Le nostre interviste ci portano oggi ad incontrare Alberto Mazzoni, direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini
Winesurf “Buongiorno Alberto. Prima di tutto come va dal punto di vista sanitario?”
Alberto Mazzoni “Personalmente bene, ma dal punto di vista sanitario regionale la situazione sta creando non pochi problemi per un’infezione importante che ha colpito le provincie di Pesaro e Ancona. Adesso sta scendendo verso sud e , per fortuna, con una curva di contagi che si sta abbassando. Bisogna stare a casa e poi piano piano riprenderemo a vivere normalmente, riprenderemo il nostro lavoro ma non sicuramente a breve.”
W. “Mi dicevi di stare a casa ma i viticoltori stanno in vigna. Ci sono problemi sanitari tra viticoltori?”
A.M. “Non abbiamo notizie di viticoltori colpiti dal coronoavirus e comunque loro hanno la grande fortuna di vivere in una casa senza tetto, sempre all’aria aperta ed è molto più difeso rispetto a chi deve lavorare al chiuso.
W. “IMT, ovvero Istituto Marchigiano di Tutela Vini è una specie di super consorzio marchigiano dove però, correggimi se sbaglio, le denominazioni che fanno più numeri e sono più conosciute sono Verdicchio dei Castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica, Rosso Conero e Lacrima di Morro d’Alba.”
A.M. “Mettici anche il Bianchello del Metauro così siamo abbastanza a posto.”
W. “Molti dei vini citati prima, ad esclusione del Rosso Conero sono di pronta beva, quindi d’annata: con i mercati praticamente fermi cosa sta succedendo?”
A.M. “L’azienda agricola non ha, purtroppo gli stessi problemi dell’industria: quest’ultima se chiude per 20 giorni, blocca sia le entrate che le uscite. Non arriva materia prima da lavorare, non esce prodotto finito e gli operai vanno in cassa integrazione. In agricoltura invece le cose devono andare avanti, perciò il lavoro dell’agricoltore continua. l’agricoltura è l’identità centrale dell’ossatura del nostro paese, questo va detto. Trenta anni fa l’agricoltura era primaria, oggi conta poco o niente e c’è voluto questa pandemia che, fancendoci stare a casa, ci ha fatto capire l’importanza del cibo. Quindi il cibo è tornato ad essere la funzione primaria di ognuno di noi.”
W. “Quindi il viticoltore lavora senza incassare.”
A.M. “In questa situazione il viticoltore si trova da una parte ad andare avanti, comprare prodotti, trattare, quindi spendere e dall’altra non ha incassi. L’agricoltura marchigiana per un buon 70% è fatta di piccole e medie imprese che risultano molto fragili. In passato andavano avanti con il lavoro quotidiano di “entrate-uscite”, ma queste entrate che non ci sono. Si stanno generando difficoltà immense e al momento sento ben poche persone che se ne occupano. Noi abbiamo assolutamente bisogno di poter coprire le spese ordinarie!”
W. “Quando pensi ci sarà un punto di non ritorno?”
A.M. “Da una parte c’è l’emergenza sanitaria ma dall’altra abbiamo l’emergenza finanziaria, che è forte e che comprometterà l’esistenza di tantissime realtà. L’emergenza finanziaria va combattuta in due modi: il primo è quello di congelare l’indebitamento delle imprese, cioè tutti i mutui, riprogrammandoli e scadenzandoli nei prossimi 25-30 anni. Inoltre deve essere fatta un’ immissione di liquidità immediata nelle aziende, parametrata sui fatturati dell’ultimo o degli ultimi due anni. Dal punto di vista finanziario le misure prese sino ad ora sono come combattere l’epidemia con l’aspirina: così si muore. In questo momento la situazione dell’azienda agricola è pesantissima e a fine anno ne potranno morire molte.”
W. “Che percentuale di contributo, parametrata o sul reddito dell’ultimo anno o degli ultimi due, penseresti equa?
A.M. “Considera che da qui alla fine dell’anno non aspettiamoci grandi cambiamenti! Si ripartirà, in maniera scaglionata, mantenendo le distanze di sicurezza e quindi la ristorazione non ripartirà. Così l’Horeca, che nelle Marche è il mercato che vale il 70% della nostra attività, non ripartirà perchè non avremo una stagione primaverile e estiva come nel passato. Pensa al discorso dell’enoturismo… dove vuoi che vada la gente quando potrà uscire di casa? Stiamo vivendo un qualcosa che è peggio di una guerra, che ucciderà un sistema di microimprese che sono fragili, fragilissime. In questo periodo non ho sentito accorati appelli sull’agricoltura, anche se noi adesso stiamo mangiando grazie alla terra che viene lavorata e coltivata.”
W. “Reggeranno meglio le aziende piccole a conduzione familiare, le grande aziende o le cooperative?”
A.M. “Sicuramente quelle che lavorano con la grande distribuzione, ma la GDO vale il 4% del nostro prodotto. Noi abbiamo 600 imbottigliatori, solo 24 sono dentro la GDO.”
W. “Un niente.”
A.M. “Quantitativamente si , però dietro a queste c’è anche chi produce e magari non soltanto vino ma grano, fiori, per non parlare di chi ha allevamenti. Il vino è uno dei tanti prodotti sulla tavola ma noi dobbiamo pensare alla terra a chi la lavora e invece li stiamo uccidendo, perché nessuno ne prende le difese.”

W. “Parliamo un po’ del mio amore, il Verdicchio, che metto al secondo posto tra i più grandi vitigni bianchi italiani. Al primo posto però metto il Fiano, sei d’accordo?”
A.M. “Ogni valutazione è puramente soggettiva: il Verdicchio è uno dei cinque vini italiani che hanno identità e caratterstiche specifiche e che invecchiando riescono a dare cose che difficilmente altre uve o vini danno. Indubbiamente il Verdicchio dovrà in qualche modo adattarsi al nuovo: nuovi mercati, nuovi gusti nuovi modi di comunicare. Perché la comunicazione che abbiamo fatto fino ad oggi non servirà a nessuno. Insomma dobbiamo trovare un nuovo modo di comunicare, un nuovo modo di pensare.”
W. “IMT è famoso per riuscire a promuovere e a trovare fondi. Ma adesso che progetti porterete avanti in futuro per i vini marchigiani?
A.M. “Noi stiamo ragionando con la Regione Marche per i nuovi bandi PSR, che vanno completamente riscritti e aggiornati. Il futuro delle fiere sara difficile, il futuro dei B2B sarà lontanissimo: dobbiamo arrivare a fare comunicazione sui social, che possano essere anche degustazioni fatte da lontano. Dovremo impostare un nuovo modo di comunicare il vino, ci ragioneremo nelle prossime tre settimane, ma comunque servirà anche una comunicazione istituzionale che riguardi l’agroalimentare delle Marche. Non si riparte col vino ma con tutti i prodotti marchigiani, dove il vino giocherà un grandissimo ruolo. Le nostre abitudini, non solo alimentari, stanno cambiando, perciò ci può essere anche una riflessione su cosa mangiamo e su cosa beviamo. Per questo serve una comunicazione sull’agroalimentare marchigiano che adesso è il punto di forza ed è l’attività fiorente della nostra regione. Stando molto attenti al biologico dobbiamo puntare su cinque cose: carne, pasta, vino, formaggi e naturalmente il turismo.”
W. “Si sta parlando di distillazione, cosa ne pensi?”
A.M. “La distillazione mi fa tornare indietro di tanti anni ma non dobbiamo fasciarci la testa prima di farci male: può essere una via d’uscita ma dobbiamo gestirla bene, con i vini generici non certo DOC, oppure per smaltire le vecchie annate. Non possiamo fare un ammasso generale a prezzi penosi, perché allora la vigna sarebbe meglio non coltivarla.