InvecchiatIGP. Morellino di Scansano 1999, Podere 414: da restare a bocca aperta.3 min read

In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Il podere dell’Ente Maremma 414 è uno dei tanti che l’ente creò nel 1960, dividendo giganteschi latifondi e affidandoli ad “assegnatari”, cioè a famiglie contadine provenienti da ogni parte d’Italia.  Erano terreni praticamente vergini dal punto di vista agricolo ma non certo facili da coltivare.

Dopo quasi quarant’anni, nel 1998, Simone Castelli, figlio d’arte di Maurizio, uno degli enologi che hanno fatto la storia della Toscana enoica sin dagli anni ’80 del secolo scorso, acquistò questo podere e iniziò a fare vino.

Non era facile coltivarlo nel 1960, ma anche nel 1998 non era certo una passeggiata. Sin dall’inizio Simone puntò sul sangiovese e, magari sotto l’influsso di quegli anni, produsse dei vini forse un po’ troppo legati alla concentrazione e all’uso del legno. Piano piano ha affinato le sue proposte, anche se i Morellino di Podere 414 sono sempre austeramente importanti.

Simone Castelli

I vini dei suoi inizi erano indubbiamente un po’ eccessivi, almeno così li valutai allora. Però il tempo da una parte è galantuomo ma dall’altra prima o poi ti presenta il conto.

Questo “conto” per me è arrivato durante una visita estiva a Simone  quando , oltre a tutti i vini adesso in commercio ha aperto una bottiglia di 1999:  così il tempo si è dimostrato galantuomo, ma per Simone.

Certe volte i sangiovese (questo con un piccolo tocco di ciliegiolo) mi lasciano di stucco sin dal naso. E’ stato il caso di questo grande vino, che unisce ancora del frutto rosso al cioccolato e a sentori di terra e sottobosco, il tutto con un’intensità incredibile . In bocca ha potenza ancora da vendere ma ben distribuita, con accanto freschezza e sapidità. I tannini sono grossi e grassi, dolci e quasi “pesanti”, portando il vino ad un allungo incredibile.

Sfido chiunque ad assaggiarlo bendato e a non pensare ad un grande Brunello di Montalcino, invece è un grandissimo Morellino di Scansano, sicuramente uno dei più buoni assaggiati in vita mia.

Complimenti Simone, la lezione che ho imparato ma che difficilmente metterò in pratica adesso vista la mia età è che per valutare un vino devo aspettare almeno 20 anni, meglio se un po’ di più.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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