette evocative, ma veri e propri criteri di lettura, che hanno permesso di riflettere su cosa significhi costruire un’identità per un vino e per un territorio.
Il confronto non è stato sterile esercizio di stile, ma un banco di paragone che ha messo in risalto i punti di forza e le sfide ancora aperte. Alcuni campioni hanno brillato per la loro precisione e compostezza, altri hanno mostrato un profilo più materico, con estrazioni decise e un frutto in piena evidenza, mentre in pochi casi è emersa qualche rigidità che suggerisce la necessità di aggiustare ulteriormente il tiro. Ma nel complesso il livello medio si è dimostrato più alto rispetto all’anno precedente: i Brix 2023 raccontano un percorso di affinamento tecnico e stilistico già percettibile.

Il gioco degli “intrusi” ha fatto il resto, stimolando il pubblico a interrogarsi non solo su ciò che è riconoscibile, ma anche su ciò che non lo è: capire cioè quanto i Brix abbiano già una fisionomia definita e distinta. La risposta, pur non definitiva, sembra positiva: se la prima edizione era stata un annuncio, la seconda un banco di prova, questa terza ha assunto i contorni di una conferma.
Certo, restano margini di lavoro, primo fra tutti quello della macerazione, nodo delicato che richiede ancora una messa a punto condivisa. Ma il modo in cui i produttori vi si stanno confrontando dimostra maturità: oggi non appare più come una criticità, bensì come un campo fertile di sperimentazione che potrà contribuire a rendere i Brix ancor più riconoscibili e originali.
Con i numeri ancora piccoli e le bottiglie destinate a un pubblico attento e competente, i Brix restano un progetto di nicchia, ma non un esercizio autoreferenziale. Sono la testimonianza di una comunità di produttori che si riconosce in un’idea condivisa e che ha scelto di raccontare Brisighella attraverso l’Albana con un linguaggio nuovo. Un linguaggio che oggi inizia a farsi più chiaro e coeso, e che promette di svilupparsi ancora nelle prossime edizioni.
E questo linguaggio per me si è sviluppato meglio in tre vini, uno per tipologia di territorio
Dalle terre fini il Romagna Albana Corallo roro 2023 di Callegati
Dalle terre dei Gessi il Romagna Albana 2022 di Tenuta Uccellina
Dalle Marne arenacee il Vino Bianco Monterè di Vigne dei Boschi
Per chiudere ecco le cantine che partecipano al progetto Brix
Baccagnano
Bulzaga
Casadio
Fondo San Giuseppe
Gallegati
La Collina
Podere La Berta
Poggio della Dogana
Roberto Monti
Tenuta Bacâna
Tenuta Uccellina
Tenute Tozzi
Terra di Brisighella
Terrabusi
Vespignano
Vigne dei Boschi
Vigne di San Lorenzo
Villa Liverzano
Zinzani
La foto di Armando Castagno è di Andrea Mazza
la foto collage è del Sommelier sportivo.
Ringraziamo entrambi