Per non dimenticare Libero1 min read

Lo ricordo come se fosse ieri, era il 2 giugno, la notizia della morte di Libero e di sua moglie, mi raggiunse mentre ero in auto, di ritorno dalla Toscana dalle prime riunioni che avrebbero dato in seguito vita a “Vini Buoni”.

All’inizio quasi incredulo, poi mentre viaggiavo la voglia di conoscere  il perché,  più  che del come, di quella  morte così assurda.  Avevo conosciuto Libero perché come me “militava” in Arcigola prima che diventasse Slow Food. Ci incontravamo nelle riunioni nazionali  dei governatori che si fa facevano in giro per l’Italia. Eravamo pochi allora, ci conoscevamo tutti e tutti con una storia alle nostre spalle.

Con Libero avevo stabilito un contatto umano difficile da definire. Si giocava di continuo, si ironizzava sui comportamenti che ci sembravano già visti in passato, era un continuo non prendersi sul serio, ma senza che questo ci impedisse di confrontarci, ad ogni occasione si finiva per fare tavolo assieme e continuare a prenderci in giro.

Stare con Libero voleva dire  divertirsi. Se penso a quegli anni mi sembra impossibile che una persona come Libero non ci sia più e che io non possa più godere della sua persona, della sua amicizia  e del suo senso dell’umorismo .

La sua scomparsa mi sembra ancora più assurda perché non c’è un perché ed al momento forse conosciamo  il come. Un delitto efferato ed assurdo senza apparente logica , che ancora deve trovare una sua spiegazione.  Ogni anno Carlo ed io ci ritroviamo davanti ad un muro di gomma , ma continueremo a ricordare Libero Masi attraverso l’unico strumento che abbiamo, queste pagine.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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