Nebbiolo Prima, la difficile quadratura del cerchio3 min read

Forse grazie al meteo possiamo riuscire a farci un’idea chiara di Nebbiolo Prima, manifestazione che in cinque giorni permette a giornalisti di tutto il mondo di trovarsi di fronte  a centinaia di produttori langaroli e roerini  ma soprattutto ai loro vini (in assaggi bendati o palesi, effettuati sia in perfette sale di degustazione o in cantina o a ristorante etc).

Quest’anno dal punto di vista meteorologico abbiamo avuto due bellissime giornate estive seguite da tre invernali. Sole e caldo sostituito repentinamente da pioggia, freddo e addirittura nebbia . Non possiamo certo addebitare ad Albeisa l’andamento meteorologico. Lei, grazie anche alla sempre puntuale organizzazione logistica di Gheusis, può al massimo far alzare l’aria condizionata se aumenta il caldo nelle sale di degustazione o fornire ombrelli per non bagnarci nei trasferimenti a piedi sotto una pioggia battente.

In effetti Nebbiolo Prima è una manifestazione a cui si chiede praticamente la perfezione, tra cui  giornate calde ma non troppo. Ogni giornalista la vorrebbe fatta a sua immagine e somiglianza. Meno assaggi la mattina o più assaggi la mattina, meno visite al pomeriggio o più visite al pomeriggio, più incontri generali con i produttori o meno incontri con i produttori, quel ristorante al posto dell’altro, un albergo più lussuoso o meno lussuoso ma più vicino alla sala degli assaggi.

Insomma una manifestazione rodata e di indubbio successo viene regolarmente messa in discussione per andare a cercare il pelo nell’uovo.  Lo stesso presidente di Albeisa, Alberto Cordero di Montezemolo, assieme ai suoi consiglieri è in costante ricerca di miglioramenti, magari giusti, ma che assomigliano sempre più ad una impossibile quadratura del cerchio.

Una quadratura che però non deve prescindere da un dato incontrovertibile: a Nebbiolo Prima aumentano i produttori giovani e da poco sul mercato ma diminuiscono quelli storici, quelli che poi si ritrovano più facilmente nei mercati di tutto il mondo, quelli di cui si discute ed il cui nome è sulla bocca di tutti. Questo non per voler togliere niente a chi partecipa ma semplicemente per  far capire quale è il vero nodo su cui si dovrebbe agire.

Capisco che non si possano forzare le aziende a mettersi in comparazione con le altre, ma riuscire almeno a coinvolgere  quei 25-30 nomi, anche solo in una degustazione pomeridiana peripatetica (quella dove i giornalisti vanno da un banchino all’altro, da un produttore all’altro) potrebbe essere veramente il segnale che tutta la Langa ( e il Roero) si riconosce nella manifestazione nata per promuoverla tutta, per farla conoscere in toto alla stampa di tutto il mondo.

Questo in generale: scendendo nel mio “particulare” guicciardiniano credo che 80 vini ogni mattina, con 4 ore a disposizione siano veramente tanti per nno dire troppi: questo porta alcuni ad assaggiare solo una parte dei vini , altri a non mantenere la concentrazione occorrente per tutto il tempo e altri ancora a rischiare di prendere fischi per fiaschi, specie in un momento in cui questi vini mostrano caratteristiche troppo giovanili, come tannini molto ruvidi o nasi ancora chiusi o di difficile interpretazione.
Specie per diversi colleghi esteri che vengono da molto lontano e che magari non hanno l’esperienza per capire certe naturali durezze del nebbiolo, credo che Nebbiolo Prima sia una manifestazione molto difficile da interpretare. All’opposto per tanti italiani penso ( e spero) sia solo un punto di partenza per la valutazione delle nuove annate e non certo il luogo dove sparare punteggi, sia su carta che sul web.

Per quanto riguarda Winesurf l’approccio tenuto è quello della valutazione rigorosamente generale, grazie anche alla possibilità che Albeisa e Consorzio Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, ci hanno nuovamente dato di tornare in autunno (assieme agli IGP) per degustare vini sicuramente più pronti e comunque con caratteristiche più definite.

Quindi solo dopo settembre e assaggi che ci chiariranno molto di più le idee, pubblicheremo i risultati “ad aziendam” . Per un quadro generale sulle nuove annate basterà invece ….leggere questo articolo .

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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