Le schiave in paradiso2 min read

Dalla funivia (praticamente ad personam) il panorama era stupendo: la piana di Merano, con le sue vigne ed i suoi meleti diveniva sempre più ampia ma anche più indistinta, mentre le montagne si presentavano a 360° con le loro vette ancora coperte da un civettuolo tocco di neve, non certo comune per essere a giugno. Scendo dalla funivia e mi ritrovo in un posto dove si sente volare una mosca (un calabrone, un’ape,,,) tanto c’è silenzio. Ma non quel silenzio da aula scolastica in attesa di chi sarà interrogato, un silenzio allegro fatto di profumo di abete, di aria rarefatta e fresca, di voglia di camminare (e se lo dico io…….). Al centro di questo silenzio un gigantesco albero disteso su una verde collina. L’albero ha un nome: Vigilius. Bel nome per una pianta ma per un alber(g)o è ancora meglio. Infatti l’albero si rivela per quello che è: un albergo molto particolare, tutto “foderato” da listelli di legno. Qui  per fortuna non ti senti come a casa ma come in paradiso, perchè tutti i servizi sono come mi immagino dovrebbero essere al “Relais San Pietro”, cioè eccezionalmente naturali. Sono venuto nell’albero/albergo paradisiaco come giurato al “Trofeo della Schiava” (una schiava in paradiso??)  che ogni anno premia i migliori vini da Schiava in Alto Adige, ma tra un assaggio e l’altro non posso fare a meno di sniffare la natura, di farmi dei profumi del bosco con lievi sfumature di mucca al pascolo. Non c’è il pericolo che questo trip possa essere interrotto dal motore di un auto, perchè sono bandite, in tutto e per tutto. Dell’assaggio di schiave avete un resoconto nella sezione degustazioni: qui troverete solo notizie che vi faranno imbelvire. Prendete per esempio una parte della mia giornata tipo: Ore 8.00 Piscina, prima fredda poi calda, prima interna poi esterna tra i pini. Colazione con ogni bendiddio (siamo o non siamo in Paradiso), lettura del giornale al sole, passeggiata regolamentare, assaggio (il duro richiamo al dovere!) , infine Pranzo (ottimo il ristorante con un giovane chef che farà parlare di sé) e poi ditemi se non vi ho fatto arrabbiare di brutto.Di questo soggiorno degustativo devo ringraziare il comitato organizzatore del concorso, che ha capito come assaggiare vini in paradiso porta  ad essere più buoni con i vini stessi e quindi a dare voti più alti. In realtà la mia idea della schiava non aveva bisogno di essere rafforzata: è un vino che amo e che credo debba essere rivalutato da tutti: produttori in prima fila. Ma in paradiso non si possono fare polemiche, che invece troverete puntualmente in “La Schiava: Vino del passato o vino del futuro” sempre nella sezione Vinacoteca.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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