Tutti uniti contro l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, tutti contro Putin, ma quando si arriva a parlare di sanzioni l’Europa si divide e si pensa più al “particulare” di scuola guicciaridiniana che all’interesse generale. Ne è una dimostrazione in piccolo (in tutti i sensi) il comunicato stampa di Unione Italiana Vini che recita:
Contro-sanzioni, ma anche danni indiretti derivanti da crollo del rublo e prezzi energetici alle stelle minacciano l’export di vino italiano in Russia. Ma lo scenario che il comparto del made in Italy si prepara a pagare alla guerra è già difficile in queste ore… A ciò si stanno aggiungendo problemi di carattere finanziario: per effetto delle sanzioni alle banche russe si prevede infatti la sospensione dei pagamenti da Mosca, in uno scenario di stato di guerra che farà perdere le tutele assicurative sui pagamenti delle merci.
Per il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti: “Ci troviamo costretti a dover rinunciare a una piazza strategica per l’Italia, che è il primo Paese fornitore di vino in Russia, proprio in una fase di forte risalita degli ordini.”

Insomma, traducendo in parole terra terra, Unione Italiana Vini dice “Cari governanti italiani europei, proprio ora che si stava tornando a vendere ci venite a bloccare?”
Non discuto sul fatto che le sanzioni creeranno problemi ad un numero notevole di comparti, tra cui quello del vino, discuto soltanto sull’opportunità, a “bara ancora aperta”, cioè mentre molte persone, probabilmente vittime innocenti, stanno morendo e moriranno in Ucraina, di lamentarsi pubblicamente perché si rimettono dei soldi.
Cara Unione Italiana Vini, io almeno un po’ mi vergognerei.
