Fabrizio Calastri lascia per un attimo da parte le cene di Babette e ci parla dei pomodori, anzi, degli “ex-pomodori” di Pachino.
Non fosse che l’ha detto Piero Sardo, di cui noi veterani di (Arcigola) Slow Food abbiamo sempre apprezzato le qualità e le grandi e approfondite conoscenze in materia di prodotti tipici e di biodiversità, forse non era nemmeno da prendere in considerazione l’affermazione. Sardo ha dichiarato su “La Repubblica” del 5 agosto scorso che “A Pachino si producono i migliori pomodori del mondo”.
Forse sarebbe più corretto dire “si producevano”. Viene infatti da chiedere a Sardo: ma quant’è che non vai a Pachino? Io ci sono andato l’estate scorsa e la situazione era disperata. Ettari ed ettari di serre abbandonate perché un parassita che si chiama tuta absoluta ha distrutto tutte le coltivazioni dei pomodorini senza che nessuno riuscisse a fermarlo.
Visto da lontano il territorio di Pachino sembrava un enorme lago: non era acqua ma plastica, la plastica delle serre abbandonate. Regnava la desolazione. Qualche agricoltore mi ha detto che si tratta di un parassita resistente a tutti i trattamenti che una produzione intensiva (si era arrivati anche a tre raccolti all’anno) ha reso necessari negli anni.
Non so quanto questo sia esatto, saranno gli agronomi della Regione Sicilia e gli altri specialisti coinvolti a dare una risposta, certo è che sono situazioni drammatiche per chi ci lavora, ma estremamente preoccupanti anche per i consumatori e su cui dovremmo fare corretta informazione e approfondita riflessione.