Monferace e la riscoperta del Grignolino5 min read

Nel mese di ottobre si è svolta nel bellissimo Castello di Ponzano Monferace 2018 en premier, un evento dedicato ai giornalisti per raccontare il Monferrato attraverso il Grignolino.

Evento ben organizzato con tempistiche e interventi molto interessanti, grazie ai quali siamo riusciti a capire meglio il territorio e  le varie espressioni del Grignolino che il Progetto Monferace vuole proporre.

Mappa del territorio

Gli interventi

Intervento illuminante per me è stato quello di Alfredo Frixa, che ha presentato un lavoro incentrato sui vigneti a Grignolino Monferace, utilizzando i dati e i campioni di terreno forniti, in breve tempo, dai 12 produttori coinvolti nel progetto. Lo studio è parte integrante di un progetto denominato “Geologia e vini;  Mare nei Vigneti” non ancora completato.

In definitiva I terreni di produzione del Monferace sono calcarei-argillosi, compatti, ricchi di limo (quasi al 50%) caratteristiche che conferiscono al vino un maggiore potenziale di struttura e di invecchiamento. Quattro  i ‘macro’ terreni individuati:

Formazioni di Cardona: le più antiche oltre 30 milioni di anni denotano ambienti di mare basso con un’organizzazione verticale con un maggiore finezza nella parte superiore. Alla base si riconoscono conglomerati a ciottoli e blocchi con abbondante matrice arenacea.

Formazione di Antognola: 23-28 milioni di anni marne siltose brune e grigiastre ed arenarie giallastre prevalentemente grossolane.

Pietra dei Cantoni: 20-14 milioni di anni. marne e marne calcaree biancastre a stratificazione mal distinta, con  silice ricca di fossile, plancton, ricci di mare, bivalvi, gasteropodi e coralli.

Marne di Sant’Agata/vena del gesso/argille azzurre: 11-5 milioni di anni periodo in cui il mediterreaneo diventa un grande mare salato (gesso+zolfo)

Molto sobrio l’intervento di Marco De Vecchi, Professore dell’Università degli Studi di Torino che ha parlato del ‘IL VALORE DEL PAESAGGIO AGRARIO DEL BASSO Monferrato’ e delle sue possibilità di sviluppo economico. Un intervento  equilibrato dell’uomo sugli  elementi naturali, con l’utilizzo sapiente anche degli elementi forniti dal territorio possono essere un valore aggiunto. Ne è un esempio La Pietra dei Cantoni, una tipologia di pietra che caratterizza il territorio del Monferrato, ampiamente usatanelle costruzioni e ove i famosi Infernot, strutture architettoniche ipogee atte a conservare il vino, sono state intarsiate.

Mario Ronco, enologo e Vicepresidente dell’Associazione MonFerace ha presentato le caratteristiche dell’uva Grignolino, le cui prime tracce si trovano in un documento del 1249 con il nome di Berbexinis, illustrato i lavori di ricerca portati avanti dal CREA e dai produttori stessi che vertono sullo studio dei precursori di aroma nelle uve, dei profumi nei vini e della componente polifenolica dei Grignolino ‘Monferace’.

Grignolino

L’uva

Il Grignolino uva dalla germogliatura di media epoca e maturazione dell’uva: medio-tardiva. Media vigoria e che fornisce produzioni in quantità medio-elevate. La controspalliera con potatura mista di tipo Guyot è il sistema di allevamento più diffuso. Le uve sono riccamente dotate in polifenoli con tannini spesso ruvidi che si ammorbidiscono con il tempo. Il colore degli acini non è uniforme e al loro interno vi è una grande presenza di vinaccioli (eccolo li il tannino).

L’associazione e il disciplinare.

L’associazione Monferace, 12 produttori aderenti ad oggi, nasce come costituzione nel 2013 e la prima annata vede la luce nel 2015: ecco il severo disciplinare.

100% Grignolino;

Le uve Grignolino provengono da terreni a giacitura collinare di tipo limo (che prevale oltre il 50%) -calcareo-argilloso;

Min. 4.000piante/ha;

La resa massima per ettaro consentita è di 7 tonnellate;

Sia obbligatorio un periodo di affinamento di 40 mesi, a partire dal 1° novembre dell’anno di vendemmia, di cui almeno 24 mesi in botte di legno;

Il vino Monferace non sarà prodotto nelle annate non ritenute eccellenti.

Dal 2021 la tipologia Riserva

Alcune annotazioni non tanto a margine

Prima di parlare della Masterclass, condotta egregiamente da Robin Kick MW conosciuta al mio battesimo di Decanter alcuni anni fa, e dei vini cerchiamo di vedere oltre. Solo dodici i produttori e tre devono ancora uscire con il loro primo vino, rimane perciò prematuro esprimere un giudizio finale. Sicuramente ad oggi è un vino di nicchia, solo per appassionati e, per fortuna, di vini ’maturi’ e complessi. Bisogna rimanere attenti però di non cadere nel manierismo esasperato della ricerca del  ‘grande’ vino. Lunghi affinamenti in legno e bottiglia possono appiattire e coprire il vero senso del Terroir, tanto cercato dal ‘Monferace, portando nel mercato vini già’ ‘stanchi’ all’uscita in commercio. Per questo considerare una tipologia con minor affinamento in legno non sarebbe sbagliato, anzi.

Masterclass

Ma passiamo ai vini della Masterclass. Tre i miei migliori assaggi del 2018:

Grignolino del Monferrato Casalese DOC 2018 Accornero (vena del gesso): 60 gg di macerazione. Il più fresco e di grande beva. Rubino pallido tenedno al granato, naso di media alta intensita’, nota gessosa, grafite affumicata, ciliegia, prugna e leggera note vanigliate, pepe nero (ben intergrato), petalo di rosa appassito, caco ed arancio secco accompagnato da note di microossidazione e volatili, Molto bene bilanciato con tannino ancora molto ben presneti ma ben levigati ed acidita’ succosa. Lungo e delicato.

Grignolino d’Asti DOC 2018 Tenuta Santa Caterina (argille azzurre): Il vino con maggiore persistenza ed intensità. 30 mesi di Tonneaux (rovere di Slavonia) di 2-3 passaggio. Colore più intenso Gioca molto sulla frutta; more, ciliegie e prugne (immature). Concentrato ed intenso con, finale di pepe, rosa, lampone leggermente boisé. Tannino fermo ma con trama fine e levigata ed acidità addomesticata dal legno. Decisamente pieno.

Grignolino del Monferrato Casalese DOC Angelini Paolo 2018 (pietra dei cantoni): Tonneaux 50% nuovo. Rubino pallido. Il più mediterraneo di tutti. Ciliegia matura, note grafitiche/fume e muschiate. Chinotto, corbezzolo, radice di liquirizia, chiodi di garofano. Tannino e acidità ben equilibrate con leggero finale amaricante, lungo, intenso e finale pulito.

Davide Buongiorno
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