Orvieto: avevamo visto giusto!2 min read

Iniziamo il nostro percorso annuale di degustazione dall’ Orvieto, da un vino che negli ultimi tempi sta rialzando la testa ed a cui ci siamo approcciati per la prima volta solo lo scorso anno. Non ci aspettavamo in realtà moltissimo ma rimanemmo sorpresi sia della qualità media dei vini sia della possibilità di invecchiamento che i migliori portavano con sé.

 

Ad un anno di distanza siamo tornati ad Orvieto e, sempre grazie al Consorzio di Tutela, abbiamo potuto constatare che l’impressione dello scorso anno non era per niente sbagliata.

 

Prima però di parlare dei vini assaggiati (non molti purtroppo, e questo è uno dei problemi della denominazione) cerchiamo di fare un quadro della situazione. Dai 2200 ettari di Orvieto DOC (1800 in Umbria, il resto nel Lazio)  si producono circa 14 milioni di bottiglie, la stragrande maggioranza  (siamo attorno al 60-70%) purtroppo imbottigliato fuori zona.

è il primo problema per chi produce degli Orvieto di livello: doversi confrontare sul mercato con vini dai prezzi spesso stracciati. Negli ultimi tempi però, grazie anche alla diminuzione delle rese a 90 q.li ad ettaro per il quarto anno consecutivo (ed una resa media ancora più bassa, di 73 q.li) le possibilità di proporre e vendere un buon Orvieto sono in crescita. Sono in crescita e quindi è logico averne degustati diversi sia con un ottimo rapporto qualità-prezzo, sia con caratteristiche adatte ad un medio invecchiamento.

Se i 2013 ci sono sembrati praticamente tutti buoni, i campioni del 2012 e 2011 si sono presentati ancora meglio, confermando il nostro giudizio dello scorso anno.

 

Anche se il disciplinare, con un 40% di altre uve oltre a Procanico e Grechetto, non spinge certo ad una forte caratterizzazione territoriale, i vini ci sono sembrati comunque abbastanza allineati, senza grandi fughe aromatiche a destra e sinistra. Inoltre, anche rispetto allo scorso anno, abbiamo visto una maggiore pulizia esecutiva non scissa dalla ricerca di una buona complessità generale. Certo non siamo di fronte ad un Corton Charlemagne ma crediamo che un buon Orvieto possa sorprendere molti.

 

Ma veniamo ai vini: di scena, come detto, soprattutto i 2013. Vini nati da un’annata molto difficile, dove la muffa non nobile ha fatto molti danni: nonostante tutto sono puliti al naso, ben eseguiti, di buona freschezza e alcuni anche con struttura di riguardo. Attenzione! Stiamo parlando dei nostri pochi assaggi che, come potete vedere qui  hanno nome e cognome, non del mare magnum di Orvieto che si trova a prezzi  bassissimi nei supermercati italiani ed esteri.

 

Forse il fatto di essere veramente poche aziende a produrre buone bottiglie porta un unico vantaggio, quello di poter memorizzare con facilità quali Orvieto acquistare.

 

E molti di quei pochi li potete acquistare a prezzi veramente vantaggiosi: come abbiamo fatto noi fermandoci in un grande supermercato (ma ben fornito), prima di entrare in autostrada e tornare a casa.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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