Ksara: più che Libano sembra Reims!6 min read

Questa è l’ultima storia di Magdalene che pubblichiamo…come single. Infatti sabato 12 gennaio si sposa. AUGURI MAGDALENE!!!!!!!

Zahle é la più grande città della valle della Beqaa. Se si parte da Beirut vi sono due strade per raggiungerla; una chiamata « Autostrad » che potenzialmente arriva a Damasco ed una attraverso il Monte Lebanon, che si sviluppa su contorti tornanti sino a raggiungere  Zahle dal retro, passando dietro al suggestivo santuario di Notre Dame de Zahle.

Zahle é ancora considerata una città cristiana, anche se non appena si esce dalle strade più frequentate torna ad essere un mix di culture e religioni decisamente affascinante.

Se arriverete a Zahle (indipendentemente dalla strada che deciderete di percorrere) Château Ksara sarà una tappa obbligata, qualcosa di imprescindibile per poter continuare il vostro viaggio e fare incetta di preziose informazioni sul vino libanese. Se siete fortunati incontrerete la bella Rania, PR manager di Châteu Ksara, e Georges Sara, uno dei manager e investitori di Ksara, un giovane rampollo libano-siriano poliglotta.
Ksara é attualmente  la più antica cantina del Libano, anche se la tradizione enologica libanese vuole che il Libano produca il vino da 5000 anni, quando gli antichi abitanti di questa terra piantarono vigne per esportare il nettare in Egitto e altrove.

Nel 1857 alcuni gesuiti provenienti dall’Algeria giunsero in Libano e piantarono 25 ettari di vigne tra Tanail e Zahle. Poco più tardi, nel 1878 decisero di importare i più famosi vitigni francesi dall’Algeria, l’allora più rinomata e fiorente colonia francese. Château Ksara comincia cosi a diventare un’entità indipendente rispetto al vicino convento di Tanail.

Qualche anno dopo, alcuni orfani impiegati per lavorare nella cantina, scoprono l’esistenza di alcune grotte sotterranee, assimilabili per certi versi alle crayeres gallo romane che possiamo ritrovare a Reims. Le gallerie si stendono per circa due km e oggi servono per stoccare tutto il vino prodotto da Ksara e per collezionare in maniera suggestiva le vecchie annate, quelle che riportano alla mente ricordi più o meno piacevoli. Non si sa a cosa servissero anticamente di preciso, si sa che furono costruite più o meno nello stesso periodo dei templi romani dedicati a Bacco, ma nulla di realmente preciso, nonostante le ipotesi siano molte.

George mi racconta che esistono diverse leggende sulla scoperta delle grotte romane sotterranee. Una di queste, vuole che un orfanello seguisse una volpe, e che la volpe si fosse nascosta proprio nelle grotte, un’altra leggenda fa capo ad un cacciatore.

In ogni caso Ksara ha trasformato questo aneddoto in uno strumento  molto efficiente di comunicazione, creando tre film ad hoc sulle origini di Ksara, film di qualità quasi cinematografica, ma pensati per il web, che potrete trovare in lingua inglese qui http://ksaratheoriginalstory.com/ Anche in questo caso si sono serviti di una grande agenzia di comunicazione internazionale. Ksara ha compreso molto bene che nel 2012, per vendere del vino in un mercato a forte concorrenza mondiale, è necessario cimentarsi nell’antica arte aedica della narrazione, corredata da una forte volontà di internazionalizzazione, soprattutto in considerazione del fatto che in Libano il consumo interno pro capite è davvero piuttosto basso.
A prescindere dalle leggende è innegabile che disporre di circa due chilometri di « cantina » a temperatura e umidità costante abbia costituito la vera fortuna di Château Ksara. Ora, oltre alla originaria funzione di stoccaggio è sopraggiunta la funzione di attrazione enoturistica.

Nel 1902 viene costruito il primo osservatorio celeste del Medio Oriente, che diventa un punto di osservazione strategica sia in tempo di pace che di guerra. All’Osservatorio viene dedicata una straordinaria cuvée ovvero Le Blanc de l’Observatoire, un vino bianco aromatico ed equilibrato dove il Moscato e lo Chardonnay, insieme ad altri vitigni minori, donano freschezza e intensità. Inoltre si tratta di un vino assolutamente non costoso.

Arriva il 1919 e la fine della guerra, i soldati francesi vengono inviati in Libano per rendere effettiva l’azione francese di protettorato. Ed é proprio la presenza di soldati francesi, che nutrivano una forte « soif pour le vin », che spinge Ksara ad aumentare la produzione di vino e ad importare altre varietà ampeleografiche, come il Carignan o l’Ugni blanc.
La partenza dei soldati francesi nel 1943, nonostante i timori, non influì sull’economia di Château Ksara, che continuò a produrre vino e dal 1946 sino al 1975 rimase la referenza libanese per la produzione vinicola di qualità.
Tra il 1972 e il 1973 il Vaticano incoraggiò le vendite delle proprietà ecclesiastiche, fu cosi che Jean-Pierre Sara, allievo dei gesuiti e papà di George (il bel libano-siriano di cui sopra), decide di fare un’offerta e acquista Ksara per 10 milioni di lire libanesi equivalenti a 5 milioni attuali.

Attualmente Ksara è una fiorente cantina, produce all’incirca poco più di due milioni di bottiglie all’anno, che, se considerate nel contesto di una produzione globale di 8 milioni è gran cosa, senza poi soffermarci sui difficili equilibri politico/economici di un Paese instabile come il Libano.
Tuttavia Ksara, anche durante l’occupazione siriana e le differenti guerre che si sono succedute, è sempre stata considerata un’istituzione storico culturale del Libano, e non ha mai, o quasi, subito distruzioni o danneggiamenti irreparabili.

Solo l’anno scorso Ksara ha ospitato più di 80.000 visitatori, stranieri e locali, dispone infatti di una boutique estremamente curata, e le visite vengono effettuate tutti i giorni gratuitamente, con degustazione inclusa. All’interno dello stabilimento è presente anche uno spazio ristorante, che però verrà ampliato per divenire conviviale e offrire, come è il caso di Kefraya, un vero polo di accoglienza completa per cerimonie e feste di ogni genere.

Ogni anno inoltre Ksara riceve numerosi studenti in Enologia ed agronomia, provenienti da tutto il mondo, che ospita nelle proprie strutture ed ai quali insegna la coltura della vite e l’elaborazione del vino in un contesto davvero non comune.

Inutile aggiungere che l’enologo di Ksara è francese, come del resto la maggior parte degli enologi di questa nazione. I vini sono in media gradevoli, oltre al Blanc de l’Observatoire mi è piaciuto molto il loro Cabernet Sauvignon 2008 strutturato ma delicato, direi un giovane di buona maniere. Devo ancora farmi un’opinione sul loro Souverain, il cavallo di battaglia, creato nel 2007 per festeggiare i 150 anni di Ksara, nella speranza di un futuro gioioso e promettente. Invece un’opinione me la sono già fatta sul Comte de M. di Château Kefraya, altra istituzione libanese, che ho bevuto durante un’alba stellata a Kefraya prima di andare in vigna… ma anche questa è un’altra storia!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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