Oli deodorati: fatto l’inganno trovata la legge?4 min read

Non sono esperto d’olio ma conosco abbastanza il settore. Per questo ho la certezza, purtroppo non da adesso,  che i cosiddetti oli extravergine di oliva venduti a 3-4 Euro al supermercato, non sono composti SOLO da olio extravergine di oliva (non potrebbero costare così poco e far guadagnare tutti i passaggi di filiera) ma da un blend tra poco extravergine e altri oli.

Questi spesso sono oli difettati, successivamente raffinati  e così ridotti a inerte massa grassa inodore ed insapore. Questa, che è frode bella e buona,  accade sotto gli occhi di tutti non da ora, ma da che mondo è mondo.

Chi crede che con pochissimi euro si possa portare a casa dal supermercato un extravergine d’oliva fatto e finito è nella migliore delle ipotesi, un credulone.

In realtà accade quando ho detto sopra: un po’ come quando da bambini facevamo le bizze per bere il vino a tavola ed i genitori ci mettevano un goccio di vino rosso nel bicchiere colmo d’acqua. Noi lo vedevamo quasi uguale al loro e bevevamo contenti.

Così il consumatore si beve contento la bufala che l’olio extravergine d’oliva, sia un prodotto che l’industria vende a poco perché comprandone molto può giocare sul prezzo. Errore! L’industria ne compra molto, ma ne compra molto di più difettato, lo raffina ( o lo deodora…vedi più avanti) , lo “blendizza” e ce lo vende a prezzi impossibili da immaginare per un extravergine 100%.

Questo fatto era oramai talmente lampante (lapsus neanche tanto freudiano) che la Comunità Europea non poteva più fare finta di niente.

A questo punto entra in campo l’olio deodorato, che di partenza sarebbe un olio vergine o addirittura extravergine sempre difettato (però meno), in particolare al naso. Quest’olio, assieme ai raffinati, è (purtroppo) presente da molto tempo sul mercato. La deodorazione (che non è la raffinazione) lo rende “solo” inodore e quindi adatto al taglio con un extravergine buono. Esiste anche da tempo  un’analisi che permette di vedere se è quanto olio deodorato ci sia in una bottiglia di extravergine, misurando  il contenuto di etil esteri di acidi grassi (EEAG) e di metil esteri (MEAG).

Detto questo si arriva al fatto d’attualità: nel nuovo regolamento comunitario 61/2011 è stato inserito l’utilizzo dell’analisi suddetta per stabilire se e quanto, dentro ad un olio dichiarato extravergine, vi sia olio deodorato.  Quello che ha fatto discutere e che Carlin Petrini ha demonizzato in un comunicato stampa di Slow Food è il livello massimo ammesso: 150 mg/kg. Infatti Se in un normale extravergine si hanno livelli tra 10 e 30 mg/kg  la legislazione comunitaria ne ha fissato uno molto più alto e, a prima vista incomprensibile.

Non nascondo che questa visione allarmistica mi aveva colpito, ma per fortuna il Nostro Pasquale Porcelli si è informato e mi ha indicato, tra l’altro, un articolo di Luigi Caricato (leggi qui) che, partendo da punti di vista molto più scientifici, ridimensiona e non di poco l’allarme.  In soldoni Caricato sostiene che, esistendo da sempre sul mercato gli oli deodorati, l’inserimento nella legge comunitaria di un parametro per riconoscerli è qualcosa di assolutamente positivo. Il livello molto alto permesso è dovuto al dover soddisfare le esigenze di altre realtà olivicole (Spagna in primis) che hanno questo livello molto più alto in natura. Inoltre, dato che un olio con alti parametri  di EEAG odi MEAG deve per forza avere difetti al naso, il fatto che non li abbia lo identifica immediatamente come olio deodorato ed è quindi un marker di possibile frode. Caricato si augura anche che il livello di 150 mg/kg venga diminuito presto e portato a livelli più rispondenti per un extravergine.

A questo punto mi sento un po’ come l’asino di Buridano. Da una parte il grido di allarme di Petrini mi colpisce ed in effetti inserire in una normativa comunitaria un parametro massimo così alto non depone certo a favore della qualità di un extravergine. Dall’altra le argomentazioni di Caricato (se non le avete ancora lette vi consiglio veramente di farlo qui ) sono quasi tutte inattaccabili dal punto di vista scientifico.

Quasi tutte, perché dare per scontato che il parametro verrà abbassato in futuro mi sembra  molto ma molto ottimistico. Inoltre un parametro così alto di fatto permette la commercializzazione legale sotto la dizione extravergine, di tante schifezze deodorate.

In definitiva, la frase conclusiva che avevo in mente (Fatto l’inganno trovata la legge) e che ho usato come titolo all’articolo merita un aggiustamento, un bel punto interrogativo finale che ci mantiene in stato d’allarme ma lascia spazio anche ad ulteriori approfondimenti (che faremo!) in un mondo poco conosciuto come quello dell’ olio d’oliva

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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