Porthos chiude ma i moschettieri, assieme, potrebbero vivere3 min read

Appena tornato dall’ultimo saluto a Giulio Gambelli mi arriva la notizia che Porthos, la bellissima rivista diretta da Sandro Sangiorgi, chiuderà i battenti.

L’anno è iniziato veramente molto male e purtroppo non mi consola il fatto che nemmeno tre giorni fa avevo pronosticato sempre più problemi per il settore della VERA e libera informazione enogastronomica.

Prima di riformulare una vecchia proposta voglio parlare un attimo del funerale di Giulio Gambelli che è stata una delle cerimonie più vere, vibranti e toccanti a cui abbia mai partecipato. La partecipazione è stata numerosissima e soprattutto sincera. Nessuno era lì per farsi vedere ma tutti per salutare una persona unica, che aveva meritato amore e rispetto. Di solito le omelie sono fredde e ripetitive, ma in questa circostanza il sacerdote è riuscito ad inquadrare perfettamente Giulio, usando parole assolutamente non scontate. Sono felice che l’ultimo saluto a Gambelli sia stato come era lui, semplice, sincero, profondo.

 

Veniamo alla chiusura di Porthos: nemmeno un mese fa ho partecipato ad una serata con Sandro Sangiorgi e ne ho riportate impressioni estremamente positive. Sandro è una persona preparatissima, capace e, parlando di serate di degustazioni, con un senso della scena unico. Mi dispiace molto che una rivista assolutamente non somigliante a nessun altra, con una grafica molto curata e che parlava di vino ma soprattutto di vita, debba chiudere.

Leggendo un articolo di commento al fatto su Intravino un lettore consigliava lo sbarco della testata su internet, con una parte pubblica ed una ad abbonamento. La stessa strada la stiamo pensando da tempo anche noi di Winesurf ma ci blocca solo la paura del “quantum”;  cioè, aldilà delle dichiarazioni e la voglia di abbonarsi di chi Winesurf lo segue sempre, quanti abbonati annuali arriveremo ad avere? Mille? Duemila?

Facendo pagare una cifra molto più bassa di un normale abbonamento ad una rivista (attorno ai 15-20 Euro, tanto per capirsi) riusciremmo ad avere uno zoccolo duro che ci permetta di finanziare il giornale, ampliando la parte a pagamento (per esempio le degustazioni) senza per questo diminuire la parte pubblica? Oppure arriveremmo ad una divisione che creerebbe due rivistucole al posto di un discreto giornale? Il rischio di dividere il giornale in due parti è proprio questo, specie per chi non parte da 100.000 lettori al giorno.

 

A questo punto però lancio una proposta al mondo enogastronomico del web.

 

Invece di unirsi solo per raccolta pubblicitaria (Filippo Ronco mi senti?) perché non federiamo i nostri giornali in una specie di testata multipla, dove una parte è pubblica ed una a pagamento? L’abbonamento potrebbe essere a tutte o ad una sola rivista. In altre parole io potrei fare l’abbonamento annuale cumulativo a (per esempio) Porthos, Winesurf, Intravino, Wine Blog, Vinoalvino, Lavinium etc a X euro, oppure solo l’abbonamento ad una o più di queste riviste ad una cifra inferiore, in cui sia compreso però anche un “tot” per un fondo comune da dividersi a seconda dei contatti o in altra maniera.

Capisco di avere messo assieme nomi e testate che proprio non vanno d’accordo, ma qui non si tratterebbe di sposarsi, fondersi, inglobarsi o altro; solo di creare una specie di Vinoclic (Filippo mi risenti?) che invece di pubblicità gestisce gli abbonamenti alle parti “crittate” dei nostri giornali.

Potremmo così, basandoci su di un bacino di utenza maggiore, avere una discreta base per produrre buon giornalismo enogastronomico sia sul crittato che sul libero e potremmo finalmente dare un senso a quello che non può più essere un lavoro non pagato.

In altre parole: potremmo, mantenendo ognuno la propria linea editoriale, riuscire a pagare il lavoro dei nostri colleghi, a dare un servizio indubbiamente più ampio e migliore ai lettori e quindi crescere, uscendo da un’ impasse che prima o poi ci soffocherà sicuramente.

Cosa ne pensate?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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