Leggere in etichetta “Vinho do Porto do Produtor” è già un motivo di interesse: sono pochi lungo il Douro gli imbottigliamenti in proprio.
La famiglia Roseira gestisce 46 ettari tutti classificati A, su classici terreni scistosi nel cuore del cuore della denominazione. L’annata fu considerata e “dichiarata” unanimamente ottima.
Con queste premesse quello che ha convinto comunque è stato il contenuto del bicchiere: il vino si è rivelato molto giovanile, con un fruttato prepotente per nulla terziarizzato. Averlo saputo avrei aspettato altri dieci anni.
Mallo di noce, tabacco e cacao hanno fatto corona. Setoso e neanche troppo denso nonostante l’abbondanza zuccherina, si è lasciato bere molto bene.
Intrigante anche la sniffata a bicchiere vuoto, con suggello di liquirizia.
Il deposito è stato piuttosto abbondante ma l’ho riciclato egregiamente nell’impasto di un muffin casalingo.