Interviste “un anno dopo”. Monchiero, Presidente Roero: “Speriamo di svegliarci da questo brutto incubo!”6 min read

Per le nostre interviste ai presidenti di consorzi italiani dopo un anno di Covid incontriamo Francesco Monchiero, Presidente de Consorzio Roero.

“Buongiorno Francesco. Iniziamo con una domanda strana. Se tu avessi una macchina del tempo e, andando un anno indietro, incontrassi il Francesco Monchiero di un anno fa cosa gli diresti o gli consiglieresti?”

“Gli direi di non perdere tempo!”

“Perdere tempo a far cosa?”

“Gli direi di non perdere tempo a essere ottimista come lo siamo stati un anno fa. Un anno fa dovevamo preparaci ad un periodo difficile molto più lungo di quello che ci eravamo immaginati. Un anno fa si pensava di lavorare per una ripartenza a breve, in realtà dovevamo lavorare pensando a una situazione diversa, molto più lunga e che non immaginavamo. Insomma il contrario di quello che pensavamo un anno fa.”

“Proprio un anno fa eri veramente arrabbiato con la burocrazia, sia italiana che europea. Dopo un anno sei più calmo o più arrabbiato di prima?”

“Sono maturato, nel senso che ho sbagliato ad arrabbiarmi perché tanto non è servito a niente.”

“Quindi non è cambiato niente?”

“Peggio che niente! Ero arrabbiato perché pensavo le varie istituzioni fossero in ritardo ma dopo un anno posso dirti che non si trattava di ritardo, non hanno fatto proprio niente. Non c’è stato nessun aiuto per il nostro settore. Una perdita di tempo e un rovinarsi il fegato che non è servito a nulla.”

“Mi stai dicendo che a livello regionale,  nazionale, europeo, i produttori del Roero hanno dovuto contare solo sulle loro forze?”

“Esattamente! Ti dirò ancora di più. Forse l’anno scorso facevano ancora finta di considerarci ma dall’estate in poi, nonostante la situazione sia stata e sia molto difficile, hanno anche smesso di far finta di considerarci. Capisco che i soldi possano mancare anche se dovrebbero arrivare un sacco di soldi dall’Europa, ma il nostro è un settore che è stato completamente abbandonato. Nel settore turistico e ristorativo  in genere (ristoranti, bar etc) qualcosa pare abbiano ricevuto, ma tutta la filiera che lavora per il settore ristorazione è stata totalmente dimenticata. Questo per quanto riguarda i soldi e fino a qui posso capirlo, ma se non ci sono i soldi si possono studiare misure che non ne hanno bisogno e applicarle, ma anche in questo caso alle nostre richieste è stata chiusa la porta in faccia. Anche in un momento come questo la flessibilità non esiste. Sono veramente rassegnato.”

“Cosa è successo ai vini del Roero da marzo 2020 ad oggi. Come sono andate le vendite?”

“Naturalmente c’è stato un calo, anche se a giugno e per tutta l’estate c’è stato un rimbalzo importantissimo con vendite che sono andate molto bene e addirittura a metà ottobre si pensava di poter arrivare a fine anno ad un pareggio nonostante tre mesi di lockdown totale. Poi è arrivata la seconda mazzata da ottobre a fine anno e abbiamo perso un7.8%. Se uno ci pensa non è nemmeno una grande perdita, specie se pensiamo che la nostra è una denominazione che prima del Covid non affrontava il mercato della GDO.”

“Questa perdita è arrivata più dai bianchi o dai rossi?”

“Più o meno la cosa è stata paritaria.”

“Ma di che numero di bottiglie stiamo parlando per  il  Roero?”

“Nell’ultimo anno si parla di 7 milioni di bottiglie  totali, tra bianchi e rossi.”

“Di cui i rossi sono?”

“Poco più di mezzo milione. Per precisione 6.400.000 bottiglie di bianco e 600.000 di rosso.”

“Una curiosità: esiste un mercato dello sfuso, sia bianco che rosso, nel Roero?”

“Si, ed è un mercato abbastanza importante ma sul bianco, perché ci sono alcuni imbottigliatori importanti. Questo mercato lo scorso anno ha tenuto anche bene rimanendo su prezzi pre-pandemia. Sul rosso invece non esiste perché se viene venduto sfuso viene anche riclassificato in una Doc inferiore.”

“Come Langhe Nebbiolo?”

“Si”

“A proposito del Langhe Nebbiolo mi diceva  Ascheri ,  che è la denominazione  che lo preoccupa di più perché sta crescendo troppo.

“E’ vero, perché non potendo più piantare ettari  atti a Barolo o a Barbaresco chi  vuole piantare nebbiolo lo iscrive a quella denominazione.”

“Torniamo a temi che ti fanno arrabbiare. E’ cambiato qualcosa dallo scorso anno nel settore dei fondi OCM?”

“Non è cambiato assolutamente niente, quello che ti dissi l’anno scorso è valido anche adesso. Poi escono articoli dove si legge che la Comunità Europea bacchetta l’Italia perché non riesce a spendere più del 50% dei fondi. Però ci dicono che bisogna usarli per promozione ma non si può fare la promozione con viaggi, spostamenti all’estero. Detto questo  non pensano nemmeno un attimo di spostarli ad altri settori, come quello per gli investimenti aziendali.  Quindi è giusto che la Comunità Europea si tenga i nostri soldi che non possiamo spendere e che non vogliono spostare ad altri capitoli di spesa, all’OCM investimenti. Siamo in una pandemia globale e continuano a stanziare enormi fondi per la promozione che non si possono usare  e non si possono riconvertire ad altre voci di spesa.”

“Come è andata la vendemmia 2020?”

“E’ andata benissimo, “pure troppo”!  E’ stata una delle poche annate buone sia come quantità che come qualità. “Naturalmente” è arrivata la quantità  in un momento in cui le cantine non avevano abbastanza spazio. Scherzi a parte meglio di così non poteva andare ma  è arrivata in un momento difficile.”

“L’altro giorno mi hai detto che preferisci zappare un pomeriggio che parlare mezz’ora davanti ad uno schermo del Pc per un webinar e questo mi ha fatto pensare che il Consorzio del Roero ha fatto molte iniziative online in questo anno pandemico.”

“Sotto questo unto di vista sono veramente soddisfatto. La costruzione di questa nuova costola comunicativa del consorzio ha preso forma molto bene. Abbiamo una coordinatrice che sta lavorando bene, abbiamo un ufficio stampa che ha avuto delle buone idee e non ho mai percepito un’attenzione così alta sul Roero come negli ultimi 6-7 mesi. Ci siamo impegnati , anche grazie al web, a far assaporare un po’ di Roero a chi è chiuso in casa sua. Sicuramente una grande idea è stata quella di mandare a casa 12 bottiglie, 6 di bianco e 6 di rosso, abbinandola poi a dei collegamenti in cui siamo riusciti a raccontargli com’è il nostro territorio. Credo che sia stato e sia un ottimo trampolino di lancio per la ripartenza.”

“Ma tutto questo lavoro di spedizione  vini e di comunicazione con che soldi l’avete fatto?”

“Con i fondi OCM per la promozione. Ma ne abbiamo utilizzato una piccola goccia, perché è un’attività che costa molto poco  rispetto, per esempio, a far venire giornalisti sul territorio. Stiamo cercando di utilizzare i fondi il più possibile ma quelli che avanzano non c’è possibilità di utilizzarli per altre voci nelle nostre aziende.”

“Per chiudere: Abbiamo iniziato con la domanda al Francesco Monchiero di un anno fa e adesso ti chiedo cosa vorresti sentirti dire dal Francesco Monchiero che “vive” nel 2022.”

“Vorrei sentirmi dire che è stato felice di dormire per una anno intero e che per fortuna si è svegliato da questo brutto sogno. Come visione ottimistica ti piace? Mi ricordo di quando mio nonno, che aveva fatto la guerra, ce la raccontava un po’ come un libro fatto per i bambini e così non ci disse mai la verità, forse perché l’aveva voluta  dimenticare il giorno dopo la fine della guerra. Speriamo quindi di svegliarci e di ricordarci tutto come un brutto incubo.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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