Sicuramente molti di voi si domanderanno chi era Gilberto Pierazzuoli, ma certamente non i fiorentini e tutti quelli che, di Firenze o meno, si sono avvicinati al mondo del vino negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso, nonché tutti quelli che almeno una volta nella vita sono entrati da Pane e Vino, prima in Piazza Gavinana, poi in Via San Niccolò e alla fine in Piazza del Cestello. Tre luoghi che ho, che molti assieme a me hanno nel cuore, dove Gilberto e suo fratello Ubaldo avevano sempre qualcosa da dirti, qualche vino da farti assaggiare e naturalmente qualche piatto particolare da farti gustare.
Se il cibo (e che cibo!) era nelle fantasiose ma concrete mani di Barbara, moglie di Gilberto, lui era onnipresente in sala, con il suo modo quasi titubante di avvicinarsi alle persone che dopo un po’ diventava amichevolmente complice e spesso estremamente coinvolgente. Sono infinite le serate passate tra vini, cibi e bei discorsi, sono infiniti i ricordi, tutti piacevoli.
Ad un certo punto la bella storia di Pane e Vino è finita, anche per i problemi di salute di Gilberto, che però una volta fuori dal locale è diventato quello che non avrei mai immaginato: uno scrittore e attento critico politico e sociale di sconfinata cultura, un uomo di eccezionali letture e con una chiara, anche se complessa, visione del mondo.
Ripensavo al Gilberto conosciuto tra un bicchiere e l’altro e mi sembrava di aver avuto accanto una persona diversa, che brillava non per i pregi che gli avevo sempre riconosciuto, ma per altre caratteristiche che, sbagliando, non gli avevo attribuito.
Una vera e propria seconda vita, una bellissima e inaspettata scoperta, e sembrava quasi che il nuovo Gilberto avesse sconfitto il male, ma solo fino ad oggi.
La notizia mi ha preso di sorpresa, anche se non avrebbe dovuto, ma gli scritti di Gilberto portavano con sé un senso di profonda e saggia riflessione, un messaggio fortemente vitale, che nascondeva invece una diversa realtà.
Che dirti Gilberto se non grazie per la tua prima e seconda vita: in entrambe hai fatto cose importanti.
Un grande e lungo abbraccio a Barbara e Ubaldo