Pachino. Che fine ha fatto il pomodoro?1 min read

Fabrizio Calastri lascia per un attimo da parte le cene di Babette e ci parla dei pomodori, anzi, degli “ex-pomodori” di Pachino.

 

Non fosse che l’ha detto Piero Sardo, di cui noi veterani di (Arcigola) Slow Food abbiamo sempre apprezzato le qualità e le grandi e approfondite conoscenze in materia di prodotti tipici e di biodiversità, forse non era nemmeno da prendere in considerazione l’affermazione. Sardo ha dichiarato su “La Repubblica” del 5 agosto scorso che “A Pachino si producono i migliori pomodori del mondo”.
 Forse sarebbe più corretto dire “si producevano”. Viene infatti da chiedere a Sardo: ma quant’è che non vai a Pachino? Io ci sono andato l’estate scorsa e la situazione era disperata. Ettari ed ettari di serre abbandonate perché un parassita che si chiama tuta absoluta ha distrutto tutte le coltivazioni dei pomodorini senza che nessuno riuscisse a fermarlo.

Visto da lontano il territorio di Pachino sembrava un enorme lago: non era acqua ma plastica, la plastica delle serre abbandonate. Regnava la desolazione. Qualche agricoltore mi ha detto che si tratta di un parassita resistente a tutti i trattamenti che una produzione intensiva (si era arrivati anche a tre raccolti all’anno) ha reso necessari negli anni.

Non so quanto questo sia esatto, saranno gli agronomi della Regione Sicilia e gli altri specialisti coinvolti a dare una risposta, certo è che sono situazioni drammatiche per chi ci lavora, ma estremamente preoccupanti anche per i consumatori e su cui  dovremmo fare corretta informazione e approfondita riflessione.

Fabrizio Calastri

Nomen omen: mi occupo di vino per rispetto delle tradizioni di famiglia. La calastra è infatti la trave di sostegno per la fila delle botti o anche il tavolone che si mette sopra la vinaccia nel torchio o nella pressa e su cui preme la vite. E per mantener fede al nome che si sono guadagnato i miei antenati, nei miei oltre sessant’anni di vita più di quaranta (salvo qualche intervallo per far respirare il fegato) li ho passati prestando particolare attenzione al mondo del vino e dell’enogastronomia, anche se dal punto di vista professionale mi occupo di tutt’altro. Dopo qualche sodalizio enoico post-adolescenziale, nel 1988 ho dato vita alla Condotta Arcigola Slow Food di Volterra della quale sono stato il fiduciario per circa vent’anni. L’approdo a winesurf è stato assolutamente indolore.


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0 responses to “Pachino. Che fine ha fatto il pomodoro?1 min read

  1. io vivo a Pachino e lavoro in agricoltura, mi occupo sia di ortaggi che di uva da vino, entrambe le mie colture sono a regime biologico in serra e in campo aperto. è vero che ci sia stato un forte attacco da parte di questo parassita, ma stranamente la mia piccola produzione non ha avuto nessun problema del genere, sarò stato fortunato o i miei ortaggi sono in una posizione favorevole, fatto sta che nonostante sia in agricoltura biologica non ho avuto problemi!!!

    questa mia modesta esperienza credo che inviti a riflettere!

  2. In effetti fa riflettere e non poco. Un regime biologico regge e quello iper “insetticidato” ne prende di santa ragione. Come se tutti i trattamenti avessero tolto ogni difesa immunitaria alle piante e, una volta arrivato qualcosa di diverso….niente è servito.

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