Llunari di Herència Altés: l’orange che non ti aspetti3 min read

 Si è tenuta a Roma, a Palazzo Brancaccio, la prima edizione di Lovely Wines, una presentazione organizzata da AGB Selezione, con circa 200 etichette del suo catalogo in degustazione. Un’ottima occasione per poter assaggiare molti vini sia italiani che provenienti da Francia, Germania, Spagna.

Massimo Ferrari, amministratore unico di AGB Selezione ha avuto modo di dichiarare «Il mercato si sta dimostrando sempre più esigente e competitivo, privilegiando vini freschi, dinamici e caratterizzati da gradazioni ragionevoli». È evidentemente una linea condivisibile e espressa con coerenza nella loro offerta perché molto dei vini assaggiati avevano questa caratteristica. Tra i tanti, è stata particolarmente interessante la degustazione del Llunari di Herència Altés.

       Herència Altés è un’azienda vinicola a conduzione familiare che si trova in Catalogna, nella denominazione Terra Alta, tra i comuni di Batea (Terra Alta), e Gandesa, posizionata in una zona a circa 420-500 mt. sul livello del mare. Può contare su 50 ettari di vigneti che crescono su terreni argillosi e sabbiosi, con un sottosuolo di roccia calcarea. Di questi circa 20 ettari sono occupati da vigne piantate agli inizi del ‘900.
Il vitigno che caratterizza l’intero territorio, e che rappresenta il punto di forza di questa cantina è la grenache, quella bianca delle vigne secolari, che insieme alla grenache rossa e alla cariñena vengono coltivati in biologico.

Nuria Altés e Rafael de Haan, titolari della cantina

Il Llunari è un orange wine, da 100% grenache bianca, con la particolarità che la vinificazione è simile a quella attuata per un vino rosso. Le uve, raccolte a mano, diraspate e pigiate, vengono lasciate a macerare a freddo in vasche di cemento. È lì che per circa 3 settimane rimane il mosto a contatto con le bucce, un metodo che fa parte della cultura enologica della regione della Terra Alta da molti secoli. Ed era il ​​metodo tradizionale applicato fino a qualche decennio fa, quando i contadini si lasciavano guidare dalle fasi lunari sia nei campi che in cantina, e che ora viene ripreso da produttori che recuperano vecchi metodi, ma inserendoli in un contesto però attento e verificato. Il vino, dopo queste tre settimane, viene pressato e trasferito in anfore di argilla da 600 litri, dove matura per 5 mesi.  

Quel che ne risulta è un vino dal colore tra arancione e giallo brillante, ma al di là di questo, che con una discreta dose di preconcetti sugli “orange” suggerirebbe una certa linea di degustazione, risulta già al naso sorprendentemente fresco, con un’ampia gamma di espressioni aromatiche: dalle velate sensazioni floreali che lasciano il posto a profumi fruttati di buccia di agrumi, all’arancia amara, alla mela cotogna, alle erbe aromatiche. All’assaggio mantiene la freschezza promessa dagli aromi, insieme ad una piacevole avvolgenza e un finale lievemente ammandorlato. Tutto questo nel rispetto dello stile di vinificazione, con in più una leggerezza e una bevibilità che fa inserire il Lunari in una personale classifica dei vini estremamente piacevoli e inoltre con un ottimo rapporto qualità prezzo.

Una sorpresa, e un piacevole incontro con la produttrice.  

Rosanna Ferraro
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