Nebbiolo Prima e Grandi Langhe: two gust is megl che one?3 min read

Per prima cosa spieghiamo il titolo dell’articolo, mutuato da una vecchia pubblicità di gelati: quest’anno Nebbiolo Prima, ovvero l’anteprima per la stampa delle nuove annate di Barolo, Barbaresco e Roero è stata affiancata dalla terza edizione di Grandi Langhe, evento aperto soprattutto ai professionisti (enotecari, ristoratori, sommelier) e agli appassionati del settore, che presenta i vini di Langa facendo avvicinare i produttori ai consumatori finali.

Così negli stessi giorni (2-3-4 aprile) si sono svolte due manifestazioni, una riservata solo alla stampa e la seconda aperta ad un pubblico selezionato ma a cui anche noi giornalisti potevamo partecipare.

 

Quindi il giornalista/degustatore seriale perfetto poteva (o doveva) degustare la mattina dalle 8.30 un centinaio di Barolo o Barbaresco o Roero e nel pomeriggio recarsi nelle sedi di Grandi Langhe e assaggiare altri vini o riassaggiare gli stressi vini del mattino, questa volta però parlando con i produttori.

Lo stesso degustatore seriale perfetto a fine giornata si sarebbe ritrovato sul gobbo almeno 170-180 assaggi di vini non certo semplici come quelli che nascono dal Nebbiolo.

Come potete capire ben pochi alla fine hanno portato a compimento “il programma”.

 

Lo scorso anno mi ero chiesto come si potevano degustare 100 vini ed essere obiettivi, quest’anno prima di rifarmi la stessa domanda ho riflettuto e mi sono detto che non era necessario farlo, nel senso che non era necessario degustarli. Pensandoci bene mi sono convinto che oramai immaginare e volere Nebbiolo Prima, evento che conta più di venti edizioni, come era in passato non solo è sbagliato, è fuorviante.

La moltiplicazione dei produttori (e quindi dei vini) da una parte, l’abbandono dell’evento da parte di molti brand importanti (che disertano per paura di essere valutati negativamente)dall’altra, mettiamoci il costante aumento d’importanza dei mercati esteri e la conseguente  moltiplicazione dei giornalisti esteri, spesso più portati al giornalismo enoico descrittivo che solamente degustativo. Ci vogliamo anche mettere il declino delle guide cartacee italiane e l’esplosione del vino sul web? Mettiamocelo!

Prendendo tutti questi elementi e cercare di dargli una moderna quadra è praticamente come voler far quadrare un cerchio, cioè impossibile.

 

Per questo (oltre che per contenere un po’ i costi) credo si sia arrivati all’affiancare i due eventi per permettere ad ognuno dei giornalisti presenti di gestire a suo piacimento la giornata. Vuoi assaggiare vini bendati in maniera professionale? Vuoi assaggiare parlando con il produttore? Vuoi fare un po’ di questo e un po’ di quello? Tutto era possibile, tranne fare tutto.

Ecco perchè non getto la croce addosso all’accoppiata Nebbiolo Prima/Grandi Langhe (anche se da 5  i giorni di assaggio sono diventati 3 e il numero dei vini in degustazione ogni giorno è aumentato)

, vedendo la somma degli eventi come un modo, magari da affinare, di dare ancora più possibilità alle molteplici ed eterogenee richieste dei giornalisti nazionali e esteri di cucirsi addosso un programma adatto.

 

Oddio,  anticipare di un mese Nebbiolo Prima non è certo la cosa migliore per avere vini degustabili, ma oramai sono convinto che la manifestazione serva per capire l’annata, non certo per dare un voto definitivo e pubblicabile al Barolo di pinco o al Barbaresco di caio.

 

A proposito di Nebbiolo Prima (di Grandi Langhe scriverà Giovanni Solaroli), non posso che elogiare l’organizzazione di Albeisa che, grazie a sommelier competenti e attenti, ci ha permesso di svolgere un lavoro non certo facile.

 

E a proposito di lavoro, voi vorreste sapere come sono le nuove annate: per questo dovrete aspettare il prossimo articolo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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