Osteria del Treno a Milano: peccato avere solo uno stomaco!3 min read

L’Osteria del Treno è per me un punto di riferimento fisso a Milano quando cerco un locale dove trovare la cucina lombarda al suo top assieme a una bella carta dei vini. Non sono mai rimasta delusa anche se, a dire il vero, sono un po’ “monogama” per quanto riguarda il primo piatto che è quasi sempre il risotto alla milanese, che sia con il midollo di manzo oppure con l’ossobuco di vitello in salsa gremolada.

 L’ultima volta ho optato per risotto e ossobuco, dove il primo era mantecato alla perfezione e il secondo era morbidissimo; un piatto top! Se però non volete il risotto anche i taglioni ai misultini del lago di Como (un presidio Slowfood) secondo me sono un bel mangiare. Se invece volete iniziare dagli antipasti la scelta è vasta e va da quattro assaggi lombardi (crema di robiola di Pandino, petto d’oca affumicato di Vigevano, salva cremasco con mostarda di agrumi, insalata di nervetti e patè di fegato alla milanese)  a selezioni di salumi a tema, spesso di Presidio Slow Food, provenienti da varie parti d’Italia. Infine una proposta di formaggi selezionati che trovate anche con una pagina dedicata.

 Escludendo salumi e formaggi si parte dai mondeghili (tipiche polpette milanesi) passando per varie proposte vegetariane per arrivare all’insalata di nervetti che mi ha molto tentata anche se, avendo previsto il risotto, non me la sono sentita

E passiamo ai secondi: anatra, galletto, gallina, battuta di manzo piemontese o baccalà, ma sempre per restare nel classico più classico la proposta più intrigante è secondo me quella dei rostin negàa con tortino di patate, mi hanno incuriosita molto.  Mi sa che la prossima volta o ci vado due volte, oppure mi decido a diventare poligama e a lasciare il risotto provando qualcos’altro!

A questo punto, se siete abbastanza coraggiosi e avete intenzione di fare il giro di Milano by night onde digerire e quindi poi riuscire a dormire almeno un po’,  potete scegliere tra i dolci. Pesche all’amaretto, Pan de mej con salsa al mascarpone, un’immancabile torta al cioccolato e pistacchio (oggi se un menù non prevede uno o più dolci al cioccolato è considerato indegno di valutazione) e infine il gelato al pistacchio e peperoncino davvero molto buono nonostante che il pistacchio non fosse di Bronte (e anche qui, oggi, se non è di Bronte non è nessuno:  meno male che c’è anche chi ha il coraggio di dichiarare anche il contrario).

Veniamo alla carta dei vini. La filosofia dell’Osteria del Treno mi piace molto perché va per lo più alla ricerca di vini con un ottimo rapporto qualità-prezzo e, pur cercando sempre nuove proposte. Ha una base di produttori selezionati nel tempo che restano fissi, perché da sempre lavorano insieme, come a voler affermare che il rapporto umano è molto importante. La proposta è ampia e va da nord a sud Italia con un’ovvia predilezione, dato il menu,  per i rossi. Sempre ottima la selezione dei vini al bicchiere: noi ci siamo bevuti un calice di Marzemino di Lazzari che, abbinato all’ossobuco col risotto era perfetto (niente di più perché venivamo da una giornata di degustazioni).

Sul fronte pezzi tranquillità assoluta, a parte il mio risotto preferito che arriva a 28 Euro (ma è un primo e un secondo) tutti i piatti vanno da un minimo di 6 a un massimo di 15-18 euro. Quindi il rapporto qualità-prezzo dei vini lo si ritrova anche nella totalità della proposta.

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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