Il grande titolo di copertina è “Speciale millesimo 2015, un’annata che fa del bene”. Eh sì, perché dopo tre annate scarse (anche se non di qualità) quella del 2015 è stata quella nella quale si sono recuperati volumi più adeguati alle richieste e, naturalmente, alle speranze dei vignerons, estenuati dalle falcidie delle grandinate. 1.500 i vini selezionati tra tutte le regioni della Borgogna viticole, con l’esclusione del solo Beaujolais. E di fatti oltre il 90% di questo numero è dedicato alla rassegna degli assaggi dei vini del 2015. Si comincia con l’editoriale di Christophe Tupinier, che , oltre a introdurre l’argomento principale del fascicolo, si sofferma anche sull’ intervista a Jérôme Chevalier e Marine Pasquier, rispettivamente presidente dell’Union des Producteurs dei vini di Mâcon e presidente del collettivo Mâconnais , pesticides et santé, vale a dire il nuovo dialogo tra i rappresentanti delle associazioni professionali e di quelle che perseguono la protezione dell’ambiente. La disamina dell’annata 2015 è preceduta da una nota preoccupata sulle prospettive della vendemmia 2016, dopo la gelata del 27 aprile scorso e le grandinate di maggio e giugno. Poi vengono le notizie in breve di luglio e agosto e i nuovi moduli didattici del Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne. Eccoci quindi alla doppia intervista a Chevalier e Pasquier e alla nascita (forse) di un dialogo franco e costruttivo.
Dunque : Millésime 2015. Sublime con qualche bemolle, come dice il titolo. Si comincia con la Yonne: Chablis , Irancy e Saint-Bris. Sorprendentemente, le migliori espressioni sono questa volta per i rossi di Irancy, e la bottiglia migliore è un village di Jean-Hugues et Guillem Goisot, Mazelots. Molto bene gli Chablis di Billaud-Simon, Defaix e Droin. Si scende poi verso il nord della Côte-de-Nuits, Marsannay , Fixin e Cote de Nuits-Villages: un grande millesimo per i rossi, secondo Bourgogne Aujourd’hui.
Al vertice (e non è una sorpresa) Sylvain Pataille, molto bene Jean Fournier. A Gevrey-Chambertin , vini di alto livello: naturalmente i soliti, con belle sorprese di Harmand-Geoffroy , Lucien Boillot e Marc Roy. Meno omogenei appaiono i risultati della vendemmia a Chambolle, Morey e Vougeot, con vini di grande potenza e concentrazione.
Spicca il Domaine Arlaud con il suo Clos de la Roche, bene Castagnier, Alain Jeanniard e Anne et Hervé Sigaut.
E’ la volta di Nuits e Vosne-Romanée.Vini eterogenei, con belle riuscite ed altre più anonime. Spiccano Mugneret-Gibourg, con il loro Vosne-Romanée village, e il Domaine de l’Arlot . Si va in Côte-de-Beaune: bene i bianchi, ma anche qui è un’annata di rossi. Naturalmente Corton e Corton-Charlemagne:grande il Clos des Cortons di Faiveley, belle espressioni a Ladoix e Pernand-Vergelesses di Martray-Dubreuil e Pierre Marey, con la “scoperta”dello Chateau Corton C. (già Château Corton- André) di Caroline Frey,bordolese al suo debutto in Borgogna. A Beaune, Savigny e Chorey, come si suol dire, “Poco ma buono”. Migliore bottiglia: il Savigny Aux Gravains di Pavelot.