L’anno scorso degustammo per la prima volte le Freisa di questa associazione, che riunisce produttori da vari angoli del Piemonte, in particolare da tre province e ben sette denominazioni diverse. Vi troviamo affermati produttori langaroli e piccolissime aziende di denominazioni poco conosciute, ma tutti i soci (pur producendo altri vini) hanno la Freisa come comun denominatore.

Non sono moltissimi i soci, una ventina, ma tutti hanno una voglia matta di portare avanti questo vitigno molto duttile.
Forse però è proprio la duttilità della freisa che può creare qualche problema: infatti il vitigno è conosciuto sia come ottima espressione per vini giovanissimi e frizzanti che per vini austeri da lungo invecchiamento. Ci troviamo così di fronte ad un vitigno che ha tannini indubbiamente vividi tanto da dover stare molto attenti in vinificazione a non estrarre troppo, mostra buona acidità e da giovane ha intensi profumi fruttati. Nelle versioni frizzanti le carte si rimescolano, ma comunque sono sempre l’acidità e il frutto rosso intenso a comandare.

Quindi vitigno duttile, tante versioni possibili e tutte con forti motivazioni produttive e storiche: tutto questo, quando i produttori si incontrano per decidere su quale tipologia di Freisa puntare, porta spesso ad una situazione di stallo, ancor più accentuata dal fatto che alla fine si parla di poche bottiglie (forse nemmeno 100.000) e quindi di un impatto sul mercato sicuramente non significativo.
La nostra degustazione ha evidenziato ancor più queste differenze: pensate che i migliori quattro vini della degustazione vengono da quattro annate diverse e non consecutive, per cui si passa da Freisa giovanissime e fresche a prodotti maturi e importanti.
L’anno scorso, durante il nostro assaggio cercammo di trovare un punto di contatto tra le varie versioni ma quest’anno, pensandoci bene, e osservando con attenzione i risultati dei nostri assaggi, ci è sembrato non solo sbagliato ma anche controproducente. La Freisa, la sua storia, la sua collocazione attuale non consente un modo univoco di proporla. Sarebbe come pensare di prendere un branco di pesci con un colapasta, si farebbe una fatica boia e alla fine la stragrande maggioranza dei pesci scapperebbe.

Per questo, anche partendo dalla considerazione che la qualità media è comunque buona proponiamo scherzosamente di cambiare il nome all’associazione da Più Fresia a Basta sia Freisa, proprio per far capire fin da subito che comunque la si voglia bere si troverà sempre un buon vino ma soprattutto un prodotto che si adatta a varie tipologie di consumatori.
Nel frattempo vi consigliamo di dare un’occhiata alla nostra degustazione, quest’anno con più vini rispetto all’anno scorso e di scegliervi la Freisa più adatta a voi.