In memoria di Ugo Contini Bonacossi3 min read

Ho in mano un piccolo libro. Si intitola  “Alla scoperta del passato” ed è stato scritto nel 2009 da Ugo Contini Bonacossi.

Alla notizia della sua morte (24 maggio 2012, n.d.r) ho pensato se era o non era il caso di dedicargli due righe nel notiziario. Ma il Conte Ugo non era persona da poter liquidare in quattro battute ed è quindi con profondo rispetto ed un filino di emozione che, alcuni giorni dopo, mi accingo a scrivere queste righe.

Ugo Contini Bonacossi era un signore educato e molto intelligente, dotato di una fine ironia e di una bella dose di autoironia.

Non l’ho conosciuto molto bene ma ho sempre ammirato il suo modo equilibrato di porsi. Per chiari problemi anagrafici, ho conosciuto più i figli del padre e la stima che ho per loro non poteva che farmi ammirare “la fonte” della loro educazione.
Nelle non molte volte che l’ho incontrato ho sempre pensato che dentro a quel corpo che concedeva molto poco agli acciacchi dell’età (credo abbia continuato a sciare sino a pochissimo tempo fa), vi fosse un ragazzaccio che lignaggio, cultura e anni non erano ancora riusciti a mettere a tacere.

Dall’alto della sua bonomia e della sua fermezza traspariva sempre la voglia di sapere, di conoscere, e soprattutto  di divertirsi.

Nella sua autobiografia scrive “La vita è una cosa seria ma questa autobiografia lo è? Proprio perché la vita è una cosa seria, forse, le nostre stupidaggini sono le cose più facili da raccontare.”

Questo suo tono scanzonato ma composto lo ha sempre accompagnato nei nostri incontri, rendendoli leggeri ma pieni di soddisfazione, almeno per me.

Mi dicono che si è spento con l’eleganza che ha contraddistinto la sua vita, facendogli decidere di passare gli ultimi giorni non in ospedale ma nella casa di Capezzana, da dove aveva diretto per molti anni la rinascita del Carmignano. 

Rinascita proseguita negli ultimi anni dai figli e dalle figlie e che, sono sicuro, troverà nei molti nipoti la strada  per il futuro.

E tra figli e nipoti non posso non abbracciarne idealmente una per tutti, la mia cara amica Benedetta e farle sapere quanto le sono vicino in questo momento.

Vorrei anche ricordarle una frase che suo padre ha riportato nell’autobiografia. “Dove la natura è più benigna  l’uomo diviene immemore dei suoi doni e cessa di utilizzare i vantaggi della sua situazione secondo i suoi mezzi e le sue abilità”. Sono sicuro che, grazie a babbo Ugo questa lezione sia stata appresa e che Capezzana continuerà a produrre quei vini che l’hanno resa famosa.

Con degli amici, in memoria di Ugo Contini Bonacossi, ho stappato una Riserva di Capezzana del 1988. Il vino era elegante, fine, profondo, ancora giovane nonostante l’età. Una raffigurazione perfetta del ricordo che avrò per sempre del Conte Ugo.

Che la terra gli sia lieve.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE