Un anno fa il mondo del vino e non solo era tutto focalizzato sulla rocca di Montalcino e sul suo famoso vino, il Brunello. Televisioni da tutto il mondo, articoli sui principali quotidiani, internet che ribolliva di commenti. Ettari di Merlot spuntavano come funghi, sequestri di vino in cantine importanti e blasonate avvenivano quasi ogni giorno. Tutto questo venne chiamato con un termine che si spiegava da solo: Brunellopoli.
Ad un anno di distanza a che punto siamo dopo tutto il polverone alzato? Diversi segnali ci portano verso quella che potremmo chiamare normalizzazione. Una normalizzazione però che ha alcuni punti non proprio chiari.
Punto numero uno.
Durante lo scorso Benvenuto Brunello abbiamo assaggiato dei 2004 mediamente molto diversi dal trend degli scorsi anni: al posto di colori porpora intenso, di profumi tendenti alla frutta nera matura, di morbide e cicciute rotondità, abbiamo trovato colori rubino (anche troppo) scarichi, profumi di frutta rossa con inizi di (normale) terziarizzazione, freschezze e scontrosità tanniche di cui si era quasi perso memoria. In poche parole: un ritorno in massa ai dettami del Sangiovese che ci ha stupito, in positivo, ma ci ha stupito. Motivo dello stupore: Il Brunello non è un vino che entra in commercio dopo 6 mesi dalla vendemmia, ma dopo 4 e rotti anni. Quando questo 2004 venne vinificato e poi messo in legno i Brunello di riferimento erano quelli (poi sono finiti sotto accusa…..) con caratteristiche “internazionali”. Possibile che la stragrande maggioranza dei produttori ilcinesi non cercasse, nell’impostare il 2004, di ispirarsi a quello che il mercato e le guide allora fortemente premiavano e volevano? Le stesse ultime annate (2002-2003) pur nelle loro grandi diversità si declinavano su uno stile più”rotondeggiante”. Da un momento all’altro invece, anche cantine che ci avevano abituato a delle psuedo marmellate, te ne escono con vini di caratteristiche quasi opposte. Non vi sembra strano? Se li avevano impostati così da allora vuol dire che predicavano in un modo ed agivano in un altro (con notevoli doti di preveggenza….), se non li avevano impostati così allora……..cosa è successo?
Punto numero due.
Dopo il comunicato della Procura di Siena dello scorso ottobre (vedi) che disegnava un quadro veramente preoccupante tutto è diventato silente. Incidenti probatori, declassamento di vini, indagini ulteriori: tutto è stato fatto silenziosamente. Non siamo certo noi quelli che vogliono sbattere il mostro in prima pagina, ma non possiamo non constatare che i forti rumori del bombardamento mediatico sono diventati sonnacchioso frinire estivo di cicale. Nel frattempo non abbiamo dubbi che la magistratura sia andata avanti per la sua strada, ma ci sembra una strada veramente lunga, se ancora non si è giunti nemmeno ad un rinvio a giudizio dei molti che si ventilavano come quasi immediati. Nel frattempo invece chi era rimasto, per i suddetti motivi giudiziari, senza Brunello, lo ha acquistato da altre cantine, non commettendo in questo nessun illecito ma ricreando così quella rete di “favori commerciali” (io ti compro una parte del tuo vino e ti aiuto, con la mia grande rete commerciale, a piazzare anche il tuo) che sembrava fosse uno degli elementi alla base dello scandalo.
Punto numero tre.
E’ di questi giorni la notizia/voce(ancora da verificare. (Vedi) che le analisi effettuate sui campioni sequestrati non potranno essere utilizzate come prove in un futuro dibattimento perché manca, a monte, una banca dati con cui confrontarle. Ma vogliamo scherzare?? Ed allora su cosa si baseranno le imputazioni, su sensazioni organolettiche??? E questo la magistratura non poteva saperlo prima???? Le analisi, (con tutte le discussioni interminabili fatte sul quale tipo fosse migliore o più affidabile) valgono per poterlo definire Brunello ( quindi Sangiovese 100%)e venderlo ma non vanno bene per dimostrare la stessa cosa in tribunale. Speriamo che questa voce risulti infondata, altrimenti sarebbe proprio il classico colpo di spugna, un “liberi tutti” che ci farebbe fare, come minimo e per l’ennesima volta la figura di quelli che sollevano polveroni senza giungere mai a niente.
Come vedete questi tre motivi (se ve ne vengono in mente altri il blog è a disposizione) portano ad intravedere un normalizzazione non proprio chiara di Brunellopoli. Attenzione: se, al termine delle indagini si fosse giunti ad un “non luogo a procedere”, se il Brunello in realtà risultasse al di sopra di ogni sospetto, basta che ce lo dicano: noi saremo felici di saperlo e di comunicarlo al mondo. Se invece siamo nella situazione dove le cose sembrano cambiate in meglio (vedi Brunello del 2004) per poi in realtà ritornare quelle che erano, senza che indagini accurate abbiano potuto scardinare il sistema che era stato ventilato (non solo frode in commercio e “merlottizzazione” del Brunello ma sottrazione e distrazione di fondi comunitari), allora la situazione è veramente triste e Brunellopoli, un caso di portata internazionale, con forti connotazioni di giallo rischia di trasformarsi nel solito …giallo paglierino scarico all’italiana.
A proposito: negli scorsi mesi si è tanto parlato di “Montalcino che fallisce”, di aziende costrette a chiudere,di un intero settore produttivo ridotto alla fame, arrivando in alcuni casi a dare la colpa di questo addirittura alla stampa. Lo sapete qual è l’unica azienda agroalimentare che ha chiuso sul colle? Si chiamava Spereta, era un caseificio che da generazioni produceva dei formaggi splendidi: aveva puntato solo sull’alta qualità senza compromessi, ma ha dovuto chiudere i battenti sconfitta da prodotti di basso profilo e prezzo : il messaggio implicito forse è: la qualità, quella vera, non paga?