Interviste “Covid-19”. Vernaccia di San Gimignano: parla la presidente Irina Guicciardini Strozzi5 min read

Torniamo in Toscana per intervistare forse l’unica donna presidente di consorzio di tutela: Irina Guicciardini Strozzi.

Winesurf. “Partiamo dalla storia: da questo punto di vista  la tua cantina (Fattoria di Cusona n.d.r. ) ha molto da dire, quindi vorrei partire parlando un po’ della storia recente della Vernaccia di San Gimignano: negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso era prodotta in maniera molto diversa da oggi, poi i tempi sono cambiati. Quali sono stati i cambiamemti più importanti nel modo di fare la Vernaccia di San Gimignano da allora a oggi?”

Irina Guicciardini Strozzi. “Noi siamo presenti nel territorio da secoli e in particolare all’inizio del secolo scorso la Fattoria di Cusona, con Francesco Guicciardini, era un’azienda sperimentale e per questo abbiamo ancora il primo modello di trattore FIAT, un prototipo, che è sicuramente un simbolo importante nel modo diverso di lavorare la terra. Lo stile e la qualità della Vernaccia  di San Gimignano  di adesso non è paragonabile a quello degli anni ’50 e ’60, anche perché la viticoltura si è molto evoluta, e a 360°: per esempio molto lavoro è stato fatto anche per la selezione clonale, facendo una grande “pulizia” di cloni non  adatti, che oggi ci permette di avere un prodotto non solo molto più qualificato, ma più omogeneo.”

W.“Negli anni ’70 la Vernaccia appena imbottigliata era giallo intenso, poi siamo passati al tempo delle Vernaccia bianco carta e poi, piano piano, siamo arrivati a un vino più vero.”

I.G.S.“Certo, c’è stato anche un periodo in cui per “spingere” maggiormente la Vernaccia di San Gimignano  si utilizzavano dei vitigni complementari in maniera significativa. Questa cosa è stata regolamentata a suo tempo col disciplinare e poi quasi non più utilizzata,  permettendoci negli ultimi anni di arrivare ad una Vernaccia sempre più pura  e che non è da meno rispetto a tanti vini bianchi, anche a livello europeo. Per esempio  con l’Anteprima 2020 abbiamo visto il confronto con vini di varie parti del mondo  e questo confronto  ha fatto capire che la Vernaccia di San Gimignano ha le sue caratteristiche peculiari: è diversa da tanti altri bianchi ma non ha niente da invidiare a tanti vini.”

W. “Com’è la situazione dei mercati, sia in Itala che all’estero?”

I.G.S. “La situazione è un po’ comune a tutte le altre zone di produzione: è tutto fermo e anche all’estero, vista la pandemia, si sta fermando. Sembra ci sia qualche segnale positivo da alcuni territori asiatici, che stanno uscendo per prima da questa situazione. Se non altro , anche se certamente da sole non sono sufficienti, funzionano bene le attività delle enoteche online e la GDO. Comunque il momento è chiaramente molto difficile.”

W. “Quale sarà “il tempo massimo” che potrà essere sopportato dai produttori della Vernaccia di San Gimignano, oltrae il quale la situazione diventerà ingestibile? Per quanto potete ancora reggere in questa situazione?”

I.G.S.“Difficile  fare delle previsioni: noi abbiamo un bene comunque durevole nel tempo, tutto sta a vedere cosa succederà. Speriamo nella seconda parte dell’anno di poter far uscire tutte le giacenze del 2019, anche se il grosso problema sarà quello di avere molto più prodotto rispetto a quello che il mercato potrà assorbire. Importante è comunque lavorare  per non sminuire e svalutare i nostri vini, proseguendo nel lavoro fatto negli ultimi anni.”

W. “La Vernaccia di San Gimignano, essendo prodotta in una città turistica, vive una situazione particolare e normalmente positiva, quella di vendere buona parte del prodotto praticamente tra le mura di casa . Però se non c’è il turista …”

I.G.S. “Esatto: la maggioranza del prodotto commercializzato in Italia è venduto proprio a San Gimignano. Considera che si parla del 40% dell’intero imbottigliato. E quindi nel momento in cui il turismo  si  ferma l’impatto negativo è importante. Pensa che il flusso di turisti annui è attorno ai 3 milioni,  il che mette in moto tutto un meccanismo di assistenza al turismo  che coinvolge tantissime realtà. Per noi è basilare riprendere questo flusso turistito e quindi  lavorare con le istituzioni, con il Comune di San Gimignano, adoperandosi fin da ora per fare una comunicazione volta a far parlare di San Gimignano e dei suoi prodotti.”

W. “A proposito di promozioni future, dove pensate di farle all’estero?”

I.G.S. “Importante è solidificare i mercati tradizionali come Germania e Stati Uniti e poi operare  in maniera incisiva in Russia, che comunque si interessa molto alle denominazioni toscane. Sui mercati asiatici abbiamo un po’ più di difficolta perché tradizionalmente preferiscono consumare vini rossi, anche se piccoli segnali stanno arrivando.”

W. “Quando la presidente  del consorzio non beve Vernaccia di San Gimignano, cosa beve?”

I.G.S “A me piace fare nuove scoperte, vini che vengono da zone meno conosciute. Per esempio ho assaggiato recentemente vini prodotti in Crimea, territorio che si sta affacciando da poco al mercato internazionale.”

W. “Abbiamo archiviato il Vinitaly 2020, contenta?”

I.G.S. “Direi di si, perché la situazione non era certo facile per organizzare un buon Vinitaly, quindi, considerando anche le difficoltà economiche attuali delle aziende, il rinvio all’anno prossimo permette di far respirare un po’ meglio tante cantine.”

W. “A noi è venuta un’idea: tutte le manifestazioni con pubblico  del 2020 dovrebbero azzerare la quota di partecipazione delle aziende, ammortizzando questo costo tra minori introiti da parte degli organizzatori, (che potrebbero magari far partecipare in misura maggiore gli sponsor),  e aumento dei costo biglietti d’ingresso per gli appassionati. Come la vedi?”

I.G.S. “E’ una bellissima iniziativa, perché ci sarà sicuramente difficoltà  di rilancio e quindi questa idea darebbe un bel sostegno alle nostre aziende.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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