Interviste Covid-19. Hannes Baumgartner, Presidente Vignaioli dell’Alto Adige “Se i prezzi scenderanno torneremo indietro di 10 anni!”7 min read

Con le nostre interviste arriviamo in Alto Adige per parlare con il Presidente dell’Associazione Vignaioli dell’Alto Adige.

Winesurf .”Ciao Hannes. In zona tutti bene?”

Hannes Baumgartner “Ciao. Sinceramente non so se c’è qualche produttore che ha dei problemi sanitari, ma fino ad ora non ho sentito niente.”

W. “Nessun problema da gelate?”

H.B. “Visto che siamo un po’ indietro rispetto agli anni scorsi la pianta non è partita e quindi nessun problema da gelata. Il rischio potrà venire più avanti, diciamo verso metà maggio. Questo per quanto riguarda la mia zona, la Valle Isarco, mentre ho visto foto della zona del Santa Maddalena (più a sud, n.d.r.) con gemme di 4-5 centimetri, ma anche lì non credo ci siano stati problemi.”

W. “Entriamo subito in argomento. Come stanno andando le vendite nei vari mercati dei vini altoatesini?”

H.B. “Con i vini DOC dal prezzo medio-alto con le vendite siamo a zero. Ci sono le aziende più grosse che vendono un po’ nella grande  ma anche quelle fanno poco.”

W. “Neanche online?”

H.B. “Poco anche online. Funziona meglio la vendita a privati che sono venuti in azienda e che ricomprano il vino.”

W. “Mentre invece dovrebbe andare bene, con i vini di prima fascia, nella GDO.”

H.B. “Si, però ci poche aziende che lavorano in quel settore. Sicuramente ci saranno delle cantine sociali con qualche linea di prodotto ma anche in questo caso non pariamo di numeri alti. Considera che tante cantine sociali sono chiuse, i dipendenti sono in vacanze forzate o in cassa integrazione.”

W. “L’Alto Adige è composto da realtà viticole diverse: piccolissimi, piccoli, cooperative, grandi aziende. Comunque tutti puntano sul vino giovane, d’annata.  Quali pensi siano le misure di crisi migliori da prendere in queste realtà che comunque hanno il vino in cantina e devono “fare spazio alla prossima annata?”

H.B. “Abbiamo già parlato in Consorzio e venerdì (cioè oggi, n.d.r.) abbiamo un altro incontro online per discutere di una riduzione della resa della vendemmia 2020. Però la situazione è molto difficile perché noi lavoriamo all’aria aperta: da una parte potrebbero arrivare grandinate, gelate e quindi mancare il prodotto, dall’altra invece avere un’ottima annata e non sapere dove mettere il vino. Ma il problema principale che potranno avere, specialmente i produttori piccoli, è il mantenimento del prezzo attuale. Potrebbe accadere che qualche grossa cantina proponga sconti che noi non possiamo certo fare, e così dopo trent’anni che siamo riusciti a creare un mercato con prezzi abbastanza alti per vini di buon e ottimo livello, se i prezzi scendono si rischia di rendere vani molti anni di lavoro.”

W. “A proposito di prezzi: stanno pensando ad una distillazione di crisi: credi che a voi possa interessare?”

H.B. “Si parla di 30/35 centesimi al litro e per noi produttori dell’Alto Adige in generale non sono prezzi da prendere in considerazione. Pensa che lo scorso anno il prezzo del vino sfuso era attorno ai 4-5 euro al litro.”

W. “In Francia si parla di distillazione a 80 centesimi al litro.”

H.B. “Anche 80 centesimi sono pochi: pensa che i conferitori delle cantine sociali lo scorso anno prendevano 2.30/2.40 euro al chilo d’uva. Con 80 centesimi al litro di vino cosa arriva al produttore d’uva? La situazione è nuova per tutti e stiamo parlando con gli amministratori provinciali per cercare di capire cosa fare, ma fino adesso non siamo contenti di quanto è stato fatto.”

W. “Ma l’ultimo decreto del governo, quello dei 400 miliardi, dovrebbe servire.”

H.B. “Quello può essere interessante. Comunque qui in Alto Adige, dopo una settimana dall’inizio del Coronavirus si potevano, nelle banche di zona, bloccare i mutui per un anno . Il problema nostro sarà il futuro, perché non si sa cosa accadrà con il turismo, sia italiano che estero, a partire da giugno. E’ tutto un grande punto di domanda e degli albergatori non sanno ancora se apriranno quest’ estate. L’Alto Adige vende la metà del suo vino qui, ma se non arrivano i turisti quel mercato è perso. Inoltre il vino in cantina, a quel punto, diventerà un problema non solo per quest’anno ma anche per il prossimo e per il successivo.”

W. “Come minimo serviranno vasche e spazi nuovi.”

H.B. “Certo, ma il problema più grosso, lo ripeto, è per tutto l’Alto Adige quello del mantenimento dei prezzi.”

W. “Pensi che il mercato rimarrà uguale in futuro o premierà altre tipologie di vini, altri vitigni?”

H.B. “Questo per me è difficile da prevedere, non ho la sfera di cristallo. Forse dovremo puntare di più sul mercato online e su quello del consumatore privato.”

W. “Quanti soci siete nel Consorzio Vignaioli dell’Alto Adige?”

H.B. “In totale siamo circa 170 produttori, tra aziende private di varie dimensioni e cooperative.”

W.”Per quanto riguarda l’estero dove esportate?”

H.B. “Negli Stati Uniti, in Germania, Svizzera, Belgio, Olanda e in Giappone che ha chiuso pochi giorni fa. Ma questi mercati adesso sono tutti chiusi. Adesso è importante che tutte le aziende lavorino assieme per trovare soluzioni non solo per i prossimi mesi ma per i prossimi anni. L’ Alto Adige punta molto sul marketing e si sono stanziati molti soldi, anche recentemente, per questo settore.”

W. “Ho una passione particolare per La schiava: come lo vedi, in futuro questo vitigno?”

H.B. “Nella zona del Santa Maddalena e del Lago di Caldaro ci sono sempre più cantine, sia produttori giovani che aziende storiche, che lavorano molto bene, anche con selezioni e riserve. Stiamo parlando di vini di alta qualità, non dei vecchi bottiglioni e quindi vedo un bel futuro per la Schiava. Inoltre ho visto tanti giovani in varie città avvicinarsi alla Schiava, che ha comunque un ottimo rapporto qualità/prezzo.”

W. “Prima parlavi di marketing: l’Alto Adige grazie ad una comunicazione ben fatta, ai vostri panorami e al vostro clima, passa come un luogo con la campagna pulita, pura, verde e incontaminata. In realtà però se andiamo a guardare, soprattutto le mele che subiscono un numero incredibile di trattamenti, ma anche la viticoltura, che arriva a 15-20 trattamenti ogni anno, queste realtà sono all’opposto dell’immaginario collettivo. Pensate di fare qualcosa per riavvicinare il reale al percepito?”

H.B. “C’è un progetto partito dal Consorzio dei Vignaioli del’Alto Adige, a cui stiamo lavorando da circa due anni, sulla sostenibilità, proprio prendendo spunto dai problemi dei produttori di mele.”

W. “Cosa prevede questo progetto?”

H.B. “Interverrà su vari temi: trattamenti, glifosato, uso della plastica, poi comprenderà  anche alcuni lavori in cantina, il peso delle bottiglie, l’uso dell’energia. Ne abbiamo parlato per due anni ma stiamo iniziando adesso: per questo vogliamo prima vedere dei risultati e poi potremo parlarne e pubblicizzarli.

W. “Ora vorrei parlare con il produttore più che con il presidente del consorzio: Quale vitigno vorresti piantare nei tuoi vigneti?”

H.B. “Quest’anno usciremo per la prima volta con il Pinot grigio.  A me piace molto il Pinot Grigio in generale e in particolare quelli che si fanno in Valle Isarco. Adesso, dopo varie prove, abbiamo circa mezzo ettaro e abbiamo deciso di uscire sul mercato.”

W. “Quale vitigno invece vorresti togliere?”

H.B. “Non sono un’amante del Gewürztraminer, specie nella nostra zona. E’ sicuramente il vino che produco di meno, anche se mi viene richiesto.”

W. “E cosa beve il presidente dei Vignaioli dell’Alto Adige quando non beve vini dell’Alto Adige?”

H.B. “MI piacciono molto i Müller Thurgau della Val di Cembra, mentre tra i rossi amo molto il Teroldego.”

W. “E all’estero?”

H.B. “Fuori dall’Italia il mio preferito è il Riesling tedesco e poi come rossi i Pinot Nero della Borgogna.”

W. “Grazie mille Hannes.”

H.B. “Grazie a te di avermi intervistato, perché la situazione è difficile e bisogna parlarne.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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