L’altro Piemonte: un road movie. parte terza: In Media Re6 min read

Nel Casalese.

L’ enoteca di Casale Monferrato si trova nel cortile della fortezza , la degustazione si è svolta in un’ ampia esedra sotterranea , il cui genius loci  sapeva di cavalieri templari .

Al giornalista che viene da lontano per conoscere i vini piemontesi ulteriori , bisogna far assaggiare molto Grignolino , per mettere alla prova la sua sensibilità . Perché il Grignolino è un vino affascinante ma difficile , eppure incredibilmente versatile .
C’erano 6 esempi di Grignolino, fra i quali i punti di riferimento imprescindibili : Canato e Accornero.
Una buona rassegna .

Al giornalista che viene da lontano (e  anche a quello che viene da vicino , ossia me) bisognerebbe far assaggiare qualche esemplare in più di Freisa, magari di Freisa normale , anziché di Freisa strana.
Mi chiedo: se un vitigno ha un’ indole allegra , perché farlo diventare per forza serio ?
Canone Inverso significa proprio “ fare tutto all’ incontrario”. Una volta li mandavano al rogo.
L’ ottimo Maurizio Gily ci versava il vino e ci dava qualche notizia, segnalandoci i vini che avevano preso tre bicchieri e tutti gli altri premi possibili e immaginabili .
Verso questi vini direi che l’ atteggiamento deve essere conciliante, improntato a umana comprensione. Conosco alcuni produttori e vi assicuro che sono persone eccellenti . Ma anche loro tengono famiglia, hanno il mutuo da pagare …se vogliono ricevere un premio, con gli effetti collaterali positivi , sono costretti a fare vini esagerati e stupefacenti .

Anche la rassegna della Barbera del Monferrato e della barbera d’Asti era esauriente e significativa . Ricordo innazitutto La Braja , dell’ azienda Castello di Gabiano . E poi Zero Legno, Adornes, Rapet di Canato …

Il Ruchè, nel suo ruolo di vitigno autoctono di recente riscoperta, mi ha convinto meno del Timorasso . Produce sicuramente vini piacevoli, dal profumo di geranio molto intenso. Tanto che non lo metterei negli uvaggi  (anche se , storicamente, questo era l’ uso): li altri vitigni , per quanto riguarda il naso, vengono sopraffatti e annullati .

Nel Roero.

Anni fa venni bandito dal territorio di Barolo dopo una degustazione primaverile improntata a eccessiva franchezza . Ho temuto , questa volta, di venire cacciato anche dal Roero .
Il motivo è sempre lo stesso : mi fanno degustare alcune decine di vini da Nebbiolo nati poco più di un anno fa , imbottigliati da 15 giorni , durate i quali , magari , hanno fatto un viaggio da casa a Vinitaly e ritorno.
Dopo un po’ sento in bocca solo tannini indomiti , dei quali mi chiedo se mai si lasceranno domare.
La degustazione procede con un assaggio, un grissino e un bicchiere d’ acqua – un assaggio , un grissino … Più assaggio , meno ci capisco e più divento nervoso . 
Nel seguito, a pranzo, sollecitato a dire qualcosa, mi schermisco e vorrei glissare . Quando apro bocca, le parole ne escono fuori per conto loro, facendo rizzare i capelli a me per primo .
“ Se dovessi ereditare dei vigneti nel Roero , produrrei Barbera e lo venderei giovane . Se fossi costretto a fare dei bianchi , farei Favorita “
I miei commensali , improvvisamente, si erano fatti pensosi, con lo sguardo perduto verso lontani orizzonti. “ E dell’ Arneis ? Che le è sembrato ? “
Ormai  che mi ero fatto riconoscere  tanto valeva confessare tutto . “ Ho un dissenso sulla scelta stilistica che hanno fatto quasi tutti i produttori e gli enologi . Sembra che vogliano deliberatamente impoverire il vino : bianchi come questa tovaglia, poco di tutto…”
“ Beh.. si vorrebbe privilegiare la freschezza …”    
“ Ma se sono anche bassi di acidità ? …”
La terza persona plurale, “essi”, faceva riferimento a essi , i produttori e gli enologi, abitanti di una dimensione parallela e aliena . Ovviamente erano lì davanti ( Negro e Negro , omonimi ma non parenti ) e al mio fianco (Angelo Ferrio)  .
Avviandomi alla conclusione : “ Una volta gli Arneis erano diversi – avevano colore, profumo, ampiezza …” e per concludere : “… Ma perché non li lasciano un po’ sulle bucce ? “
Fortunatamente i produttori del Roero ( quelli che avevo accanto , almeno ) sono persone gioviali e incapaci di qualsiasi malanimo . Abbiamo fatto amicizia.
Comunque c’ è una ratio : la Favorita è stata imbottigliata a gennaio , gli Arneis a Marzo . E’ sempre la solita storia : assaggiamo vini che non sono pronti e dobbiamo valutarli con molta fantasia .
Siamo rimasti d’accordo che gli Arneis vanno riassaggiati fra almeno due mesi.
Nella conversazione  a quel punto, è intervenuto il vino che apriva il pranzo: un Arneis del 1983 ( !! 27 anni !! ) dell’ azienda Cornarea . Profumo, colore, corpo, acidità magnifici …
Stavamo dicendo : gli Arneis di una volta …
D’ altra parte , basta aspettare 27 anni , e poi vediamo come si comportano quelli di oggi .
Fra i quali comunque voglio ricordare quelli proposti da Bric Cenciurio ( sia il base che il cru “sito dei fossili” ) e da Malabaila ( il “Pradvaj” ) .

A seguire , durante il pranzo, una batteria di Nebbioli del Roero fra il 2002 e il 1999 . Imponenti, austeri, ampi nei profumi, complessi ecc
Ma , in verità, anche nella degustazione coperta le sensazioni erano cresciute via via che si presentavano esemplari più maturi : come cascina Pellerino del 2005, Gallino del 2006 ..
Il 2004 di Cascina Chicco faceva da trait d’union con le magnifiche annate storiche : 2001 di Marsaglia e di Monchiero, 2000 di Malvirà , 1999 di Negro e di Malabaila , 1998 di Cascina Val del Prete e di  Taliano .
 
Anche nel Roero Wine-surf ritornerà, continuerà a ritornare .
“La prossima volta salto la degustazione e vengo direttamente al pranzo “  Magari procediamo all’ inverso : prima le annate in piena maturità , così ci ricordiamo qual’ è il loro punto di arrivo – poi assaggiamo quelli che vanno in commercio nell’ annata  e , con la sfera di cristallo, cerchiamo di immaginare come potranno crescere .

Per completare il panorama: la Favorita aveva fatto ottima impressione, vini freschi, sapidi, intensi. Ma , mi è stato fatto notare, è una produzione marginale.
Quanto alla Barbera : “ Quali le sono piaciute in particolare ? “
“ Quelle del 2008 mi sono piaciute tutte . Quelle degli anni precedenti mi hanno dato meno emozioni” Mi è stato fatto notare che il 2007 è stata la vendemmia migliore degli ultimi anni .
Del 2007 mi è piaciuta Cascina Chicco (Granera Alta ), che ha ribadito il concetto con un 2004 (Valmaggiore) .  Del 2008 segnalo entrambe le proposte di Porello: una più fresca (Filatura) , l’altra più importante ( Mommiano ) .
Forse, nella Barbera , apprezzo più la giovinezza dell’ esperienza .

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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