Lamolese DOC! Se vi sembra poco….2 min read

Il premio che riceverò stasera a Lamole, all’inaugurazione de “I profumi di Lamole” (manifestazione che ogni anno porta in piazza i produttori di questo piccolo “crù” del Chianti Classico) è una “carica/premio/cittadinanza” che smuove sin da ora i miei vecchi cromosomi.
Infatti nella cornice di Lamole, una zona che per bellezza sta al Chianti Classico come Abu Simbel sta all’Egitto, oggi venerdì 4 giugno alle ore 17, verrò dichiarato “Lamolese DOC”.
Sorvolo sul come verrà conferita la cittadinanza, per intronizzazione mezzo spada o degustazione mezzo bottiglia, per ringraziare di cuore  i produttori di Lamole di avermi scelto come “testimonial” del loro territorio, dimostrando anche un coraggio non indifferente.
Ma per chi non conoscesse Lamole gliela presento in due parole. Zona storica per il Chianti, a pochi chilometri da Greve ma distante anni luce dal punto di vista enologico. Qui siamo quasi nelle montagne del Chianti, con esposizione tutte rigorosamente sud-sud-est. Il sole non manca e nemmeno le escursioni termiche giorno-notte, le gelate primaverili, i problemi di una viticoltura che, per il Sangiovese, è di confine. Lamole (pur famosa grazie alla sua forma di allevamento e sopratuttto per il suo vino) negli anni scorsi era stata dimenticata perché produceva dei Chianti Classico non di moda: freschi, pieni di croccante acidità e di quella sana, elegante scompostezza che ha sempre fatto unico il Sangiovese. E’ vero: i vini di Lamole profumavano (e profumano) ma in un mondo dominato dalla barrique chi era interessato alla viola, al biancospino, alla ciliegia, al lampone? Ad un certo punto avevano aromi tanto fuori dal coro da rischiare di essere tacciati come “atipici”. In quegli anni molti tra i pochi produttori lamolesi conferivano buona parte (cacofonico ma vero) del loro prodotto a cantine sociali ed il nome Lamole era oramai quasi solo su un cartello stradale.
Per fortuna le cose cambiano ed oggi a Lamole alcuni matti sub judice producono vini che hanno (per fortuna) le caratteristiche suddette. E questi matti, che tanto matti non sono, sono riusciti nell’intento di proporli e farli apprezzare all’universo mondo con quelle caratteristiche di “atipicità” che invece più storicamente classiche non si può. Vabbè…diciamolo. Qualcuno anni fa aveva qualche problemino al naso ed in bocca ma adesso quel qualcuno è redento (o quasi). Voi direte “Non ti sembra di difenderli un po’ troppo a spada tratta?”. Ragazzi: sono di Lamole e difendo casa mia! (A proposito….ci fosse un appartamentino con vista sulla valle….a prezzo da lamolese DOC….)
Comunque chi avesse da dire qualcosa su questo matrimonio tra Lamole e me venga oggi alle 17 in Piazza a Lamole o taccia per sempre.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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