In memoria di Gilberto Pierazzuoli2 min read

Sicuramente molti di voi si domanderanno chi era Gilberto Pierazzuoli, ma certamente non i fiorentini e tutti quelli che, di Firenze o meno, si sono avvicinati al mondo del vino negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, nonché tutti quelli che almeno una volta nella vita sono entrati da Pane e Vino, prima in Piazza Gavinana, poi in Via San Niccolò e alla fine in Piazza del Cestello. Tre luoghi che ho, che molti assieme a me hanno nel cuore, dove Gilberto e suo fratello Ubaldo avevano sempre qualcosa da dirti, qualche vino da farti assaggiare e naturalmente qualche piatto particolare da farti gustare.

Se il cibo (e che cibo!) era nelle fantasiose ma concrete mani di Barbara, moglie di Gilberto, lui era onnipresente in sala, con il suo modo quasi titubante di avvicinarsi alle persone che dopo un po’ diventava amichevolmente complice e spesso estremamente coinvolgente. Sono infinite le serate passate tra vini, cibi e bei discorsi, sono infiniti i ricordi, tutti piacevoli.

Ad un certo punto la bella storia di Pane e Vino è finita, anche per i problemi di salute di Gilberto, che però una volta fuori dal locale è diventato quello che non avrei mai immaginato: uno scrittore e attento critico politico e sociale di sconfinata cultura, un uomo di eccezionali letture e con una chiara, anche se complessa, visione del mondo.

Una persona che chi a Firenze amava il buon vino non può non aver conosciuto. Un uomo che ha vissuto almeno due vite.

Ripensavo al Gilberto conosciuto tra un bicchiere  e l’altro e mi sembrava di aver avuto accanto una persona diversa, che brillava non per i pregi che gli avevo sempre riconosciuto, ma per altre caratteristiche che, sbagliando, non gli avevo attribuito.

Una vera e propria seconda vita,  una bellissima e inaspettata  scoperta, e sembrava quasi che il nuovo Gilberto avesse sconfitto il male, ma solo fino ad oggi.

La notizia mi ha preso di sorpresa, anche se non avrebbe dovuto, ma gli scritti di Gilberto portavano con sé un senso di profonda e saggia riflessione, un messaggio fortemente vitale, che nascondeva invece una diversa realtà.

Che dirti Gilberto se non grazie per la tua prima e seconda vita: in entrambe hai fatto cose importanti.

Un grande e lungo abbraccio a Barbara e Ubaldo

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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