Giacomo Oddero ci ha lasciati lo stesso giorno di Papa Francesco e se a questa tristissima coincidenza ci aggiungiamo che proprio cinque anni fa (in particolare il 19 aprile) mi aveva concesso questa bellissima intervista non posso che, oltre ad unirmi al cordoglio della figlia Cristina e di tutta la famiglia, riproporre una chiacchierata dove si capisce il ruolo che ha avuto questo signore nel creare la Langa che oggi tutti conosciamo. Voglio ricordarlo nella sua cantina, mentre mi versa uno dei vini che hanno segnato il mio percorso nel vino, il suo Barolo Vigna Rionda 1990. Era un vino di una bontà assolutà, un Barolo di cui ho ancora un meraviglioso ricordo, proprio come quello che avrò di quest’uomo intelligente, pacato ma deciso innovatore. Caro Giacomo, purtroppo non ho avuto il modo di incontrarla davanti ad un calice del suo Villero, come ci eravamo promessi, ma sappia che oggi ne stapperò una in suo onorte. Che la terra di Langa Le sia lieve.
Winesurf. “Buongiorno dottor Oddero. Prima di tutto come sta?”
Giacomo Oddero “Ho 94 anni, quando riesco ancora a parlare e discutere mi va bene, perché la vita è sempre bella.”
W. “Se ha 94 anni è del 1926 e quindi ha vissuto il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Riferendosi al Covid-19 si usa spesso la frase “siamo in guerra”, lei crede sia così?”
G.O. “In guerra c’erano i combattimenti e cose ancor più tristi e pericolose. In una sola notte sotto i bombardamenti ne morivano molti di più di quanti ne muoiano oggi in un giorno.”

W. “Capisco, ci sono delle belle differenze. Com’era il dopoguerra?”
G.O. “Abbiamo dovuto riscostruire l’Italia, ma pian pianino ce l’abbiamo fatta. Per quanto mi riguarda andavo all’università da Alba a Torino sui carri bestiame.”
W. “Sui carri bestiame?”
G.O. “Mettevano delle panche, ci sedevamo sopra e andavamo all’Università. Così ho fatto i quattro anni per laurearmi in Farmacia.”
W. “Lo sapevo che è laureato in Farmacia, ho letto molto di lei. Ad un certo punto in un suo libro (Oddero. Una storica cantina Italiana . n.d.r.) ha scritto che nel dopoguerra e fino almeno agli anni ‘70, se a La Morra veniva il dottore a casa era più facile dargli un bicchier di vino che l’acqua per lavarsi le mani.”
G.O. “Purtroppo è vero. L’acqua e anche tante cose che oggi sembrano scontate sono sempre mancate in Langa. A suo tempo l’ha descritta molto bene Beppe Fenoglio ne “La malora”. Si renda conto che nel 1926, quando sono nato, il comune più povero della provincia di Cuneo era il comune di Barbaresco. Oggi la situazione è completamente cambiata grazie al lavoro che hanno fatto questi produttori: hanno capito che bisognava cambiare tutto e cambiarlo in meglio.”

W. “Secondo lei qual è il principale pregio dei produttori langaroli?”
G.O. “Che sono persone modeste e intelligenti.”
W. “E il principale difetto?”
G.O. “Non capiscono che bisogna sempre guardare avanti: devono imitarsi e migliorare . Faccio sempre l’esempio di un mio viaggio in Francia. Più di quaranta anni fa andai in Francia per parlare con un produttore francese che mi aveva invitato, dandomi appuntamento in un ristorante. Arrivo lì per primo, entro e dico che dovevo incontrare una persona. Il ristoratore mi risponde di sedermi che “Monsieur le vigneron” aveva telefonato e sarebbe arrivato poco dopo”. Io rimasi stupito perché da noi i produttori li chiamavano ancora “I contadini”. Quando accadrà, pensai, che anche i nostri contadini saranno chiamati “Monsieur le vigneron”? E oggi siamo arrivati a questo punto, finalmente.”
W. “A proposito di monsieur le Vigneron , uno dei grandi vini di Langa che ricorderò per tutta la vita è il suo Barolo Vigna Rionda 1990.”
G.O. “La ringrazio. Mi fa molto piacere. Per me è importante. Nella mia vita ho lottato per molte cose, in primo luogo per arrivare alla legge sulla denominazione d’origine dei vini. Una legge basilare che mise nero su bianco tante garanzie che prima ci sognavamo. Eravamo indifesi. Le racconto un fatto: ero sindaco di La Morra e ogni anno in una frazione veniva organizzato, durante una festa paesana, un pranzo per tutta la popolazione. Era costume per i sindaci invitati fare, a turno, un brindisi e un breve discorso. Quell’anno toccava al sindaco di Narzole, commerciante di vino, che si alzò per fare il discorso ufficiale. Prese il calice e disse “Quest’anno è una grande annata e vi auguro che qui lo sia come in Puglia, dove abbiamo già vendemmiato il nostro Dolcetto.”
W. “Dolcetto in Puglia?”
G.O. “Questo accadeva prima che entrasse in vigore la legge sulle DOC (1963 n.d.r.) e ognuno faceva quello che gli pareva. Lui era andato in Puglia a sfruttare i contadini pugliesi, dando loro pochissimo o niente, facendo del vino generico e portandolo su come Dolcetto d’Alba. Eravamo a questo livello. Io e Battista Rinaldi, che allora era Sindaco di Barolo (il Padre di Beppe “Citrico” Rinaldi n.d.r.) non sapevamo cosa dire. Battista lottava con me per avere la legge sulle DOC, perché il Barolo doveva essere Barolo, e basta.”

W. “Lei oltre ad aver fatto grandi vini ha “fatto anche l’acqua” , l’acquedotto per la precisione.”
G.O. “Mi hanno chiesto molte volte come mai mi sia interessato dell’acqua essendo un produttore di vino e io rispondo che se vuoi fare un grande vino devi avere tanta acqua a disposizione per tenere puliti tutti gli strumenti di cantina. Noi nelle Langhe abbiamo sempre sofferto questa mancanza perché in Langa c’è poca acqua.”
W. “In che anni lei ha lavorato per far costruire l’acquedotto?”
G.O. “Nel 1973 ero Assessore Provinciale all’Agricoltura di Cuneo e si voleva provare a risolvere questo problema. Esisteva il Consorzio Acquedotto delle Langhe ma non aveva ancora fatto niente, anche se “era attivo” dagli anni ’50. Alla sorgente, nella zona delle Prealpi Cuneesi, c’erano si e no dieci metri di tubatura. Quando andai a vedere rimasi di stucco e pensai “In che impresa mi sono cacciato. prima di arrivare non a La Morra ma a Bossolasco (un comune a 30 chilometri circa da La Morra) ci vorrà un secolo!” Così mi misi a cercare finanziamenti. Per fortuna veniva ogni tanto in cantina da noi il ministro Carlo Donat Cattin per comprare il vino in damigiana ( politico democristiano, ministro in vari governi, nel 1973 era ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno n.d.r) . Mi venne in mente di parlargli dell’Acquedotto delle Langhe e lui riuscì a far stanziare per il primo lotto di lavori 7 miliardi di lire, che allora erano una cifra enorme. Comunque lasciai la carica di presidente del Consorzio Acquedotto all’inizio degli anni 90, quando era ministro Giovanni Goria, e le tubature arrivavano appena a Canelli.”

W. “Quindi la Langa, specie nei comuni collinari, ha avuto problemi di approvvigionamento d’acqua fino a nemmeno 30 anni fa.”
G.O. “Certo e senza acqua è difficile fare tante cose: pensi al turismo, senza acqua oggi sarebbe lettera morta.”
W. “Nella sua lunga vita ha conosciuto tanti personaggi langaroli, può ricordarne uno per noi?”
G.O. “Mi viene in mente Michele Ferrero, un grande genio. Mi ricordo che demmo l’esame per la patente di guida insieme. Andammo da Alba a Bra per l’esame ma l’ingegnere della motorizzazione civile faceva passare avanti tutti quelli di altri paesi. Allora Michele si alzò e andò a parlargli, in modo tranquillo ma deciso e subito dopo ci fecero passare. Già da molto giovane era in gamba, una persona decisa e molto buona.”
W. “Credo beva sempre un po’ di vino, anche alla sua veneranda età. Di solito cosa beve? Barolo, Dolcetto, Barbera?”
G.O. “Quando imbottigliano dalla cantina mi portano sempre del vino da assaggiare e proprio ieri mi è arrivata una bottiglia di Barolo Villero: l’ho trovato molto buono. Quest’anno andrò avanti col Villero, bevendone un bicchiere al giorno.”
W. “Alla fine della Seconda Guerra Mondiale era un ragazzo sui vent’anni. Tra qualche giorno sarà il 25 Aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo. Lei ha qualche ricordo del 25 aprile 1945?”
G.O. “Certo! Alba era in festa. Nei giorni precedenti c’erano stati grandi scontri a fuoco ma quel giorno scesero i partigiani dalle colline e mi ricordo che su una specie di barella portavano il loro compagno Paolo Farinetti, il padre di Oscar, che era stato ferito proprio in quei giorni nei combattimenti. Lo fecero “sfilare” per Alba come un eroe”

W. “La Langa è diventata una terra bellissima, ma non le sembra che oggi vi siano troppe vigne e pochi campi e boschi?”
G.O. “Questo è vero. Bisogna che i giovani produttori di adesso stiano molto attenti.”
W. “Abbiamo parlato di vini, di acquedotto, di Ferrero. Indubbiamente lei ha fatto molto per la Langa.”
G.O. “Che vuole, ci ho vissuto. Pensi che una volta mi hanno anche arrestato.”
W. “Questa me la deve raccontare.”
G.O. “Era la prima volta che andavo in Consiglio Provinciale, eletto per la Democrazia Cristiana; i due consiglieri del Partito Comunista Italiano mi chiesero se sarei andato alla manifestazione del giorno dopo ad Asti, dove i produttori di uve moscato avrebbero protestato per i prezzi troppo bassi dell’uva. Così Il giorno dopo andai a questa manifestazione e vidi che c’erano tanti poliziotti che cercavano di contenere i manifestanti, per la verità molto ordinati. Comunque ad un certo punto ci fu un po’ di confusione e la polizia provò a spingere alcuni manifestanti in un angolo. Allora intervenni dicendogli di fermarsi, che non era giusto quello che stavano facendo perchè si trattava di persone, di contadini, che volevano solo una giusta retribuzione del loro lavoro. Un poliziotto si girò e mi disse “Lei chi è” e io risposi “Un produttore!” . Così, insieme ad altri tre, mi misero su una camionetta e mi portarono via. Però la notizia che avevano arrestato l’assessore provinciale si riseppe subito e la riunione tra sindacati e industriali per arrivare ad un accordo venne immediatamente sospesa “Fino a quando l’assessore non fosse stato liberato”. Così mi fecero scendere dalla camionetta assieme agli altri tre e tutto andò a finire bene.”
W. “E con questo bel ricordo la ringrazio e spero proprio di poterla incontrare davanti a un bicchiere di Villero.”