Lo schioppettino, un bel vitignosauro3 min read

Al momento di pubblicare gli assaggi in bianco del Friuli vi avevo promesso che avrei parlato dello Schioppettino di Prepotto e del suo gruppo di produttori. E questo è il momento giusto, visto che sabato e domenica prossima (19-20 ottobre) a Prepotto ci sarà una manifestazione dedicata a questo vitigno (leggi qui il programma ).

 

Un vitigno che ho imparato a conoscere e ad apprezzare in una quattro giorni friulana che ci vedeva assaggiare bianchi la mattina e girare per le cantine dello Schioppettino il pomeriggio, con logica conclusione a cena dove lo schioppettino non poteva non essere di casa.

 

Non c’è dubbio che aldilà del nome giovanil-spigliato lo Schioppettino che nasce a Prepotto non è un vitigno semplice, non è solo un vitigno autoctono, è un vitigno antico e come ogni cosa antica che si rispetti, ha bisogno di cure particolari.

 

 Non voglio perdermi nella sua storia che va indietro di centinaia di anni, ma arrivare subito ai giorni nostri quando un folto gruppo di piccoli produttori ha iniziato a credere fortemente in quello che potrei definire un vitignosauro, tanto è antico e diverso dal punto di vista agronomico rispetto ad altre uve.  Ho infatti avuto la fortuna di girare per vigne con Carlo Petrussi, che non è un semplice (grande) enologo, ma il principale allevatore/sostenitore di questo vitignosauro. Non per niente si è fatto a piedi tutti i vigneti per ritrovare le varie piante di Schioppettino, e poi metterle  assieme in una specie di museo a cielo aperto dove anche un ignorante in agronomia come me riesce a vedere le “similari-diversità”. 

 

Visto che siamo in vigna tanto vale parlare del disciplinare, che è veramente il sogno di ogni produttore di qualità. Resa massima 70 quintali per ettaro, in vino 49. Nuovi impianti con almeno 4500 piante e con rese per ceppo non superiori ai 1550 grammi. Insomma….. roba seria.

 

Ma è serio anche il punto più importante e centrale nella produzione di Schioppettino. . I produttori sono poco più di venti e fra tutti arrivano ad avere ben…30 ettari di vigneto.  Praticamente un medio produttore friulano ha più vigna di loro.

 

Quindi il vero problema-vantaggio dello Schioppettino è che ce n’è talmente poco che da una parte non ci sono problemi di rimanenze ma dall’altro non può certo fare “massa critica” per entrare e stare sul mercato.

 

Quindi stiamo parlando di un vitignosauro che una volta vinificato si trasforma in una specie di vino fantasma, di cui se ne producono poche decine di migliaia di bottiglie. Bisogna però dire che queste poche decine di migliaia sono indubbiamente buone. Non vi farò adesso nomi perché abbiamo intenzione di dedicargli una degustazione di Winesurf, quello che posso dirvi invece e che nonostante La vallata sia piccola e gli ettari pochissimi, ci sono molte (forse troppe) diversità di stili produttivi. Si va dal rustico al piacione, all’internazionale, con comunque sempre alla base queste note stuzzicanti di pepe e frutta nera ed una tannicità dolcemente pungente.

 

Non siamo certo di fronte a quello che potremmo definire un vinone  (per fortuna!) ma a un prodotto “elastico” molto ben abbinabile a tavola e con buone possibilità di invecchiamento.

 

Ma adesso basta! Non possiamo svelarvi tutto, altrimenti sabato e domenica prossima gli Schioppettino che vi attendono non  saranno più una sorpresa. Magari sarebbe una sorpresa se, di ritorno da Prepotto, ci faceste sapere il vostro parere.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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