La Revue du vin de France, cambia e per valutare i vini usa i 100/100, ma la matematica si ribella2 min read

La Revue  du  Vin de France, forse la rivista sul vino più antica e blasonata d’Europa e quindi del mondo (ma il blasone, oramai, sembri conti poco) ha preso una decisione epocale, quella di abbandonare le valutazioni in 20/20 e passare agli ormai planetariamente utilizzati 100/110. Una decisione, come afferma il Direttore Denis Saverot, sofferta ma dovuta.

Per spiegare i semplici perché del cambiamento porta l’esempio di un produttore della Valle del Rodano, felice per aver preso 15/20 con un suo vino. Comunica poi la cosa al suo importatore americano il quale risponde che 15/20 dalle sue parti non vuol dire niente e chiede il favore di trasformare il punteggio in centesimi. Purtroppo, dice ancora Saverot, se 15/20 è un buon voto in Francia (e su questo potremmo avere qualcosa da ridire) la sua trasformazione in centesimi, cioè 75/100 negli Stati Uniti è un punteggio che non viene affibbiato nemmeno al peggior vino del mondo.

Come si risolve questo problema? “Semplicemente” stravolgendo la scala in 20/20, e prendendo come assunto che 15/20, alias 75/100, valgono per la Revue  du Vin de France (dove probabilmente ci sono bravi degustatori ma scarsi matematici) 90/100!. Tutto questo con buona pace della matematica e di tutti quelli che continuano ad utilizzare questa forma di punteggio.

La tabella qua sopra può essere vista come un obbrobrio matematico o come un calarsi le brache di fronte alla rincorsa al punteggio più alto possibile. Vedete voi.

Loro la chiamano “tavola di conversione dinamica” ma a noi verrebbero in mente altri termini.

Saranno felici però tutti i produttori che negli anni scorsi hanno preso 15/20 e adesso si ritrovano  non con un vino da 75 ma da 90 punti. Noi che da pochi anni abbiamo riconosciuto l’importanza dei 100/100, affiancandoli alla vecchia valutazione in 5 stelle, capiamo perfettamente che i 20/20 siano oggi anacronistici ma, per rispetto a tutti i vini degustati in precedenza, non ci siamo mai sognati di vendere fischi per fiaschi, dicendo che le 3 stelle date in passato valgono di più di quello che valgono.

Sarebbe stato facile, sicuramente proficuo ma non serio e soprattutto avrebbe solo portato acqua al mulino di chi utilizza e vede i punteggi solo se superano i 95/100 e tra poco avrà bisogno di passare al metodo universitario (quello con 110 e lode) per riuscire a soddisfare l’insana voglia di dare e ricevere punteggi “tutti alti e tutti belli”.

Forse saremo antichi e sorpassati ma ci piace pensare che almeno sappiamo fare 15×5.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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