La stampa estera a portata di clic:Bourgogne Aujourd’hui, luglio-agosto 20163 min read

Il grande titolo di copertina è “Speciale millesimo 2015, un’annata che fa del bene”. Eh sì, perché dopo tre annate scarse (anche se non di qualità) quella del 2015 è stata quella nella quale si sono recuperati volumi più adeguati alle richieste e, naturalmente, alle speranze dei vignerons, estenuati dalle falcidie delle grandinate. 1.500 i vini selezionati tra tutte le regioni della Borgogna viticole, con l’esclusione del solo Beaujolais. E di fatti oltre il 90% di questo numero è dedicato alla rassegna degli assaggi dei vini del 2015. Si comincia con l’editoriale di Christophe Tupinier, che , oltre a introdurre l’argomento principale del fascicolo, si sofferma anche sull’ intervista a Jérôme Chevalier e Marine Pasquier, rispettivamente presidente dell’Union des Producteurs dei vini di Mâcon e presidente del collettivo Mâconnais , pesticides et santé, vale a dire il nuovo dialogo tra i rappresentanti delle associazioni professionali e di quelle che perseguono la protezione dell’ambiente. La disamina dell’annata 2015 è preceduta da una nota preoccupata sulle prospettive della vendemmia 2016, dopo la gelata del 27 aprile scorso e le grandinate di maggio e giugno. Poi vengono  le notizie in breve di luglio e agosto e i nuovi moduli didattici del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne. Eccoci quindi alla doppia intervista a Chevalier e Pasquier e alla nascita (forse) di un dialogo franco e costruttivo.

 

Dunque : Millésime 2015. Sublime con qualche bemolle, come dice il titolo. Si comincia con la Yonne: Chablis , Irancy e Saint-Bris. Sorprendentemente, le migliori espressioni sono questa volta per i rossi di Irancy, e la bottiglia migliore è un village di Jean-Hugues et Guillem Goisot, Mazelots. Molto bene gli Chablis di Billaud-Simon, Defaix e Droin. Si scende poi verso il nord della Côte-de-Nuits, Marsannay , Fixin e Cote de Nuits-Villages: un grande millesimo per i rossi, secondo Bourgogne Aujourd’hui.

 

Al vertice (e non è una sorpresa) Sylvain Pataille, molto bene Jean Fournier. A Gevrey-Chambertin , vini di alto livello: naturalmente i soliti, con belle sorprese di Harmand-Geoffroy , Lucien Boillot e Marc Roy. Meno omogenei  appaiono i risultati della vendemmia a  Chambolle, Morey e Vougeot, con vini di grande potenza e concentrazione.

Spicca il Domaine Arlaud con il suo Clos de la Roche, bene Castagnier, Alain Jeanniard e Anne et Hervé Sigaut.

 

E’ la volta di Nuits e Vosne-Romanée.Vini eterogenei, con belle riuscite ed altre più anonime. Spiccano  Mugneret-Gibourg, con il loro Vosne-Romanée village, e il Domaine de l’Arlot . Si  va in Côte-de-Beaune: bene i bianchi, ma anche qui è un’annata di rossi. Naturalmente Corton e Corton-Charlemagne:grande il Clos des Cortons di Faiveley, belle espressioni a Ladoix e Pernand-Vergelesses di Martray-Dubreuil e Pierre Marey, con la “scoperta”dello Chateau Corton C. (già Château  Corton- André) di Caroline Frey,bordolese al suo debutto in Borgogna. A Beaune, Savigny e Chorey, come si suol dire, “Poco ma buono”. Migliore bottiglia: il Savigny Aux Gravains di Pavelot.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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