Occhio al Limniò e al mitologico vino dei Kikones!3 min read

In un periodo in cui non si può viaggiare decidiamo di farlo andando indietro nel tempo di diversi secoli. Siamo alla fine della guerra di Troia, nell’Odissea con Omero, nel momento in cui  Ulisse lasciò Troia per tornare a Itaca.

La prima tappa di Ulisse fu la terra dei Kikones. Nell’Iliade i “Kikones” sono menzionati come alleati dei Troiani e loro fornitori di vino durante la decennale guerra di Troia. Prima della battaglia tutti i guerrieri bevevano vino con acqua.

Qui Ulisse incontrò il re e sacerdote dei Kikones chiamato Maronas che era un  discendente di Dioniso. Dato che i Troiani ed i loro alleati i Kikones erano stati sconfitti sconfitti dagli Achei, il sacerdote di Apollo, Maronas,  pregò Ulisse di non fare male alla sua famiglia e lui rispettò tale richiesta. Per ringraziarlo Maronas gli diede doni di grande valore: dodici anfore con vino dolce rosso (conosciute fino ad oggi come vino maronita), una coppa (Kylix) d’argento da vino e sette talanti d’oro puro. Il talanto equivaleva a 26kg di oro, quindi 26×7=182kg di oro, considerando il valore attuale (50.000€/kg), Maronas donò ad Achille l’equivalente attuale di 9.100.000€: indubbiamente un bel regalino.

Ma passiamo al vino, argomento che ci interessa di più (oddio, anche i 9 milioni…)

Secondo la mitologia, mentre Ulisse e i suoi 12 compagni girovagando per Ismara, trovarono una grotta ed entrarono senza sapere che era la residenza del ciclope Polifemo. Purtroppo rimasero intrappolati all’interno della grotta quando il ciclope chiuse l’ingresso con una roccia, dopo aver fatto entrare le sue pecore. Come è noto, Polifemo era il figlio del dio Poseidone (Nettuno) e aveva un solo occhio sulla fronte. Ulisse lo ubriacò con il vino dei Kikones, lo accecò e così riuscì a scappare con i suoi compagni.

Ulisse narra ai Feaci: “Ll’odore che preveniva dalla coppa Kylix, era un profumo meraviglioso, nessuno aveva modo di resistere. Era il vino dolce e ardente che Ulisse dava a Polifemo, non una, ma tre volte, perché al gigante piaceva assai.” In una conferenza internazionale nella città di Volos, nel 2009, si sostenne che quel vino non ubriacò Polifemo ma gli portò quanto portava solo sonnolenza.

Si trattava di un merum che doveva essere diluito con venti parti di acqua per evitare di perdere il suo carattere di vino. Nasceva da uve “essiccate al sole”, molto dolci e di spessore.

Il vino dei Kikones che salvò Ulisse e i suoi compagni da Polifemo, secondo Esiodo e Aristotele, era della varietà Limniò, ch  è considerato se non il più antico, uno dei vitigni più antichi del mondo.

Oggi nella zona della Tracia, la varietà Limniò è coltivata dalla “Kikones” Winery vicino alla vecchia Maronia e dal “Anatolikos Vineyards” che si trova nella città di Avdera, città natale di Democrito.

Una varietà ma due vini diversi, entrambi da agricoltura biologica ed entrambi provenienti da zone storiche della Tracia.

Il Limniò della cantina Kikones ricorda i vini rossi della Borgogna pronti per il consumo. Piccoli frutti rossi al naso, erbe fresche, spezie dolci e sentori di legno elegante. Secco in bocca, corpo moderato, tannini moderati con il legno che si sente ma non è dominante. Un vino che rivela le alte potenzialità di un vitigno che non ha certo il fascino di quello di Ulisse e la storia che si porta sulle spalle ma che nelle giuste mani, come quelli della enologa proprietaria Melina Tassou, sa stupire. Ottimo se abbinato a tagliatelle fresche con i porcini.

Il Limniò 2018 della cantina Anatolikos Vineyards dei F.lli Sakis e Marios Nikolaidis, viene vinificato, così come per tutti i loro vini, con lieviti indigeni. Maturazione sulle fecce fini per 12 mesi in vecchie botti di rovere. Rubino brillante, bouquet complesso di frutti e spezie piccanti e dolci, terroso con un’elegante nota di pelle e roccia scura nel finale. Tannini gentili, acidità equilibrata, retrogusto profondo e esuberante di spezie con un accenno di cioccolato. Impressiona il finale lunghissimo. È stato provato con un grande piatto toscano, cinghiale in umido leggermente piccante.

 

 

Haris Papandreou

Arrivato a Firenze nel lontano 1985 con studi in economia e commercio. Attualmente segretario del Consolato Onorario della Grecia a Firenze e responsabile della parte economica in un studio tecnico. Appassionato di vino e organizzatore di diverse degustazioni di vino greco a Firenze.


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