Il vino da Messa: istruzioni per l’uso4 min read

Il vino da utilizzare durante la Messa è fonte dei più grossi dubbi sul piano liturgico che i preti si trovino ad affrontare. Sui principi liturgici, infatti, esistono documenti e regole scritte cui far riferimento, ma per quanto riguarda il vino il diritto canonico afferma soltanto (Canone 924, paragrafo 3): “Il vino deve essere naturale, del frutto della vite e non alterato.”

Mi viene in mente che se lo scoprono coloro che producono i cosiddetti “vini naturali” si lanciano a fionda su questo nuovo e inaspettato mercato. Ma sono le ultime due parole della frase che dovrebbe costringere alcuni di loro a fare marcia indietro, se non altro per non offendere nostro Signore che tutto vede e tutto sa.

Infatti “non alterato” è descrizione che… troppo spesso non si addice a questi vini.Appendice inutile ai fini del tema dell’articolo che però non potevo esimermi dall’inserire.

Torniamo al vino da Messa: Il 99% dei preti se il vino è alterato non se ne accorge perché, troppo spesso, per niente conoscitore del prodotto.  Affrontano il problema solo dal punto di vista liturgico: non ci devono mettere nient’altro che uva. L’Istruzione “Redemptionis Sacramentum” specifica infatti (capitolo III, paragrafo 50):

“Il vino utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. Nella stessa celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino destinato all’Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida.”

E’ mia personale convinzione, da assidua frequentatrice di chiese, sacerdoti e Messe, che se Dio non operasse la transustanziazione (ciò che per Fede cattolica crediamo essere il culmine della Messa cioè “la trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue di Cristo”) perché il vino non ha le caratteristiche idonee la maggior parte delle Messe non sarebbe valida. Ma credetemi: sono certa che Dio non si ferma davanti a questo e che le messe sarebbero comunque valide!

Però la regola resta e bisogna ottemperare al meglio, quindi come aiutare i poveri preti davanti a cotale dilemma?

Proviamo a dare qualche semplice base di discernimento.

Primo: se il vino che acquistate per la Messa costa meno di 5-7 € (e mi tengo bassa) quasi sicuramente non è di sola uva e comunque fa schifo dal punto di vista organolettico.

Secondo: vi hanno detto che il Vin Santo è nato per la Messa. Non è certo, ma comunque fosse tenete presente che non deve essere liquoroso perché questo significa che è addizionato di alcool e non sempre si tratta di alcool d’uva. Se si tratta di Vin Santo non liquoroso è abbastanza sicuro che vada bene … sempre che non costi meno di 10-15 € (e mi tengo di nuovo bassa) nel qual caso lasciate perdere.

Terzo: se arriva un parrocchiano con aria orgogliosa e vi porta una bottiglia di vino che ha fatto lui oppure un suo amico, parente o conoscente e  afferma essere “Genuino perché non ci mette niente dentro”, ecco ringraziate educatamente sorridete fintamente grati e poi, appena quello se ne è andato, svuotate la bottiglia nel lavandino. Al 99% è un liquido inverecondo, una bevanda indecorosa.

Quarto: una volta aperta la bottiglia, se si tratta di Vin Santo o di prodotto simile tipo Marsala la durata sarà maggiore rispetto ad una bottiglia di vino normale, però consiglio l’acquisto di una pompetta per togliere l’aria in modo che il vino non divenga avariato prima dei mesi che vi servono mediatamente per consumare la bottiglia. E comunque bevetelo pure in casa questo vino che anche San Paolo era d’accordo (Non bere soltanto acqua, ma bevi un po’ di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi. Cfr 1 Tm 5,23).

Quinto: non acquistate bottiglie da 750, meglio bottiglie più piccole così durano meno e ci sono meno rischi. 15 giorni per un vino secco e un paio di mesi per un vino dolce sono il tempo massimo che la bottiglia può restare potabile (purché dotata della suddetta pompetta).

Sesto: partecipate al mio ritiro spirituale annuale, i sacerdoti che lo fanno da vari anni sono ormai esperti, in alcuni casi esperti appassionati, che vanno in giro con sottobraccio una guida al vino invece della Bibbia. Ogni anno una zona viticola ed una cantina diversa: assaggi, incontri con il produttore e conseguente acquisto sicuro.

Insomma non è poi così difficile seguire le regole del diritto canonico e per di più contribuire ad un netto miglioramento della qualità del vino da Messa e nella vita quotidiana.

 

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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