Le Freisa di Più Freisa: per fortuna ce n’è per tutti i gusti3 min read

L’anno scorso degustammo per la prima volte le Freisa di questa associazione, che riunisce produttori da vari angoli del Piemonte, in particolare da tre province  e ben sette denominazioni diverse. Vi troviamo affermati produttori langaroli e piccolissime aziende di denominazioni poco conosciute, ma tutti i soci (pur producendo altri vini) hanno la Freisa come comun denominatore.

Non sono moltissimi i soci, una ventina, ma tutti hanno una voglia matta di portare avanti questo vitigno molto duttile.

Forse  però è proprio la duttilità della freisa che può creare qualche problema: infatti il vitigno è conosciuto sia come ottima espressione per vini giovanissimi e frizzanti che per vini austeri da lungo invecchiamento. Ci troviamo così di fronte ad un vitigno che ha tannini indubbiamente vividi tanto da dover stare molto attenti in vinificazione a non estrarre troppo, mostra buona acidità e da giovane ha  intensi profumi fruttati. Nelle versioni frizzanti le carte si rimescolano, ma comunque sono sempre l’acidità e il frutto rosso intenso a comandare.

Quindi  vitigno duttile, tante versioni possibili e tutte con forti motivazioni produttive e storiche: tutto  questo, quando i produttori si incontrano per decidere su quale tipologia di Freisa puntare, porta spesso ad una situazione di stallo, ancor più accentuata dal fatto che alla fine si parla di poche bottiglie (forse nemmeno 100.000) e quindi di un impatto sul mercato sicuramente non significativo.

La nostra degustazione ha evidenziato ancor più queste differenze: pensate che i migliori quattro vini della degustazione vengono da quattro annate diverse e non consecutive, per cui si passa da Freisa giovanissime e fresche a prodotti maturi e importanti.

L’anno scorso, durante il nostro assaggio cercammo di trovare un punto di contatto tra le varie versioni ma quest’anno, pensandoci bene, e osservando con attenzione i risultati dei nostri assaggi, ci è sembrato non solo sbagliato ma anche controproducente. La Freisa, la sua storia, la sua collocazione attuale non consente un modo univoco di proporla. Sarebbe come pensare di prendere un branco di pesci con un colapasta, si farebbe una fatica boia e alla fine la stragrande maggioranza dei pesci scapperebbe.

Per questo, anche partendo dalla considerazione che la qualità media è comunque buona proponiamo scherzosamente di cambiare il nome all’associazione da Più FresiaBasta sia Freisa, proprio per far capire fin da subito che comunque la si voglia bere si troverà sempre un buon vino ma soprattutto un prodotto che si adatta a varie tipologie di consumatori.

Nel frattempo vi consigliamo di dare un’occhiata alla nostra degustazione, quest’anno con più vini rispetto all’anno scorso e di scegliervi la Freisa più adatta a voi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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