In Romagna non si marca a zona…zione6 min read

Marcello Lippi e Arrigo Sacchi mi perdoneranno, ma fino a ieri credevo che la parola “zonazione” fosse un modo alternativo per giocare al calcio, presidiando per l’appunto una zona e non le gambe degli avversari. Invece no. Pare si tratti di un metodo innovativo attraverso il quale si insegna a chi ha allevato viti e fatto vino, magari da generazioni, cosa deve allevare e quindi quali vini realizzare. Insomma, un po’ come insegnare al gatto ad arrampicarsi. E poteva essere da meno la Romagna? La terra dei cachi, il luogo dove la piadèna ha emesso i primi vagiti. La landa che ha dato i natali a duce, turismo di massa e Tavernello non poteva di certo privarsi di una bella “zonazione”.

Ma nemmeno per idea! Dal momento che una bella zonazione, oggi come oggi,  non la si nega a nessuno perché non approfittarne? Ma forse è più interessante, invece, il progetto di revisione, o ampliamento, del disciplinare del Sangiovese di Romagna.

Naufragata l’ipotesi di raggruppare le varie doc romagnole in una unica doc territoriale con l’aggiunta della specifica del vitigno, sta per concretizzarsi la modifica che prevederà, per il Sangiovese, la possibilità di indicare (con l’esclusione dell’area riminese) la menzione geografica  (Serra, Brisighella, Marzeno, Oriolo, Modigliana, Castrocaro-Terra del Sole, Meldola, Bertinoro, Predappio, San Vicinio, Longiano, Cesena).

Una sorta di compromesso tra una vera e propria mappatura dei migliori aerali, cosa che avrebbe implicitamente declassato gli altri, e uno status quo più preciso nella localizzazione geografica. Il fatto in sé non aggiunge nulla, purtroppo, alla scala di valori in essere: la menzione geografica da sola non alza l’asticella della qualità, ne indica solo l’ubicazione. Allora, per i lettori di Winesurf ecco un  piccolo vademecum (ri)cognitivo dei più significativi aerali. Un google-vineyards fatto in casa, artigianalmente come si conviene da queste parti.

La Via Emilia è, grossomodo, la linea di demarcazione tra una parte collinare vocata ai vini di qualità, e quella pianeggiante, (report solo on-demand), ove si sviluppano invece le grandi quantità: vino, foraggi e frutta.
A sud della diagonale che corre Nord-Ovest Sud-Est si aprono una serie di vallate percorse da torrenti e fiumi di piccola portata che dal crinale appenninico scorrono verso il mare in direzione Sud-Ovest Nord-Est, grosso modo. La dislocazione dei vigneti, comunque, non segue sempre questa direttrice. Piccoli affluenti hanno creato,nei secoli, anche vallate parallele all’asse della Via Emilia.

Riminese: Coriano e Covignano: Suoli composti in massima parte da argille poco evolute,con infiltrazioni calcaree. I vini maturano prima rispetto alla parte settentrionale della Romagna. In questa zona di confine con le Marche, di Albana si è perso anche il ricordo. Sono comparsi invece Rebola (Pignoletto), Biancame e, in tempi più recenti, il Montepulciano. Il Sangiovese di queste aree ha discreto volume e buona scorrevolezza. Talvolta appare problematica la maturazione fenolica e la complessità non sempre riesce a raggiungere picchi elevati. Per contro i Sangiovese hanno meno alcolicità e risultano spesso più gradevoli nell’approccio.

Cesenate: Montiano, Longiano, Roncofreddo, Mercato Saraceno. I terreni sono molto differenti dal resto della Romagna, qui è notevole la presenza delle sabbie gialle del Messiniano. Verso Torriana compaiono zone a forte presenza di gessi,mentre si trovano tracce di zolfo verso Mercato Saraceno. Le altitudini sono medie ed i Sangiovese hanno finezze apprezzabili, ma mancano sovente di profondità tannica. 

Bertinoro: i terreni hanno una marcata natura calcarea di origine marina (il famoso spungone romagnolo) ed i Sangiovese di quest’aerale hanno notevole polpa, volume e alcol. Tendenzialmente sono lenti nell’evoluzione, specie quelli provenienti dalle zone rivolte verso l’entroterra. La longevità è una delle caratteristiche più apprezzate dei sangiovese bertinoresi, tuttavia i numerosi produttori stanno compiendo uno sforzo per darsi una identità più marcata e che possa, in qualche modo, riassumersi in uno stile più uniforme.

Alto Forlivese: Predappio, Civitella, Meldola, Castrocaro Terme, Dovadola, Galeata e Santa Sofia:  Terreni con presenza di argille evolute, frammiste a vene sabbiose e tufacee. I Sangiovese hanno notevoli corredi olfattivi e buona acidità. Forse carenti in struttura hanno tuttavia decise sapidità. La parte del leone la svolge Predappio, dove si avverte la presenza di suoli calcarei e che rappresenta una delle zone più antiche per il Sangiovese Romagnolo.

Basso forlivese: Vecchiazzano, Petrignone, Villagrappa, Cosina. Altitudini moderate e accentuata presenza di sabbie gialle su basi comunque argillose. I sangiovese degli ultimi anni appaiono più lenti nello sviluppo, hanno tuttavia potenza e polpa. Sono vini di gran carattere che probabilmente danno il meglio all’assaggio; al naso spesso risultano restii ad esprimersi ed a volte la quantità dei tannini è veramente sopra le righe.

Modigliana: suoli composti da arenarie e argille molto evolute. L’altitudine è sopra la media e il territorio è caratterizzato da vallate strette, come quella del Marzeno, sulla cui sponda sinistra si sviluppano i migliori vigneti. Il sangiovese, in alcune annate, fatica non poco a maturare, ma quando vi riesce, a chi lo vinifica in purezza, regala vini indimenticabili e che non temono confronti. Sangiovese profondi, ampi e capaci di esprimere la vera natura di questo territorio.

Faentino: la zona più variegata di tutta la Romagna. Oltre alla valle del Lamone, verso Brisighella, (dove la vena del gesso caratterizza parte dei terreni e poi più su, oltre Fognano e ripiegando verso Valpiana) va senz’altro menzionata la zona di Oriolo-Santa Lucia, dove altitudini moderate unite a terreni piuttosto sabbiosi, contribuiscono alla realizzazione di Albana di buona qualità. Meno soddisfacenti i sangiovese ad eccezione della zona collinare della Serra (Castelbolognese) dove, grazie soprattutto ad un singolo produttore che ha saputo trovare un proprio stile particolare, il sangiovese ha mostrato alcune delle sue molteplici potenzialità.

Imolese: Castel San Pietro, Dozza, Imola. C’è una netta prevalenza di suoli argillosi a diversi stadi di evoluzione, come attestato dalle colorazioni delle argille che variano dalle grigie fino a quelle rosso mattone. Anche questa è una zona di confine, e si sente l’influsso dell’Emilia con i suoi vini bianchi e con una forte presenza di vitigni internazionali. Il sangiovese, fatta eccezione per qualche produttore, non ha mai mostrato livelli qualitativi elevati. Lo si apprezza più per leggerezza di gusto e ampiezza di profumi che per complessità e struttura. Una zona che forse non è valorizzata come dovrebbe.

 

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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